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Aisc: cure e prognosi migliori ma lo scompenso cardiaco è la prima causa di morte tra gli over 65

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24 Esclusivo per Sanità24

Lo scompenso cardiaco ha un "paradosso": ci sono cure e prognosi migliori ma un aumento dei casi. E' infatti tre volte più frequente dell'infarto, si trova al terzo posto della classifica del numero dei ricoveri ed è al primo posto per giorni di degenza. Ma, soprattutto, è la prima causa di morte tra gli ultra 65enni. Di questo si è parlato nel corso del settimo convegno annuale dell'Aisc, l'Associazione italiana scompensati cardiaci, che si è tenuto a Roma.

“Nell’incontro abbiamo dato risalto alle richieste emergenti in funzione del PNRR in modo che si possa delineare un nuovo modello di assistenza domiciliare, territoriale e ospedaliera grazie all’implementazione delle nuove tecnologie di teleassistenza e telemedicina come risorse che integrano e non sostituiscono il rapporto con il medico curante e il team multidisciplinare” sottolinea Salvatore Di Somma, Direttore del Comitato Scientifico dell’Associazione.“E’ in questo quadro - aggiunge - che si inseriscono le nuove Linee Guida che rappresentano, oltre ad un cambiamento di approccio alla gestione del paziente con scompenso, una presa in carico del paziente sin dal momento della diagnosi con l’implementazione di tutte le categorie di farmaci raccomandati nel più breve tempo possibile e una personalizzazione della terapia” .

Nella stessa direzione è orientata l’indicazione a creare dei modelli multidisciplinari e multidimensionali di gestione e presa in carico a lungo termine dei pazienti con SC che tengano conto delle singole realtà locali e delle necessità del paziente nelle diverse fasi della malattia allo scopo di ridurre le frequenti ospedalizzazioni e la mortalità conseguente. In un recente articolo apparso su Lancet, infatti, è stato sottolineato come con una corretta applicazione delle terapie modificanti si potrebbe avere una diminuzione del 60% dei casi e un aumento di 8 anni nell’aspettativa di vita. Per i pazienti con Scompenso cardiaco il punto chiave è proprio l’aderenza ai trattamenti e lo stretto monitoraggio. A questo proposito si è espressa Maria Rosaria Di Somma, consigliere AISC “è fondamentale rendere ordinario il modello che integra la telemedicina nelle malattie croniche. Per farlo è necessario rimuovere due ostacoli: la definizione delle tariffe che pagano questi servizi (dal telemonitoraggio al consulto sino alla riabilitazione) e gli ostacoli della legge sulla privacy che devono adeguarsi alle nuove tecnologie sanitarie”.

“Ci dobbiamo chiedere cosa possano fare per noi le strutture sanitarie nelle more del PNRR” ha sottolineato Giorgio Casati, Direttore Generale ASL Rm 2 “Serve un change management in profondità che si concentri sul tema del fabbisogno e sviluppi una cultura della committenza interna ed esterna. Ma anche riprogetti i PDTA e promuova il passaggio a percorsi individuali. Infine, che i progetti pilota non siano episodici ma prevedano una fase in cui siano messi a sistema. Abbiamo un sistema in cui è il paziente che ‘insegue’ i servizi, ma deve cambiare”. Le tante testimonianze dei pazienti presenti hanno fornito un preciso messaggio “vogliamo essere informati e vogliamo essere non al centro delle cure ma attori propositivi nelle scelte future del sistema sanitario poiché siamo consapevoli che la conoscenza ci aiuta a prevenire l’aggravarsi della nostra complessa ed inesorabile patologia.

Nelle conclusioni della giornata, Nicola Provenza della Commissione Affari Sociali della Camera, ha sottolineato come l’integrazione dei servizi non debba essere a carico del paziente ma al centro della nuova riforma sanitaria, con un ampliamento della visione all’approccio bio-psico-sociale e l’abbandono dell’idea che l’ospedale sia al centro di tutte le risposte ai bisogni di salute

.Nel corso del congresso della Società Europea di Cardiologia 2021, sono state presentate le nuove linee guida per la diagnosi e il trattamento dello scompenso cardiaco acuto e cronico. Il documento, pubblicato sull’European Heart Journal, è stato messo a punto da una task force internazionale, che per la prima volta ha incluso anche rappresentanti dei pazienti, i veri esperti della malattia.


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