Medicina e ricerca

Pediatri in prima fila contro lo smog e (più) impegno del Governo

di Giacomo Toffol (Acp, gruppo Pump-Pediatri per un mondo possibile)

Qualche settimana fa come medici riuniti nell’Associazione culturale pediatri (Acp), abbiamo diffuso un comunicato richiamando l’attenzione sui danni dell’inquinamento sulla salute dei bambini e abbiamo riportato un dato dell’Oms che ha fatto scalpore. Per l’Organizzazione mondiale della sanità il 6,4% delle morti per tutte le cause nei bambini fra 0 e 4 anni è dovuto all’inquinamento atmosferico. Eppure il dato non è inedito, perché si riallaccia a un lavoro pubblicato dall’Ufficio regionale europeo dell’Oms già nel 2004, senza suscitare grande fermento. Nello stesso lavoro veniva stimato come pari a circa un terzo il carico di malattie in età compresa tra o e 19 anni determinato da un ambiente insalubre o insicuro. Queste stime, note da anni, sono state discusse da tutti i governi durante ben 5 conferenze interministeriali europee, l’ultima delle quali a Parma nel 2010, organizzate sotto l’egida dell’Oms per dimostrare a tutti i governanti il rischio rappresentato dall’ambiente inquinato sulla salute di tutti noi ma soprattutto dei bambini. Sono infatti note da anni le correlazioni sia acute che croniche tra inquinamento atmosferico e salute.

I malanni dell’inquinamento
Lo smog è causa di: riduzione del peso dei bambini alla nascita, aumentato rischio di mortalità perinatale, riduzione della funzionalità respiratoria, aumento della prevalenza di infezioni delle basse vie respiratorie, aumento di prevalenza e insorgenza di asma, aumento delle malattie cardiovascolari e delle patologie neoplastiche e alterazioni dello sviluppo neuro-comportamentale e quindi di un aumento dei ricoveri e delle morti evitabili.

L’incidenza del cancro in età giovanile sta aumentando in Europa dell’1% all’anno, e circa due bambini su mille ricevono una diagnosi di cancro nei loro primi 15 anni di vita. Circa il 60% dei tumori hanno cause diverse dagli stili di vita, e tra queste sono sicuramente importanti le esposizioni ambientali. Le donne in gravidanza, i feti, i bambini sono particolarmente vulnerabili a questo. Numerosi studi epidemiologici suggeriscono che anche altre patologie croniche oltre ai tumori, tra cui le malattie cardiovascolari, possono essere associate ad esposizioni pre e post natali a contaminanti ambientali. La comunità medica italiana conosce bene questo problema, tanto che la stessa Fnomceo ha inserito nell’ ultima versione del codice deontologico dei suoi iscritti un apposito articolo relativo alla prevenzione nei confronti delle patologie di origine ambientale. Molte società scientifiche in ambito pediatrico si occupano espressamente di questa tematica. Da anni ad esempio all’ interno dell’Acp è attivo un gruppo di lavoro che si è proposto di aumentare l’attenzione individuale e collettiva dei genitori su questo problema, in modo da modificare l’ambiente attraverso i singoli comportamenti individuali e con un’azione di pressione sulle Istituzioni a ciò deputate.

Impegno di Governo
Una simile attività non aveva tuttavia finora trovato adeguato sostegno da parte del governo nazionale che pure aveva a suo tempo ratificato le conclusioni della conferenze intergovernativa sull’ambiente firmando una dichiarazione che affermava l’impegno a ridurre l’impatto delle malattie non trasmissibili legate all’ambiente, in particolare attraverso politiche adeguate in settori quali lo sviluppo urbano, i trasporti, la sicurezza alimentare la nutrizione, e gli ambienti di vita e di lavoro. Nemmeno a livello locale finora si era vista una azione decisa su questi problemi, che non si limitasse alle ordinanze per la chiusura parziale del traffico in alcune zone solo quando i livelli di inquinanti superavano per molti giorni si seguito i limiti di legge.

Un tavolo antismog
Salutiamo quindi con attenzione le recenti iniziative del ministro dell’Ambiente, che ha deciso di istituire un tavolo permanente di controllo dell’inquinamento ambientale in collaborazione con gli enti locali e ha voluto una legge nella quale per la prima volta seppur in modo esiguo vengono stanziati dei fondi per tentare di modificare in modo strutturale questa situazione. Si tratta infatti di una novità nel panorama politico italiano, forse conseguente all’aumentata consapevolezza della popolazione degli effetti dell’inquinamento, o forse dovuta all’inverno incredibilmente secco che stiamo attraversando con conseguente picco di inquinamento raggiunto in tutte le città italiane. Solo per fare un esempio nella città di Roma nel mese di dicembre scorso per soli tre giorni la concentrazione di Pm10, un grossolano indice dell’inquinamento atmosferico, è rimasta al di sotto dei valori considerati tollerabili per legge, e questo ha determinato 26 decessi per cause cardiorespiratorie, come si può leggere in un articolo appena pubblicatos ulla rivista “Epidemiologia e Prevenzione” dal Dipartimento di Epidemiologia del Sistema sanitario regionale del Lazio.

E sempre le conseguenze dell’elevato inquinamento atmosferico di questo inverno hanno determinato un anomalo incremento delle patologie respiratorie, con moltissimi casi di tosse intrattabile e persistente, particolarmente grave nei bambini asmatici, ma presente anche in soggetti in precedenza sani che hanno spinto i pediatri di famiglia della città di Venezia a firmare un appello per chiedere provvedimenti strutturali contro l’inquinamento alle amministrazioni locali.

Pediatri in prima fila
Le iniziative del ministero quindi meritano attenzione e disponibilità alla collaborazione da parte delle società mediche. Siamo consci, e immaginiamo che anche il ministro lo sia, che stanziare 35 milioni per incentivare la mobilità sostenibile e i progetti Pedibus rappresentano solo un piccolo passo, soprattutto se pensiamo a quanti ostacoli si frappongono alla possibilità di organizzare dei veri e propri “autobus a piedi” per accompagnare i bambini a scuola soprattutto nei grandi centri urbani. La numerosità del parco macchine italiano, gli scarsi investimenti dedicati al trasporto pubblico, la scarsa diffusione delle piste ciclabili rendono ragione di un traffico urbano poco sicuro per i pedoni, e difficilmente modificabile con questi pochi fondi. Ricordiamo che In Italia circolano 613 automobili ogni 1.000 abitanti, contro una media europea di 417, e che il nostro paese ha appena 3.297,2 chilometri di piste ciclabili urbane, l’equivalente di sole 3 città europee (Stoccolma, Hannover e Helsinki), mentre In Germania, per citare un esempio virtuoso, i km sono circa 35.000. Non basteranno certo 35 milioni per modificare questa situazione, ma forse questi fondi permetteranno a qualche realtà locale di incentivare realmente una mobilità a piedi o in bicicletta, riducendo in modo significativo e permanente l’inquinamento atmosferico. La costituzione infine di un comitato di coordinamento ambientale con la partecipazione del ministero e di rappresentanti degli enti locali lascia ben sperare.

Auspichiamo che si possa finalmente realizzare l’impegno solennemente assunto dai responsabili della salute e dell’ambiente degli stati europei nella dichiarazione finale della conferenza interministeriale di Parma firmata ormai 6 anni fa di invitare i settori e le organizzazioni ambientali e sanitarie a lavorare più strettamente con i governi al fine di garantire ambienti sani. Se il ministro vorrà coinvolgere le associazioni mediche in questo tavolo, l’Acp darà sicuramente la sua disponibilità.


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