Dal Governo

Ecco il nuovo Rapporto Isee 2012

di Barbara Gobbi

Settimane di attesa aspettando che il nuovo Isee vedesse la luce. Poi, davanti all'ultima fumata nera sulla riforma, arrivata la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri, i tecnici del ministero del Welfare hanno deciso di pubblicare l'ultimo rapporto sull'Indicatore della situazione economica equivalente, stralciando il capitolo con le simulazioni sull'applicazione dei parametri rinnovati, rimasti nel cassetto. Ma intanto il documento dà conto delle (poche) luci e delle (tante) ombre che caratterizzano lo strumento oggi in vigore.

Tre i limiti segnalati nero su bianco nella premessa al rapporto. Innanzitutto, si legge, «l'indicatore mostra scarse capacità selettive nella coda bassa della distribuzione. In particolare, oltre il 10% dei nuclei nel sistema presenta un Isee nullo e comunque per circa un quinto della popolazione Isee l'indicatore non supera i 3mila euro». In secondo luogo, le "anomalie" nel calcolo della componente patrimoniale: «per quasi il 60% della popolazione Isee il patrimonio non ha alcun effetto sul valore dell'indicatore». In particolare per il patrimonio mobiliare, l'indagine del ministero rileva come nel Mezzogiorno «il 96% delle persone dichiari di non possedere nemmeno un conto corrente o un libretto di deposito». Terzo rilievo: le differenze nel tenore di vita non trovano riscontro nell'Isee. Tanto che le famiglie dei lavoratori dipendenti hanno un valore molto simile in media a quello degli autonomi, mentre «il patrimonio anche solo immobiliare di questi ultimi è pari in media a più del doppio di quello dei primi».

Dati che indicherebbero l'esigenza di una profonda riforma dell'indicatore, che in ogni caso copre il 40% della popolazione italiana. Ma se anche il nuovo Isee dovesse essere approvato nel prossimo Consiglio dei ministri, difficilmente andrà al vaglio delle commissioni parlamentari in questa legislatura.«Nel corso del 2012 - si ricorda infatti nel testo - avrebbe dovuto aver luogo una complessiva riforma del sistema, che non ha potuto perfezionarsi perché prima la Corte Costituzionale ha richiesto che la riforma fosse oggetto di intesa in Conferenza Unificata e poi l'intesa non è stata registrata nella seduta del 24 gennaio scorso, causa opposizione della Regione Lombardia. Per permettere l'ulteriore corso del provvedimento, il Consiglio dei ministri deve deliberare in luogo della mancata intesa. Approssimandosi la scadenza elettorale ed essendo comunque necessario un ulteriore parere delle Commissioni parlamentari competenti ai fini dell'adozione, la riforma difficilmente potrà vedere la luce nel corso di questa legislatura».