Medicina e ricerca

Da un Ddl per potenziare la figura del reumatologo più diagnosi precoce e riorganizzazione della presa in carico dei pazienti

di Gian Domenico Sebastiani *

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Valorizzazione del ruolo dello specialista, aumento della diagnosi precoce e riorganizzazione della presa in carico per dare risposta alle necessità dei 5,4 milioni di italiani colpiti dalle malattie reumatologiche. Sono questi i temi principali del disegno di legge n.946 in materia di “Riorganizzazione e potenziamento dei servizi sanitari in ambito reumatologico”, presentato in Senato su proposta della senatrice Maria Cristina Cantù, vicepresidente della Commissione Sanità. Sono patologie in forte aumento e che colpiscono persone molto spesso in età lavorativa e con figli giovani.
Come sottolineato da Marcello Gemmato, sottosegretario di Stato per la Salute, la riorganizzazione della reumatologia è un tema di sanità pubblica particolarmente rilevante. Dobbiamo fare in modo che i pazienti possano trovare risposta alle proprie domande e una corretta presa in carico sul territorio, senza doversi spostare e peggiorare così il ritardo diagnostico. L’obiettivo auspicabile è la creazione di un anello di congiunzione tra ospedale e territorio, con una maggiore offerta di servizi sociali e sanitari che operino il più vicino possibile ai cittadini. Oggi sono numerose le criticità che vengono riscontrate, tra cui grande disomogeneità di cura e alte spese.
La vicepresidente Cantù ha ricordato che questo Ddl arriva per offrire supporto a pazienti, specialisti e a chi si occupa dei servizi sanitari territoriali e ospedalieri. La proposta prevede infatti la presa in carico dei malati attraverso un approccio integrato da parte del reumatologo di riferimento e del medico di medicina generale con garanzia di aggiornamento dei livelli essenziali delle prestazioni. L’obiettivo è assicurare diagnosi rapide e cure specifiche, contando sul Sistema sanitario nazionale, attraverso la creazione di una Rete che garantisca l’uniformità dei protocolli terapeutici prioritarizzati in prevenzione e un monitoraggio costante sull’appropriatezza delle prestazioni. Uno dei punti su cui è più importante intervenire è il ritardo diagnostico, che causa un peggioramento delle condizioni di salute, l’accumulo di danno irreversibile, notevoli disagi per i malati ed elevati costi sociali legati all’invalidità e a percorsi diagnostici e terapeutici inappropriati. I trattamenti farmacologici attuali sono in grado di ottenere l’obiettivo della remissione e di evitare danni irreversibili, e sono molto più efficaci quando vengono instaurati tempestivamente.
Come aggiunto da Carlomaurizio Montecucco, presidente della Fondazione Italiana per la Ricerca in Reumatologia Fira Ets, le malattie reumatologiche sono più di 200, per questa ragione diagnosi e presa in carico richiedono grande attenzione e strumenti adeguati. L’impegno di Fira è quello di mantenere un dialogo attivo con le Istituzioni perché la reumatologia sia sempre una priorità nell’agenda politica. La ricerca italiana, in particolare, è ai vertici a livello internazionale sia per numero che per qualità di pubblicazioni: un risultato di cui dobbiamo andare fieri, ma che ci deve spingere a raggiungere obiettivi più ambiziosi.
Andrea Doria, direttore Uoc di Reumatologia Azienda Ospedaliera-Università di Padova, ha spiegato che i sistemi sanitari necessitano di un adeguamento per poter garantire alti livelli di assistenza: il medico di famiglia deve essere in grado di riconoscere segni e sintomi per poter indirizzare il paziente dallo specialista, le unità operative di reumatologia devono garantire adeguati posti letto sia per il day hospital che per le degenze ordinarie ed essere in grado di gestire ogni patologia, con particolare attenzione alle malattie rare e ai casi gravi. È poi fondamentale che la figura del reumatologo sia presente in tutte le ASL, con una disponibilità di circa 30 ore a settimana ogni 100mila abitanti.
Ennio Lubrano di Scorpaniello, direttore Uo di Reumatologia Ospedale Cardarelli di Campobasso, ha dichiarato che uno degli obiettivi prioritari dev’essere la diminuzione del divario tra Nord e Sud del Paese per quanto riguarda diagnosi e presa in carico dei pazienti. Questo ddl permetterebbe di monitorare l’andamento delle patologie reumatologiche e di applicare protocolli terapeutici e riabilitativi uniformi su tutto il territorio italiano.
Come aggiunto da Giuseppe Provenzano, direttore Uo di Reumatologia Ospedali Riuniti Villa Sofia di Palermo, anche a livello territoriale sono presenti criticità, con mancanza di risorse e insufficiente assistenza ai malati, che sono quindi costretti a lunghe ricerche per potersi rivolgere a strutture spesso lontane da casa, azione che non tutti hanno l’opportunità di compiere. In questo contesto è importante poi accendere i riflettori sulle difficoltà di accesso ai farmaci: troppo spesso le Regioni hanno differenti tempistiche per l’ottenimento dei trattamenti, con conseguenti discrepanze di presa in carico tra pazienti.
Enrico Tirri, direttore UO di Reumatologia Ospedale del Mare di Napoli, ha sottolineato come l’implementazione dei sistemi di telemedicina per il miglioramento della continuità assistenziale abbia un grande impatto, soprattutto nelle aree remote e sui pazienti fragili, spesso impossibilitati a spostarsi. Una delle conseguenze è la riduzione degli accessi inappropriati ai pronto soccorso, una criticità a livello nazionale.
Come concluso poi da Roberto Caporali, direttore dell’Unità Operativa di Reumatologia Clinica Asst Gaetano Pini CTO-Milano, la diagnosi precoce è importantissima in particolar modo per i pazienti con artrite reumatoide. Questa malattia, infatti, costa ogni anno alla collettività oltre 3 miliardi di euro, tra spese dirette e indirette.

* Presidente SIR (Società Italiana di Reumatologia)


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