Medicina e ricerca

Pediatria: creare nei genitori la consapevolezza del dolore dei bambini

di Gianvincenzo Zuccotti*

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24 Esclusivo per Sanità24

Il dolore è un’esperienza frequente nelle persone che, secondo alcuni studi scientifici, può comparire già nelle prime fasi dello sviluppo umano, in fase fetale.
Eppure, sembra essere radicata negli adulti italiani l’illusione che i bambini non provino dolore o – qualora sperimentino una certa sofferenza - questa avrebbe un’intensità minore rispetto a quella dei più grandi. È quanto emerge da un’indagine demoscopica condotta da AstraRicerche per Zambon Italia che ha fotografato come 8 adulti italiani su 10 ignorino che i bambini possono provare lo stesso dolore dei più grandi e più di 1 su 4 pensa addirittura che la sofferenza sia un’esclusiva degli adulti.
Si tratta di una vera e propria falsa percezione che abbiamo rinominato “bias della bua”.
Il dolore dei più piccoli è però un tema da non sottovalutare e noi esperti dobbiamo stare a fianco dei genitori per aiutarli a prendere coscienza della possibile sofferenza dei bambini e a mettersi in ascolto. Infatti, qualsiasi forma di dolore dei più piccoli va esaminata con attenzione, utilizzando tutti i sistemi di rilevamento o valutazione a disposizione, e trattata con soluzioni adeguate all’età da scegliere con cura in base all’entità del malessere e alle cause sottostanti.
Secondo gli adulti italiani i motivi principali del dolore dei bambini sono stanchezza e poco sonno (37%), troppo tempo davanti a tv e schermi (25%) e infortuni durante l’attività fisica (24%). Inoltre, gli italiani guardano con sospetto anche smartphone (23%) e social media (18%), che considerano fonte di dolore quasi esclusivamente per i più piccoli: infatti, solo pochi adulti (rispettivamente il 10% e l’8%) li collegano alla propria sofferenza.
Anche la diffusione dei social media sembra complicare la gestione del dolore dei bambini. Infatti, in alcuni casi, le piattaforme online amplificano la rilevanza e la portata di notizie su episodi di malessere dei più piccoli, creando così confusione e allarme negli adulti e aumentando il rischio di diagnosi e di rimedi “fai da te” che possono essere altamente pericolosi.
I dati dell’indagine di AstraRicerche ci mostrano però come gli adulti - pur a volte non pienamente consapevoli del dolore dei bambini - non siano sordi al loro malessere, provando di fronte ad esso dispiacere (40%) ed ansia e preoccupazione (38%).
Così, è importante che i genitori non si abbandonino semplicemente a questi sentimenti, ma che si rivolgano subito al pediatra di riferimento, capace di aiutare l’adulto ad affrontare al meglio la situazione. È dunque confortante vedere dai dati dell’indagine che per circa 1 italiano su 3 la prima mossa in caso di dolore dei bambini fra i 6-11 anni sia quella di chiamare o chattare con il pediatra, che rimane la figura capace di indicare la giusta strada da intraprendere e gli eventuali rimedi farmacologici adatti alla situazione e all’età.
Creare nei genitori la consapevolezza del dolore dei bambini è un percorso che deve iniziare fin dalla nascita così che i più grandi non minimizzino l’eventuale malessere dei più piccoli e lo gestiscano in maniera attenta e consapevole. Ciò è di primaria importanza perché da un lato i bambini possono avere difficoltà a spiegare l’entità e la tipologia del proprio malessere, dall’altro perché gli adulti, colti di sorpresa, possono farsi prendere dal panico e agire in modo irrazionale.
Inoltre, durante la presa in carico dei più piccoli, deve emergere con forza il concetto dell’Ospedale come luogo dove lavorano persone e strumenti adatti e capaci di risolvere o affrontare l’eventuale problema.
Così, il pediatra deve essere il primo e principale riferimento dei genitori con cui si deve creare un rapporto di fiducia e una comunicazione trasparente e sincera. Infatti, medici, mamme e papà agiscono secondo una comune priorità: assicurare il benessere del bambino così da garantirgli una piena ed efficace crescita.

*Prorettore ai rapporti con le istituzioni sanitarie dell’Università Statale di Milano e Direttore del dipartimento di Pediatria dell’ospedale dei bambini Buzzi


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