Medicina e ricerca

Medicina di genere: la spinta verso cure personalizzate e formazione innovativa

di Paolo Castiglia

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“La medicina di genere non è una nuova area della medicina, ma rappresenta un nuovo livello di analisi da inserire in tutte le aree della medicina già esistenti, in quanto le differenze tra donna e uomo trovano espressione nei meccanismi che regolano la fisiologia, la fisiopatologia, l’insorgenza e le caratteristiche dei sintomi, le risposte ai trattamenti e la loro gestione”. Sono parole del prof. Giovanni Battista Zito, presidente di Arca (Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali) pronunciate alla vigilia del convegno/seminario formativo dedicato proprio a “La medicina di genere” che si terrà a Venezia il 4 e 5 febbraio prossimi.

Tra i temi che verranno affrontati nella due giorni, partendo innanzi tutto dal concetto stesso di medicina di genere “vi saranno in particolare - spiega lo stesso Zito - approfondimenti nell’area della cardiologia, delle differenze anatomo-funzionali tra donna e uomo, degli aspetti metabolici alla base del rischio cardiovascolare al femminile viste le caratteristiche specifiche del cuore delle donne nelle varie fasi della vita, che, per il ruolo giocato dagli ormoni, evidenziano differenti soglie di dolore che rendono l’infarto nelle donne spesso più difficili da diagnosticare rapidamente”.

E’ una impostazione piuttosto nuova che ha però importanti basi scientifiche. “Durante l’ultimo G20, nell’anno di presidenza italiana – approfondisce Zito - il Women 20, insieme alle delegate di 19 Paesi, ha trattato tutti i temi dell’empowerment femminile. E per la prima volta si è parlato anche di medicina di genere in tutti i suoi aspetti. In particolare, si è sottolineata l’importanza di un approccio che tenga conto delle differenze di genere nella pratica clinica, che consenta di promuovere l’appropriatezza e la personalizzazione delle cure, di rispondere alle sfide sanitarie del futuro, e di rimanere al passo con le esigenze di salute dei cittadini, che evolvono a ritmo crescente”.

E’ quindi fondamentale fornire adeguate e corrette informazioni perché tutti acquisiscano definitivamente l’idea di salute di genere: “Già da tempo a livello mondiale - spiega ancora il presidente di Arca - sono state date delle indicazioni per affrontare in modo corretto tutte le fasi della ricerca sperimentale: in ciascuna di esse è evidente l’importanza di confrontare i risultati ottenuti in cellule, animali ed individui di entrambi i sessi. Prima in Europa, l’Italia nel giugno 2019 ha varato un Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere, che vincola gli operatori sanitari ad attuare un protocollo genere-specifico, cioè a predisporre le terapie nel modo più adeguato alla persona che si ha di fronte”. Il Piano citato poi ha consentito di istituire, presso l’Istituto Superiore di Sanità, un Osservatorio sulla medicina di genere con la finalità di monitorare l’attuazione delle azioni di promozione, applicazione e sostegno alla medicina di genere. Insomma, spiega ancora Zito: “Riconoscere e valorizzare le differenze di genere permette di fornire cure più appropriate: infatti in occasione del Women 20 è stata istituita la commissione Equity in Health proprio per colmare il divario tra persone e politica con azioni tese ad aumentare la diffusione e gli investimenti in strategie efficaci per affrontare le disuguaglianze di genere nei sistemi sanitari. Obiettivo; garantire ad ogni persona la cura migliore, rafforzando il concetto di centralità del paziente e di personalizzazione delle cure. Questo nuovo concetto di medicina consente di essere più aderente alle specifiche necessità del paziente, dunque più efficace ed economica. Si tratta di aspetti sono emersi in tutta la loro importanza anche durante la pandemia da Covid-19, che ha mostrato sia durante la fase acuta dell’infezione sia nella fase cronica successiva, differenze peculiari tra uomini e donne”.

E Zito conclude: “Noi, come società scientifica Arca, abbiamo pienamente accolto questo bisogno formativo già nel 2018 con la creazione di un Gruppo di studio sulle Patologie Cardiovascolari di genere e abbiamo condotto una importante Survey Nazionale su circa 5.600 donne allo scopo di valutare il loro grado di conoscenza e consapevolezza del rischio cardiovascolare. I risultati, in linea con la letteratura internazionale, che hanno evidenziato la non sufficiente consapevolezza dei rischi cardiologici da parte delle donne, ci hanno spinto alla creazione di un percorso formativo nazionale annuale, che prenderà per quest’anno la forma della nostra iniziativa prevista a Venezia il 4 e 5 febbraio”.


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