Medicina e ricerca
Il presidente Simoni: «Al Tecnopolo di Milano ora servono le imprese»
di Marzio Bartoloni *
24 Esclusivo per Sanità24
«La sfida che parte con Human Technopole non è solo scientifica, ma economica perché come dicono tutti gli osservatori una delle leve economiche più forti nel prossimo futuro passerà per le scienze della vita con le nuove cure personalizzate e la medicina predittiva». Marco Simoni è da pochi giorni il presidente del centro di ricerca che sta sorgendo nell’area che una volta ha ospitato l’Expo e che ha il suo cuore pulsante nel Palazzo Italia, simbolo dell’Esposizione 2015 di Milano, dove già lavorano i primi ricercatori e il primo nucleo dello staff.
Una sfida «scientifica ed economica» questa a cui sono chiamate a dare un contributo anche le imprese, alcune delle quali sono interessate anche a insediarsi nell’area: «Da mesi abbiamo un dialogo con alcune realtà – spiega Simoni - e ora che siamo partiti possiamo dire ufficialmente che le aziende sono benvenute: potranno partecipare alla Fondazione Human Technopole non solo come semplici sostenitrici ma come socie partecipanti e insieme possiamo far crescere quella ricerca applicata che porta sviluppo economico. Del resto la Silicon Valley è nata perché lì vicino c’erano i migliori ingegneri formati da Standford. Ecco, noi vogliamo essere un hub della ricerca con grandi scienziati attorno al quale far crescere un ecosistema scientifico ed economico attrattivo nelle scienze della vita».
Ma come potranno partecipare le imprese?
Il coinvolgimento dei privati ma anche di altri enti giuridici che vogliono partecipare è forse l’innovazione più forte della Fondazione Human Technopole. È il primo tentativo in Italia di questo genere sul modello di quello che già si fa in molti Paesi.
Come si concretizza?
A parte le donazioni che sono ben accette e attraverso le quali si diventa soci sostenitori, le aziende o altri enti potranno diventare soci partecipanti della Fondazione a fianco dei tre fondatori – Mef, Miur e ministero della Salute - versando lo 0,5% di quanto versa lo Stato ogni anno per Human Technopole: in pratica almeno mezzo milione all’anno, visto che il contributo pubblico è di 100 milioni. Poi più soci insieme o uno solo che raggiunge almeno il 3% dei fondi pubblici avrà diritto anche a essere rappresentato nel Consiglio di sorveglianza che è una sorta di cda.
Qual è la convenienza per l’impresa?
È una grande opportunità. Noi come Paese abbiamo investito risorse importanti (800 milioni in 7 anni, ndr) ora chiediamo al mondo privato di contribuire perché è importante partecipare a questa gara verso le nuove scoperte delle scienza della vita. La ricerca su questa frontiera è già molto avanzata, ma come applicazioni esiste ancora molto poco. Ci sono già alcuni farmaci e terapie innovative, ma va sviluppata tutta la nuova frontiera delle cure personalizzate e della medicina predittiva in particolare per i tumori o le malattie neurodegenerative. E su questo fronte possiamo contare sul fatto che l’industria farmaceutica e delle biotech in Italia è tra le più avanzate in Europa.
Quali sono gli altri benefici?
Human Technopole insieme alle imprese e alle università potrà fare network per conquistare i fondi europei della ricerca e gli altri finanziamenti internazionali. Non nascondo che a regime vorrei almeno raddoppiare i fondi a disposizione superando i 200 milioni a fronte dei 100 versati dallo Stato.
A che punto è la governance?
Entro giugno il nuovo direttore, lo scienziato scozzese Iain Mattaj che dirige lo European Molecolar Biology Laboratory e che è stato selezionato attraverso un bando internazionale, comincerà a lavorare con noi e a lui spetterà la guida operativa e scientifica del Tecnopolo. Presto faremo il bando per i ricercatori senior in oncologia, malattie neurodegenerative o data science. Nei prossimi mesi faremo partire anche il comitato di gestione e quello scientifico
E le strutture?
Entro dicembre 2019 contiamo che sia ristrutturato tutto il Palazzo Italia in cui, oltre all’amministrazione, ci saranno i ricercatori e puntiamo ad avere almeno parte delle strutture vicine che ospiteranno i laboratori di imaging, il data center con i calcolatori necessari per analizzare la massa di dati che otterremo dalle ricerche, e quelli di genomica che avranno a disposizione potenti microscopi. Successivamente costruiremo la palazzina che ospiterà altri laboratori e servizi.
* da Il Sole-24Ore di oggi
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