Medicina e ricerca

L’importanza della gestione multidisciplinare e l’impatto economico e sociale delle neoplasie linfoproliferative

di Francesco Saverio Mennini *, Eugenio Di Brino **

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Nell’attuale contesto temporale sanitario, riuscire a garantire un accesso rapido alle terapie, evitare di gravare sul Sistema sanitario nazionale (Ssn), offrendo nuovi modelli di presa in carico del paziente e di sostenibilità economica risulta essere di primaria importanza per migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da Macroglobulinemia di Waldenström e dalla Leucemia linfatica cronica. Si tratta di linfomi non Hodgkin, malattie caratterizzate da un decorso lento nel corso degli anni, su una popolazione pazienti in media anziana e con un quadro di comorbidità importante.
Da uno studio sul burden economico e sociale di queste due patologie, condotto dal EEHTA-CEIS-Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Roma "Tor Vergata", che ha preso in esame una media di 7.568 pazienti ospedalizzati ogni anno, rivelando i costi sostenuti attualmente per queste due malattie onco-ematologiche, è stato evidenziato un quadro significativamente impattante sul Ssn con una spesa complessiva pari a oltre 317,5 milioni di euro all’anno. Di questi, l’82% rappresentano costi diretti mentre il 18% sono costi indiretti derivanti da prestazioni previdenziali e assistenziali erogate ai pazienti.
Dati che vanno letti in un contesto ancora più ampio accanto a un ulteriore studio condotto da Altems Advisory, intitolato "Approccio multidisciplinare per la gestione dei pazienti affetti da Macroglobulinemia di Waldenström e Leucemia linfatica cronica," che ha focalizzato l'attenzione sulla gestione ottimale dei pazienti. Tale studio ha messo in evidenza l'importanza fondamentale di un team multidisciplinare nel migliorare sia gli esiti dei pazienti che gli aspetti organizzativi ed economici relativi a queste patologie. Un team multidisciplinare composto da specialisti come l'ematologo, il cardiologo, il neurologo, il farmacista ospedaliero, il geriatra e altre figure di supporto si è dimostrato infatti cruciale per seguire il paziente in modo più completo durante il percorso di cura e per assistere l'ematologo nella gestione delle comorbidità. Un dato significativo emerso da questo studio è che è stato stimato un costo orario annuo di circa 58.000 euro per il lavoro di un "tumor board," rappresentante il 6% delle risorse economiche del personale sanitario investite. In questo contesto, l’utilizzo di un unico modello organizzativo di presa in carico del paziente garantirebbe un accesso rapido ai trattamenti efficaci che sono recentemente entrati nel mercato italiano, un miglioramento in termini di salute del paziente, un abbassamento dei costi diretti e indiretti sanitari e una migliore efficienza del sistema sanitario all’interno delle strutture specializzate.
Da queste due analisi emerge chiaramente l’opportunità di considerare queste patologie come croniche e quindi sarebbe auspicabile il loro inserimento nel Piano nazionale della cronicità con tutto quello che ne conseguirebbe in termini di modelli di presa in carico dei pazienti, accesso alle terapie e una razionalizzazione dei costi.

* Professore di Economia sanitaria e Microeconomia, Direttore EEHTA-CEIS, Facoltà di Economia, Università di Roma "Tor Vergata" e Coordinatore Policy Forum SiHTA
** Co-founder & Partner di Altems Advisory, Università Cattolica del Sacro Cuore


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