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Liste d'attesa/ Cittadinanzattiva, Regioni ancora poco trasparenti sul recupero delle prestazioni post Covid

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24 Esclusivo per Sanità24

Per recuperare le prestazioni dei pazienti "non Covid" rimaste indietro negli ultimi due anni di pandemia, il Governo è intervenuto a più riprese, stanziando risorse con il decreto Agosto 2020 (500mln di euro) e con l'ultima manovra di bilancio (sempre 500 milioni) per i cosiddetti Piani di recupero delle liste di attesa, potenziando la telemedicina, semplificando le procedure per l’assunzione di personale. Nonostante questo a oggi mancano dati certi nelle diverse Regioni, come certifica Cittadinanzattiva che nelle scorse settimane ha inviato a tutte le Regioni un’istanza di accesso civico per conoscere i dettagli dei Piani di recupero delle liste di attesa, i fondi disponibili, le attività messe in campo, le prestazioni recuperate e da recuperare.
Su 21 regioni solo 9 hanno fornito risposta (Abruzzo, Campania, Marche, Molise, Sicilia, Umbria, Valle D’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano). Inoltre, a eccezione dell’Umbria, il resto delle risposte ricevute sono di natura interlocutoria, rimandano ad atti e delibere della giunta regionale sul Piano di rientro delle liste d’attesa ma nessuna delle 8 regioni in questione fornisce dati esaustivi sul numero delle prestazioni effettivamente recuperate. «Fra 2019 e 2020 si è avuta una riduzione di oltre 144,5 milioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale (analisi di Corte dei Conti e Agenas-Sant’Anna di Pisa), una riduzione di circa 5.100 interventi chirurgici per tumore alla mammella, di 3.000 interventi per tumore al colon retto, di 1.700 interventi per tumore alla prostata. E i tempi di attesa nel 2021, come abbiamo evidenziato nel nostro ultimo Rapporto civico sulla salute, sono schizzati all’insù: due anni per una mammografia, quasi un anno per una ecografia o una tac o un intervento ortopedico, per fare alcuni esempi», spiega Valeria Fava, responsabile politiche della salute di Cittadinanzattiva che rilancia la campagna "Torniamo a curarci" con un evento promosso nell’ambito di Exposanità a Bologna. «Una situazione di scarsa trasparenza - prosegue Valeria Fava - alle quale occorre porre rimedio perché i cittadini hanno diritto di avere contezza dei tempi di attesa e soprattutto la necessità di tornare alle cure ordinarie. Al ministero della Salute chiediamo di monitorare con attenzione l’attuazione dei Piani regionali e di mettere a punto strumenti più vincolanti perché Asl e Regioni garantiscano un vero recupero delle liste d’attesa, rispettino i tempi massimi e perché ai cittadini siano garantiti gli stessi diritti, soprattutto in termini di accesso alle prestazioni, indipendentemente dal territorio in cui vivono. Fondamentale è l’estensione delle buone pratiche messe a punto in alcuni territori per garantire maggiore accesso alle cure».
La campagna "Torniamo a curarci" è stata promossa da Cittadinanzattiva nel 2021, in collaborazione con 80 società scientifiche ed organizzazioni civiche e di tutela dei pazienti con l’obiettivo di sollecitare, da una parte, le amministrazioni pubbliche e le istituzioni regionali e nazionali perché elaborino ed implementino Piani di recupero delle liste di attesa e, dall’altra, i cittadini a prendersi cura della propria salute, tornando ad esempio a fare le visite di prevenzione.
Tre buone pratiche. Nel corso dell’evento di Exposanità sono state presentate le esperienze di tre territori diversi che hanno affrontato la crisi di servizi attraverso buone pratiche e modelli replicabili in altre realtà: parliamo del modello della Roc (Rete oncologica campana) che ha organizzato un sistema di presa in carico dei pazienti oncologici in grado, grazie all'interazione informatica tra medici di medicina generale e rete ospedaliera, di garantire, entro 7 giorni dal primo sospetto di diagnosi, l'accesso ai servizi in una delle 23 strutture oncologiche della regione Campania; della esperienza della Asl2 Abruzzo che ha organizzato un sistema di recupero delle prestazioni in sospeso, attraverso ad esempio l’estensione degli orari di apertura degli ambulatori, nonché sedute aggiuntive, e potenziamento delle attività di recall dei pazienti; e ancora del servizio di promozione della telemedicina in Puglia, che ha coinvolto - spiegano da Cittadinanzattiva - nella piattaforma CoreHealth (Centrale operativa regionale sanità digitale) 13 Breast Unit e 18 Centri di orientamento oncologico per il reclutamento stabile dei pazienti, attraverso una App e specifici dispositivi medici, per seguire l'intero percorso di cura, in cui si alternano momenti digitali e momenti tradizionali. Nel prossimo futuro la piattaforma amplierà il coinvolgimento dei pazienti di altre patologie oncologiche, rare e croniche.


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