Sentenze

Fine vita: primo caso in Italia di suicidio assistito dal Ssn per ordine di un giudice

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24 Esclusivo per Sanità24

"Per la prima volta in Italia una persona ha avuto accesso all’aiuto alla morte volontaria interamente nell’ambito del Servizio sanitario pubblico a seguito dell’ordine di un giudice". Lo ha dichiarato Filomena Gallo, avvocata e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, annunciando che una donna triestina di 55 anni, affetta da sclerosi multipla, è morta il 28 novembre a seguito dell’autosomministrazione di un farmaco letale. "Anna (nome di fantasia scelto dalla stessa paziente) - spiega Gallo - per ottenere il rispetto della sua volontà e l’applicazione della sentenza ‘Cappato’ della Consulta ha dovuto rivolgersi alla giustizia civile e penale. Con grande fatica ha voluto personalmente depositare dai Carabinieri l’esposto contro ASUGI e partecipare sempre in persona alla prima udienza civile in Tribunale a Trieste, che ha poi emesso una ordinanza di condanna di ASUGI di applicare la sentenza della Consulta, così come avrebbe dovuto fare già nel novembre 2022 quando aveva ricevuto la richiesta da ‘Anna’, l’azienda sanitaria ha dato applicazione alla decisione del Giudice del Tribunale di Trieste e, sussistendo tutte le condizioni indicate dalla Corte Costituzionale con sentenza 242/19, si è fatta carico dell’intero percorso. Ha dunque messo a disposizione il farmaco, la strumentazione e il personale sanitario su base volontaria. Abbiamo vigilato sull’intera procedura, a volte sollecitando alcuni passaggi".

L’accesso alla morte volontaria assistita in Italia
In assenza di una legge nazionale che regolamenti l'aiuto alla morte volontaria, ovvero l’accesso al suicidio assistito, in Italia questa scelta di fine vita è regolamentata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Antoniani, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone.
La Consulta ha disposto che per accedere all’aiuto alla morte volontaria (suicidio assistito) occorre essere in possesso di determinati requisiti: essere capaci di autodeterminarsi, affetti da patologia irreversibile fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute dalla persona intollerabili ed essere dipendenti da trattamenti di sostegno vitale.
Questi requisiti, insieme alle modalità per procedere, devono essere verificati dal Servizio Sanitario Nazionale con le modalità previste dalla legge sulle Dat agli articoli 1 e 2 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, 219/17), previo parere del comitato etico territorialmente competente.

La proposta di legge regionale Liberi Subito
Nonostante la possibilità di ottenere questo tipo di aiuto, il Servizio sanitario non garantisce tempi certi per effettuare le verifiche e rispondere alle persone malate che hanno diritto di porre fine alla propria vita. Così le persone che intendono interrompere la propria vita rimangono in attesa di ASL e Comitati Etici territoriali che, per svolgere le loro funzioni di verifica delle condizioni, possono impiegare mesi. Un tempo che molte persone che hanno bisogno di essere aiutate a morire non hanno. Per questo, nel rispetto delle competenze territoriali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso a livello nazionale la campagna “Liberi Subito” con raccolta firme per proposte di legge regionali che garantiscano il percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti.


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