Medicina e ricerca
Curcuma lipoidrosolubile, l’aiuto per la prostata che viene dall’India
di Paolo Puppo (direttore Polo Urologico, Istituti Clinici di Pavia e Vigevano, Gruppo San Donato)
Si sa da tempo che l'infiammazione svolge un ruolo fondamentale non solo nelle prostatiti ma anche nello sviluppo e nella sintomatologia dell'ipertrofia prostatica benigna . Nelle prostatiti accompagna l'infezione ma spesso sopravvive alla guarigione dell'infezione stessa e contribuisce alla cronicizzazione della malattia (prostatiti croniche) .
Gli effetti antinfiammatori della curcuma radice usata da secoli nella cucina indiana (costituisce parte del curry), sono noti sin dall'antichità , e la rete è piena di offerte di estratti di curcuma disponibili in comode pillole. Tuttavia l'estratto secco di curcuma è solubile nei grassi e il suo assorbimento intestinale è molto ridotto, quasi trascurabile, tanto che veniva associata anche al pepe (anche nel curry) per aumentarlo, peggiorando tuttavia la tollerabiltà gastrica. Un nuovo sistema brevettato ha recentemente ovviato a questo problema rendendo l'estratto di curcuma solubile anche in acqua , aumentando in questo modo l'assorbimento intestinale di oltre 30 volte.
Sono stati effettuati in Italia studi su modelli sperimentali in vitro di assorbimento intestinale che hanno confermato l'alta biodisponibilità di questo preparata recentemente entrato in commercio . Una volta confermata la biodisponibilità è stata studiato in vitro su cellule prostatiche l'effetto protettivo antiinfiammatorio di tali concentrazioni di curcumina e si è constatato che l'effetto antinfiammatorio è molto elevato, non dissimile dai FANS .
Di lì a pensare di utilizzare un integratore alimentare a base di curcuma idroliposolubile nel trattamento a lungo termine delle malattie infiammatorie della prostata , da solo o in associazione a farmaci tradizionali, il passo e breve ed è confortato dalla pressoché totale assenza di effetti collaterali sinora riportati. La pratica clinica ci dirà in tempi medi di quale entità sarà il beneficio portato alle nostre prostate dalla sostanza gialla un tempo chiamata anche zafferano delle indie .
Talora le prostatiti non sono nemmeno causate da infezione ma bensì da processi infiammatori acuti o cronici (prostatiti abatteriche). Nell'ipertrofia prostatica benigna l'infiammazione svolge un ruolo pilota nell'iniziare il processo che porta all'ingrossamento della ghiandola e rimane comunque responsabile di parte dei cosiddetti sintomi del basso tratto urinario , un tempo detti prostatismo. La terapia antinfiammatoria è quindi da sempre considerata dagli urologi nel trattamento della malattie benigne della prostata ma è sempre stata severamente limitata dagli effetti collaterali (gastrici ,cardiovascolari ed epatici) .
Un recente lavoro segnala addirittura come tutti i farmaci antinfiammatori non steroidei aumentino il rischio di infarto miocardico, pur se in proporzioni differenti . Prima di aver conosciuto gli effetti collaterali epatici della nimesulide , tanti furono gli urologi che la usarono per periodi lunghi nel trattamento della prostatite ed è comune riscontro che l'assunzione acuta di nimesulide nel paziente con ipertrofia prostatica ne allevia immediatamente i sintomi .
In pratica, i FANS (o il cortisone stesso) possono essere somministrati solo per brevi periodi, mentre l'ipertrofia prostatica è una malattia cronica e spesso anche le prostatiti tendono a cronicizzare . Si avrebbe quindi bisogno di antiinfiammatori da poter usare per lunghi periodi, anche di mesi. Del tutto naturale quindi la costante ricerca di sostanze che abbiano un effetto antinfiammatorio senza avere effetti collaterali severi , e del tutto normale quindi che lo sguardo venga rivolto al mondo degli estratti naturali , che poi diventano integratori alimentari e danno vita alla nutraceutica, termine creato per gettare un ponte tra la nutrizione e la farmaceutica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA