Medicina e ricerca

Tumore seno in stadio precoce: cambia la pratica clinica delle forme ereditarie

di Michelino De Laurentiis *

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Cambiano radicalmente le prospettive di cura per le pazienti con una specifica forma ereditaria di carcinoma mammario, cioè per le donne con mutazione di uno o entrambi i due geni denominati Brca1 e Brca2. In presenza di una mutazione Brca, il tumore della mammella tende a manifestarsi in una popolazione più giovane rispetto all’età media di diagnosi. La maggior parte di questi tumori, quando identificati in fase precoce, guarisce. Non tutti però e una parte presenta un rischio più elevato. Da qui la necessità di nuovi strumenti di cura efficaci.
L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità di una terapia mirata, olaparib, in monoterapia o in associazione con la terapia endocrina per il trattamento adiuvante, cioè successivo all’intervento chirurgico, di pazienti adulti con cancro della mammella allo stadio iniziale ad alto rischio, Her2-negativo e con mutazioni nella linea germinale Brca1/2, precedentemente trattati con chemioterapia neoadiuvante (cioè prima della chirurgia) o adiuvante. Le nuove prospettive nel trattamento della neoplasia sono state approfondite oggi in una conferenza stampa a Milano.
Ad agosto 2022, la Commissione Europea ha approvato olaparib in questa indicazione, sulla base dei risultati dello studio di Fase III OlympiA, pubblicati nel "The New England Journal of Medicine". Olaparib ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da malattia invasiva, riducendo il rischio di recidiva del 42%. Inoltre, la terapia mirata ha evidenziato un miglioramento della sopravvivenza globale, riducendo il rischio di morte del 32 per cento.
Nel 2022, in Italia, sono stati stimati 55.700 nuovi casi di carcinoma mammario. La presenza di una mutazione Brca si rileva in circa il 5% delle pazienti.
Come ha evidenziato Laura Cortesi (Responsabile Struttura semplice di Genetica oncologica al Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena), il test per le mutazioni Brca va eseguito al momento della diagnosi ed è fondamentale sia per permettere alle pazienti di accedere a una terapia personalizzata efficace e in grado di garantire una buona qualità di vita, sia per informare i familiari su un’eventuale predisposizione genetica allo sviluppo della malattia. L’esame può essere prescritto dall’oncologo, dal chirurgo o dal genetista, che diventano responsabili anche di informare adeguatamente la paziente sugli aspetti genetici collegati ai risultati.
Come ha spiegato Corrado Tinterri (Responsabile Uo di Senologia e Direttore della Breast Unit all’Humanitas University, Irccs Humanitas Research Hospital di Rozzano, Milano), anche l’approccio chirurgico è influenzato dall’esito del test genetico. Una buona qualità di vita non dipende solo dalla sopravvivenza o dalla preservazione della mammella, ma anche dalla possibilità di non dover rivivere l’esperienza della malattia. Alle donne che presentano la mutazione Brca deve essere spiegato il rischio che ci sia una recidiva nel seno sottoposto a un intervento chirurgico conservativo, oppure nell’altra mammella. Il chirurgo deve valutare insieme alla paziente l’opzione della mastectomia bilaterale in modo personalizzato, così da offrire un trattamento condiviso.
Da tempo vi sono evidenze sul ruolo dell’alterazione delle due proteine Brca non solo nel tumore della mammella, ma anche in quelli dell’ovaio e della prostata.
Come ha sottolineato Emanuela Lucci Cordisco (Genetista medico alla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma e Ricercatore universitario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore), conoscere lo stato mutazionale dei geni Brca è molto importante sia per il paziente stesso, poiché permette, oltre alla cura, di definire il rischio di sviluppare altre neoplasie e di programmare una gestione clinica personalizzata, sia per iniziare il percorso familiare che permette l’identificazione di persone sane con mutazione Brca, nelle quali impostare programmi per ridurre il rischio di sviluppare la neoplasia. Il rischio di trasmissione dai genitori ai figli delle mutazioni nei geni Brca è del 50%. Una mutazione di Brca, ereditata dalla madre o dal padre, determina una predisposizione a sviluppare il tumore più frequentemente rispetto alla popolazione generale. Il percorso di consulenza oncogenetica nei familiari, che permette di identificare i portatori sani ad alto rischio e coloro che non hanno ereditato la mutazione e hanno quindi un rischio più basso, si compone di più fasi e si conclude con la comunicazione del risultato dell’esame. Se il test è positivo, è possibile attuare efficaci strategie di riduzione del rischio, che spaziano dalla sorveglianza intensiva alla chirurgia profilattica.

* Direttore del Dipartimento di Oncologia senologica e toraco-polmonare, Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione "G. Pascale" di Napoli


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