Medicina e ricerca

Tumore al polmone, testing genetico e targeted therapies. La nuova prospettiva di trattamento per il tumore al polmone non a piccole cellule Alk+

di Filippo de Marinis *

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Con circa 44.000 nuove diagnosi registrate ogni anno in Italia (circa 115 casi al giorno), il tumore al polmone resta ancora la seconda neoplasia più frequente negli uomini e la terza nelle donne. La maggior parte dei casi corrisponde all’istologia non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, Nsclc), per i quali oggi – grazie ai testing genetici e alle targeted therapies – sono però possibili nuove prospettive di trattamento.
Partendo dall’individuazione precoce della specifica alterazione molecolare che determina l’insorgenza e lo sviluppo della patologia neoplastica è possibile, infatti, orientare correttamente già la prima decisione terapeutica, offrendo ad ogni paziente una terapia su misura in grado di incidere, sempre di più, sulla sopravvivenza e sulla qualità di vita.
Come nel caso del tumore al polmone non a piccole cellule Alk+, presente nel 5-7% dei casi di tumore del polmone non a piccole cellule (Nsclc) e con una maggiore incidenza in pazienti più giovani (sotto i 50 anni) preferenzialmente – ma non esclusivamente – non fumatori, la cui malattia risponde molto meno ai regimi chemioterapici standard. Questa forma, va ricordato, può presentare un’alta incidenza di metastasi cerebrali al basale (fino al 40%) e un alto rischio di sviluppo di metastasi lungo tutto il percorso terapeutico, con un conseguente impatto sulla qualità di vita.
L’identificazione, attraverso il testing molecolare completo al basale, dell’alterazione a carico del gene ALK rappresenta, quindi, un importante target terapeutico. Oltre che un bersaglio specifico per farmaci innovativi come lorlatinib, inibitore della tirosin chinasi (TKI) di terza generazione disegnato specificatamente per superare la barriera ematoencefalica e agire a livello cerebrale, bloccando la progressione della malattia anche nei pazienti che già presentano brain mets alla diagnosi. La notizia recente dell’approvazione di lorlatinib come monoterapia anche in prima linea per pazienti adulti affetti da Nsclc Alk+ in stadio avanzato non trattati in precedenza con un inibitore di ALK, apre quindi nuove prospettive di cura a partire dalla prevenzione delle metastasi cerebrali – che assume un ruolo fondamentale nella gestione della malattia – ma anche per essere attivo in pazienti precedentemente trattati in cui si siano sviluppate delle mutazioni secondarie di resistenza.
In questo senso, gli esiti dello studio Crown, pubblicato alla fine del 2022 su The Lancet Respiratory Medicine, e sui quali si è basato il via libera di Aifa, indicano che lorlatinib è più efficace delle cure che abbiamo, finora, considerato standard. La sperimentazione ha coinvolto 104 ospedali in 23 Paesi in tutto il mondo, 296 pazienti e i vantaggi ottenuti sono molti: il 72% dei partecipanti ha visto sparire le metastasi cerebrali e un ulteriore 10% ha comunque avuto una risposta intracranica; il 64% dei pazienti a tre anni dall’inizio di lorlatinib non è andato in progressione (rispetto al 19% di chi assumeva la terapia finora standard). Gli effetti collaterali (soprattutto rialzo del colesterolo e dei trigliceridi, con conseguente aumento di peso) sono ben tollerati e possono essere gestiti.
La terapia mirata continua, quindi, a portare risultati significativi, dimostrando benefici anche a lungo termine, mai riscontrati prima, nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato. Inoltre, essendo lorlatinib una terapia in compresse da assumere quotidianamente a casa, ha un risvolto positivo sulla qualità di vita dei pazienti, che riescono a mantenere una loro routine in ambito familiare, lavorativo e sociale.

* Direttore Divisione Oncologia toracica Istituto europeo di Oncologia di Milano (Ieo) e Presidente Aiot (Associazione italiana di Oncologia toracica)


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