Medicina e ricerca

Lotta al fumo: mettere fine al dogmatismo e sperimentare soluzione innovative

di Fabio Beatrice*

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24 Esclusivo per Sanità24

Il fumo di tabacco provoca oltre 7 milioni di vittime all'anno e l'OMS stima che nel mondo vi siano – e saranno da qui ai prossimi 5 anni - più di 1 miliardo di fumatori. Secondo l'ultima indagine condotta dall'Istituto Superiore di Sanità sull'abitudine al fumo degli italiani, i fumatori sono 11,6 milioni, ovvero il 22% della popolazione, percentuale stabile da oltre 10 anni.
Lo scorso 7 luglio, la FDA, dopo una meticolosa revisione durata oltre 3 anni, ha riconosciuto come Prodotto del Tabacco a Rischio Modificato (Modified Risk Tobacco Product) il sistema a tabacco riscaldato IQOS, acconsentendo a comunicare una ridotta esposizione a sostanze dannose o potenzialmente dannose per un prodotto elettronico contenente tabacco e nicotina.

Il riconoscimento della FDA si è basato non solo sulle evidenze scientifiche finora prodotte dall'azienda produttrice, ma anche sulla letteratura scientifica prodotta da Enti Terzi e sulle valutazioni effettuate dal Southeast Tobacco Laboratory della FDA stessa, che hanno riscontrato, tra gli altri, come sia ragionevolmente probabile che una riduzione sostanziale e misurabile della morbilità e mortalità possa essere dimostrata da studi futuri. Un risultato che spiega le motivazioni che hanno condotto l'Ente Regolatorio statunitense a garantire lo status di prodotto del tabacco a rischio modificato anche in assenza di evidenze epidemiologiche a lungo termine, rafforzando il concetto che un approccio precauzionale proibizionistico fine a se stesso non costituisce la strategia vincente per garantire la salute di chi ha - purtroppo - sviluppato questo tipo di dipendenza oggi. Le conclusioni della FDA sono peraltro in linea con precedenti conclusioni di altri Enti Regolatori, ad esempio del Regno Unito, Germania, Olanda, che ne avevano già riconosciuto la ridotta formazione e esposizione a sostanze tossiche.

Da Medico e Responsabile di un Centro Anti-Fumo tengo a ribadire un aspetto fondamentale : i prodotti senza combustione non sono privi di rischio. Considero doveroso che su questo punto vi sia la massima chiarezza possibile: la scelta migliore possibile per chi ci tiene alla propria salute è smettere di fumare e non iniziare mai ad utilizzare qualsiasi prodotto con nicotina, così come ritengo sia indispensabile continuare a mettere in atto tutte le misure necessarie per prevenire l'uso di tale prodotto da parte della popolazione più giovane e dei non fumatori. L'Organizzazione Mondiale della Salute auspica come gold standard nelle società moderne, una prevalenza del tabagismo inferiore 5%. In questo quadro l'importanza di un riconoscimento per le strategie di riduzione del rischio appare anche legata all'evidente fallimento delle proposte di cessazione: queste nonostante la validazione degli studiosi purtroppo non appaiono facilmente ricevibili dai fumatori. In medicina quando la proposta più efficace non viene accettata si passa a formulare proposte alternative, meno efficaci ma ricevibili che non spezzino la relazione di cura che si stabilisce tra medico e paziente. Perché solo per la dipendenza tabagica le cose dovrebbero essere gestite diversamente? Sono concetti ampiamente previsti dalla letteratura per tutti gli ambiti della patologia ma anche per la dipendenza da sostanze .

La discussione quindi, così come ben riassunto dallo stesso Prof. Mitch Zeller, Direttore del Centro per i Prodotti del Tabacco della Food and Drug Administration nel rilasciare il riconoscimento ad IQOS, non è e non deve vertere sul se questi prodotti annullano i rischi per la salute, ma sul se e come possono rappresentare delle valide alternative per gli oltre 11 milioni di fumatori italiani che ogni giorno acquistano sigarette o altri prodotti combusti e se essi detengano un diritto, alla luce di evidenze scientifiche validate, di avere accesso ad informazioni chiare sul profilo di rischio di un prodotto, per quanto del tabacco. Il riconoscimento di una terza via , quella della riduzione del rischio, è da gestire come un alleato nella lotta al fumo e non come un minaccia.

Da sempre il problema del tabagismo come anche quello di altre dipendenze si trascina in un dibattito ideologico nel quale tende a perdersi l'obiettività della scienza. Come Medici non possiamo permetterci di anteporre l'ideologia alla scienza e dobbiamo continuare ad interrogarci sul futuro e sul potenziale che i prodotti a rischio ridotto possono avere nella vita dei fumatori incalliti che non riescono a smettere o che non desiderano smettere: la popolazione deve essere tutelata nel suo complesso. . Ritengo che solo mettendo fine al dogmatismo potremo trovare una soluzione a un problema complesso come il fumo, e auspico che alla luce del riconoscimento della FDA anche le Istituzioni Italiane, in particolare il ministero della Salute, riconsiderino la possibilità di intraprendere anche per il nostro Paese la strada della riduzione del rischio.

*Direttore della Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria e Responsabile del Centro anti fumo, Ospedale San Giovanni Bosco di Torino


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