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Msf: «Al Centro di accoglienza di Pozzallo degrado e scarsa tutela»

di Claudia Lodesani (Medici senza frontiere)

Sovraffollamento, condizioni umane umilianti, risposta inadeguata ai bisogni assistenziali, degrado della struttura. Sono i problemi rilevati da Medici senza frontiere nel recente rapporto sulle condizioni di accoglienza all'interno del Cpsa di Pozzallo, che rappresenta, insieme agli altri centri della stessa tipologia, uno dei pilastri del sistema di accoglienza italiano ed europeo nella risposta ai movimenti migratori. Problemi identificati nel corso di nove mesi di attività della Ong all’interno del centro, sintomatici di una risposta di tipo emergenziale e sicuramente poco strutturata, di cui Pozzallo è solo un esempio, oltreché poco attenta e sensibile, nel rispondere adeguatamente ai bisogni e alle esigenze di persone che presentano numerose vulnerabilità.

Nei vari report di Medici Senza Frontiere, redatti anche in passato, si legge come la gestione dei centri per migranti, nonostante siano stati istituti ormai da più di un decennio, sembra ancora ispirata da un approccio emergenziale e in larga parte lasciata alla buona volontà e alle capacità dei singoli enti gestori e del personale.

La persistenza delle inadeguatezze della struttura e dell'erogazione dei servizi al suo interno, incide negativamente su aspetti importanti quali la tutela della salute, l'identificazione e la protezione dei vulnerabili e il rispetto della dignità umana. Il diritto alla salute e il benessere psico-fisico dei migranti e richiedenti asilo, così come quello delle categorie più vulnerabili, devono essere considerati prioritari e come tali devono essere improrogabilmente tutelati.

Nel centro di Pozzallo, in cui Msf è presente da Febbraio 2015, sono stati rilevati vari problemi, alcuni che hanno più di altri un impatto sul lavoro dell'equipe medica che presta il proprio servizi all'interno dell'ambulatorio all'interno della struttura.

Il sovraffollamento, piu volte registrato, la mancanza di spazi che costringono a un'inevitabile promiscuità, la protratta permanenza all'interno del centro e il conseguente divieto di uscire, non permettono una facile individuazione delle vulnerabilità medico sanitarie e hanno con conseguenza diretta sulla salute degli ospiti, sia fisica che psicologica.

In un contesto di questo tipo, risulta infatti complicato, nei momenti di sovraffollamento del centro, creare un momento di privacy in cui il ragazzo o la ragazza si sentano in sicurezza e a proprio agio per poter parlare delle loro esperenze e dei loro traumi. Gli ospiti del centro di prima accoglienza sono inoltre esposti a condizioni umilianti; la mancanza di porte (interne ed esterne) all'interno dei servizi igienici non garantisce un adeguato isolamento dell'area degli stessi servizi dagli altri ambienti del centro. Al sovraffollamento si sommano poi ad una serie di problemi legati alle condizioni di degrado in cui si trova la struttura che hanno una diretta conseguenze sulla salute psico-fisica degli ospiti.

Vite sospese
La maggiore fragilità di queste persone è stata messa in evidenza dalle nostre equipe di psicologi che da ormai più di un anno, lavorano all'interno dei Centri di seconda accoglienza, in particolare i Cas della provincia di Ragusa (centri di accoglienza straordinari) dove i migranti e i richiedenti asilo, rimangono, in attesa dell'audizione con la commisisone territoriale per la richiesta d'asilo, anche per 12-15 mesi o più. Una fase di attesa che si colloca in un momento di estrema fragilità. I lunghi tempi di permanenza nei centri di seconda accolgienza, spesso determinano una slantetizzazzione di un disagio psichico legato alle esperienze vissute di queste persone, che hanno lasciato alle spalle la propria famiglia e la propria terra, dove hanno subito minacce o torture, le cui vite costellate da episodi di violenza sia nei paesi di origine, che durante il percorso migratorio, aggravate dalle condizioni di accoglienza in Italia. Più del 50% degli ospiti assistiti dal team di psicologi di Medici Senza Frontiere all'interno dei Cas della provincia di Ragusa presenta sintomi legati a disagio mentale. L'accoglienza non può limitarsi all'accesso ai servizi di vitto e alloggio, deve significare un luogo sicuro dove poter elaborare l'accaduto e cominciare ad immaginare di ricostruire la propria vita.

Un po’ di numeri..
Dall'inizio dell'anno, più di 12.000 persone sono arrivare a Pozzallo e 2.647 persone sono state visitate dalle equipe mediche che lavorano all'interno della struttura di prima accoglienza, riscontrando soprattutto patologie di origine respiratoria o dermatologica. Durante le procedure di triage medico-sanitario durante lo sbarco e prima dell'ingresso nel Cpsa le patologie più frequentemente riscontrate sono legate alle condizioni del viaggio in mare e a quelle di permanenza in Libia: le affezioni dermatologiche (scabbia, ustioni, e altro) rappresentano circa il 50% delle diagnosi.

Nell'ultimo anno, i casi di traumi legati alle violenze subite e rilevabili al momento dello sbarco, sono aumentati notevolmente. Gli invii in ospedale, per casi urgenti o consulenze specialistiche, possono avvenire o direttamente durante le operazioni di sbarco per i casi più urgenti, o, successivamente durante la permanenza nel Cpsa, durante le visite ambulatoriali. In totale sono stati 339, di cui 126 donne gravide, che rappresentano circa il 2,5% delle persone arrivate nel porto di Pozzallo. Di questi solo 54, pari allo 0,4% delle persone sbarcate hanno necessitato di un ricovero. Mentre dall'analisi dei dati raccolti nel corso delle attività cliniche condotte da Msf nel Cpsa di Pozzallo, risulta che su oltre 7.200 arrivi ci sono stati 38 casi sospetti per Tubercolosi, di cui solo 6 confermati. Questo a dimostrare ulteriormente, l'infondatezza nella logica di allarmismo sanitario che si è creato intorno a questo fenomeno.

La presenza di Msf
Medici senza frontiere è presente in Italia, dalla fine degli anni '90 quando l'organizzazione si è resa conto che le stesse persone che assisteva a migliaia di chilometri di distanza si trovano anche qui, in Italia o in Europa, spesso in condizioni di precarietà e bisogno. Durante questi anni, le attività svolte si sono rivolte soprattutto nel fornire assistenza medica e psicologica alle persone migranti presenti sul territorio anche senza regolare permesso di soggiorno. In Sicilia, Msf lavora dal 2002, fornendo assistenza di primo soccorso agli sbarchi, l'organizzazione è stata presente nei porti sul molo di Lampedusa, Siracusa, Porto Empedocle. Nella città siciliana di Pozzallo, Msf è presente dalla fine del 2013, quando con l'aumento degli sbarchi, l'equipe ha potuto fornire assistenza e soccorso alle persone in fuga dalla Libia. Il team di Msf in Sicilia - composto da medici, infermieri, psicologi e mediatori culturali da Febbraio 2015 ha supportato l'Azienda Sanitaria Provinciale nel prestare assistenza medica durante lo sbarco e il soggiorno nel Centro di Primo Soccorso e Accoglienza.


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