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Ebola, l’infermiere è «febbrile, lucido e collaborante». Iniziati i trattamenti antivirali

di Lucilla Vazza

Il paziente «maschio, infermiere italiano, ricoverato stamattina» è «febbrile, lucido e collaborante». Così recita il bollettino letto poco fa dall’infettivologo responsabile clinico dello Spallanzani di Roma, Emanuele Nicastri. L’infermiere di Emergency che ieri è risultato positivo al test sull’Ebola è stato ricoverato durante la notte nel nosocomio romano, proveniente dall'ospedale di Sassari «con trasporto in alto biocontenimento effettuato dall'aeronautica militare italiana».

L’infermiere era rientrato l’8 maggio in Sardegna dalla Sierra Leone, dove si trovava dal 15 febbraio scorso per prestare servizio nel centro di cura dei malati di Ebola del Paese. «La gestione del trasporto - ha proseguito Nicastri, leggendo il bollettino medico n. 1 Riguardante l'infermiere - è stata effettuata secondo i protocolli previsti. Il paziente è stato monitorizzato durante tutto il trasporto aereo, senza nessuna criticità».
Al momento della presa in carico da parte dei medici dell'istituto nazionale per le malattie infettive, il paziente «era febbrile, lucido e collaborante. Ha iniziato il trattamento antivirale specifico con farmaco non registrato - ha proseguito l'infettivologo - autorizzato con ordinanza da Aifa su indicazione del ministro della Salute». Il prossimo bollettino medico arriverà tra 24 ore.

Sardegna in ansia
E non è escluso che il quadro clinico potrebbe peggiorare nei prossimi giorni, come previsto dal tipico decorso della malattia. L'uomo si trova ora in condizioni «critiche ma stabili», secondo quanto riferito stamane in una conferenza stampa tenuta a Sassari dall'assessore regionale alla Sanità Luigi Arru e dal direttore generale del dipartimento prevenzione del ministero della Salute, Raniero Guerra.

«Il rischio contagio è assolutamente trascurabile. Ma oggi il dottor Guerra sta facendo la valutazione delle persone venute in contatto con il paziente a Sassari». Ha spiegato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani .

Allo Spallanzani l’infermiere continua le terapie già iniziate lunedì a Sassari. Il decorso clinico potrà essere molto variabile, hanno spiegato i medici che lo hanno preso in cura ieri, e dipende dalla risposta immunitaria del paziente.

Ma bisogna avere fiducia, perché come ha sottolineato ancora Ippolito «Abbiamo l'esperienza non solo su passato caso di Ebola, ma possiamo contare su 22 casi rimpatriati in Ue e Usa. C’è un team di 100 operatori, tra medici e infermieri, molti volontari che gestirà il paziente».

L’infermiere rientrato in Italia aveva effettuato l'automonitoraggio delle proprie condizioni di salute, come previsto dai protocolli del ministero della Salute e di Emergency e ha manifestato i primi sintomi nella tarda serata di domenica scorsa, quando la sua temperatura ha raggiunto i 39.2 si è messo in quarantena, autoisolandosi.

La solidarietà dei colleghi di Emergency
«Sapere che siamo tutti qui e gli siamo vicino è per lui una marcia in più per superare questo momento. L'ho sentito al telefono quando è rientrato e ci ha avvertito dei primi sintomi. L'ho sentito anche ieri sera prima del trasferimento, è sereno ed è una persona solida». Ad affermarlo è Rossella Miccio, coordinatrice dell'Ufficio umanitario di Emergency, a margine della conferenza stampa dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma. «Non sappiamo come è successo - aggiunge - ha seguito le procedure di sicurezza, stiamo cercando di capire cosa è accaduto ma errori si possono commettere».

Fnomceo elogia l’impegno dell’infermiere
L’ordine dei medici ha espresso al volontario la sua solidarietà. «Siamo vicini all'infermiere sassarese colpito dal virus dell'Ebola» ha scritto in una nota Roberta Chersevani, presidente della Fnomceo, « Ci auguriamo che possa avere lo stesso percorso di guarigione del nostro collega Fabrizio Pulvirenti, ammalatosi lavorando anche lui in Sierra Leone per Emergency. Il nostro plauso va alla prontezza e professionalità dimostrate dal sanitario che, seguendo tutte le regole dei protocolli, ha deciso di autoisolarsi, subito dopo l'automonitoraggio dei sintomi che gli ha fatto sospettare il contagio. Prontezza e professionalità che fanno onore a tutti gli Infermieri, dei quali proprio ieri si celebrava la Giornata Internazionale».


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