Medicina e ricerca

Tumori: terapie cellulari, avatar e nuove “combo”. Le opzioni di cura passeranno dal 50 all’80% dei pazienti

di Paolo Ascierto *

S
24 Esclusivo per Sanità24

Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla crescita esponenziale di ricerche innovative che hanno approfondito la comprensione dell’immuno-oncologia e permesso lo sviluppo di nuovi trattamenti in grado di sfruttare il sistema immunitario del paziente e prevenirne la fuga immunitaria. Abbiamo quindi voluto dedicare una giornata di lavoro della Società campana di Immunoterapia oncologica (Scito) ad analizzare lo stato dell’arte e le prospettive future dell’immuno-oncologia, confrontandoci sui prossimi sviluppi e rinnovando la nostra allenza con l’obiettivo di per la Campania di diventare punto di riferimento nazionale e di creare il primo Polo di Immunoncologia dell’area mediterranea. Tre sono i punti chiave, dopo gli inibitori dei checkpoint immunitari, che disattivano i “freni” al sistema immunitario, le Car-T e la recente introduzione in via sperimentale dei vaccini a mRna: le terapie cellulari (Tils) contro il melanoma metastatico, la creazione di ‘avatar’ di tumori al polmone, e nuove combinazioni di farmaci per i tumori gastrici renderanno possibile l’immunoterapia di precisione, aumentando la percentuale di pazienti che rispondono alle terapie dall’attuale 50% all’80%.
1) La recentissima approvazione dalla Food and Drug Administratio (Fda) della prima terapia cellulare Tils (tumour-infiltrating lymphocyte), chiamata lifileucel, per il trattamento del melanoma metastatico resistente a tutte le possibili terapie oggi disponibili apre nuove strade. Entro la fine della prossima estate, infatti, il Pascale partirà con lo studio di fase 3, l’ultimo step prima dell’approvazione da parte delle agenzie di regolamentazione, di lifileucel per valutare la sicrezza e l’efficacia della terapia in combinazione con pembrolizumab, inibitore del checkpoint immunitario Pd1/Pd-L1, comparata con il trattamento con il solo pembrolizumab nei pazienti con melanoma in fase avanzata che non risponde più a nessuna terapia. La nuova terapia cellulare consiste nell’estrarre le cellule immunitarie del paziente che stanno combattendo il tumore, moltiplicarle in laboratorio e iniettarle nuovamente sperando che questo “esercito rinforzato” possa controllare la malattia. L’approvazione della Fda si basa su un trial clinico che ha visto la partecipazione di 76 persone in cui si erano esaurite tutte le opzioni di trattamento possibili. Negli individui trattati, l’81% ha tratto beneficio dalle terapie. In particolare, il 31% dei pazienti ha mostrato una significativa risposta. Tra questi, oltre la metà ha mantenuto una progressione libera da malattia, ovvero il tempo che intercorre tra il trattamento e la ripresa della malattia, per almeno sei mesi dopo; il 47,8% ha mantenuto la risposta positiva per almeno nove mesi; il 43,5% ha continuato a non mostrare progressione del tumore per almeno un anno e il 42% oltre i 18 mesi.
2) Nell’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino partiranno entro l’anno studi con modelli sperimentali personalizzati per il tumore al polmone, che consentiranno di valutare l’efficacia di singoli farmaci a bersaglio molecolare e gli effetti degli immunoterapici e del “microambiente tumorale”, in ogni singolo caso. Abbiamo la possibilità di creare organoidi a partire da campioni di tumore prelevati mediante una biopsia sui pazienti in modo da avere veri e propri ‘avatar’ della malattia su cui provare e valutare diverse opzioni terapeutiche in modo da arrivare a quella più adatta a ogni singolo caso.
3) Importanti le novità anche nei tumori gastrici. In uno studio recentemente concluso al Pascale su 22 pazienti con tumore del colon localmente avanzato, confermiamo l’efficacia dell’immunoterapia neoadiuvante, ovvero quella somministrata prima dell’intervento chirurgico. Si tratta di pazienti con tumore con instabilità dei microsatelliti, presente in circa il 10-15% delle neoplasie localmente avanzate del colon e dello stomaco, che hanno avuto la scomparsa o quasi della malattia. Risultati simili sono stati riportati anche nei casi di tumore del retto.

* Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative - Istituto nazionale tumori Fondazione “G. Pascale” di Napoli


© RIPRODUZIONE RISERVATA