Medicina e ricerca

Metaverso: la sanità viaggia dalla sperimentazione alle nuove applicazione ma resta il nodo della privacy

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Il Metaverso è l’infrastruttura che, un giorno, potrebbe prendere il posto di Internet, e in cui consumeremo le informazioni in modo tridimensionale, portando con noi la nostra identità digitale e i dati personali, e dove compreremo beni ed potremo eseguire operazioni finanziarie e burocratiche oltre che, anche, in ambito sanitario. L’idea è semplice: utilizzando uno smartphone, una console o un personal computer, insieme a tecnologie per la realtà virtuale e per la realtà aumentata, ci si ritrova immersi in una dimensione virtuale in cui si può fare di tutto. Il settore sanitario è un possibile protagonista del Metaverso: uno spazio virtuale altamente condiviso e interattivo che presenta un grande potenziale per facilitare l’accesso all’assistenza medica, migliorandone i risultati.

Uno studio della società di consulenza internazionale Boston Consulting Group, intitolato “The Health Care Metaverse Is More Than a Virtual Reality ” (cioè: L’assistenza sanitaria nel Metaverso è più di una realtà virtuale), ha rivelato che la maggior parte delle imprese del settore stia già conducendo sperimentazioni con queste tecnologie, in particolare nei campi dell’imaging medico e chirurgico, della salute mentale e della formazione medica. Il metaverso può essere utilizzato ai fini di training e formazione di medici e chirurghi con svariate modalità. Ad esempio può essere creato un luogo virtuale nel quale i chirurghi possano “allenarsi” agli interventi o prepararsi alla sala operatoria simulando l’intervento tramite l’inserimento sulla piattaforma dei parametri dei pazienti.

Le applicazioni attuali nel campo sanitario riguardano principalmente le cosiddette "realtà estese" (XR), ovvero la combinazione delle esperienze visuali e immersive offerte da realtà aumentata (AR), realtà virtuale (VR) e realtà mista (MR), ma possono anche servirsi delle tecnologie e applicazioni del Web3, come blockchain e risorse virtuali, e degli M-worlds, ovvero i “luoghi” virtuali dove incontrarsi e creare contenuti. In particolare, secondo gli esperti di Boston Consulting, il Metaverso nell’assistenza sanitaria si sta sviluppando in tre fasi. Attualmente stiamo passando dalla fase 1, il periodo di sperimentazione iniziale, alla fase 2 (cioè i prossimi cinque anni), che sarà definita dall’adozione più ampia dei casi d’uso attuali e dall’emergere di nuove applicazioni man mano che le tecnologie avanzano. La fase 3 (decennio successivo) vedrà lo sviluppo di casi d’uso più avanzati e la creazione di tecnologie del metaverso in molte aree del sistema sanitario. Altri numeri rilevanti che emergono dallo studio: il 77% dei fornitori e il 94% dei pagatori si aspettano che il loro coinvolgimento nel Metaverso aumenti nei prossimi anni. Tuttavia, solo il 17% dei fornitori e il 6% dei clienti ha iniziato o sta sviluppando dei programmi pilota e la maggior parte deve ancora definire una visione e adottare una strategia dedicata all’implementazione di queste tecnologie.

Insomma, i margini di sviluppo appaiono estremamente rilevanti e la prospettiva di estendere l’assistenza sanitaria al Metaverso appare allettante, eppure va esaminata con attenzione la fattibilità di un percorso simile. Per esempio, c’è da valutare il fatto che l’enorme volume di dati sanitari personali coinvolti rappresenta un problema di sicurezza e di privacy. Solo un approccio trasparente alla gestione di tali informazioni sensibili – fanno notare gli esperti – può aiutare a creare fiducia affinché i pazienti si dirigano verso il Metaverso per scopi medici. Cosa che, in parte, avviene già a livello accademico se si pensa che la realtà virtuale è già impiegata dai medici per formare studenti e professionisti medici in Italia e nel mondo, dove non mancano i casi – per esempio l’ University College di Londra – dove alcuni aspetti della didattica vengono erogati completamente nel Metaverso.


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