Dal governo

Restyling dell’Iss, Ricciardi: «Ci candidiamo a essere leader nella ricerca»

di Barbara Gobbi e Roberto Turno

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24 Esclusivo per Sanità24

Sei dipartimenti e diciotto tra centri nazionali e di riferimento. Chiarezza sui conflitti d’interessi, già anticipata nel codice etico varato a inizio 2015, strada spianata alla meritocrazia e alle sinergie interne ed esterne, anche in vista di partneship con il privato. Stabilizzazione dei privati. E leadership nella ricerca. Il nuovo Regolamento dell’Istituto superiore di sanità, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 88/2016, dà fiato alle istanze di rinnovamento del braccio scientifico del ministero della Salute. «Le sfide del Paese sono tante. Per la Sanità è in arrivo la riforma costituzionale, che auspichiamo riconduca alla responsabilità esclusiva dello Stato la tutela della salute - spiega il presidente Walter Ricciardi -. Anche in questa prospettiva è necessario che le strutture tecniche del Ssn, Iss in testa, si facciano trovare pronte. Quindi ci siamo riorganizzati per dare ai nostri interlocutori dei punti di riferimento chiari e comprensibili, mettendo nero su bianco gli obiettivi da raggiungere».

In particolare?
I sei dipartimenti vanno ad affrontare problematiche specifiche: neuroscienze; malattie infettive; oncologia e medicina molecolare; ambiente e salute; sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria; malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento. Poi, ampliando la rosa dei centri nazionali, abbiamo voluto creare strutture più snelle ma focalizzate, come il nuovo centro nazionale dipendenze e doping che era prima all’interno del grande dipartimento del farmaco, ora “spacchettato”. Una strategia utile: per fare un esempio, già i Monopoli dello Stato ci hanno affidato un grande studio sul gioco d’azzardo che non era mai stato realizzato in Italia.
La revisione dei centri ci ha consentito addirittura di andare oltre l’obiettivo “costo zero”: otteniamo risparmi di funzionamento per circa 300mila euro l’anno.

Dove investirete di più?
Ognuno dei nuovi centri riveste un’importanza strategica per il Paese. Tra le prime sfide, voglio citare quella ambientale: i nostri ricercatori e tecnici intervengono in tutte le crisi, dalla Terra dei fuochi al Veneto, con abnegazione. Altro settore è l’eccellenza clinica, la qualità e la sicurezza delle cure, su cui abbiamo promosso un’intesa con Agenas finalizzata a sostenibilità e adeguatezza alle sfide del Ssn. E senz’altro, c’è la ricerca e la collaborazione con le infrastrutture italiane: Irccs e grandi strutture vanno facilitate nel fare sistema. Un processc che abbiamo già avviato, tanto che nel 2014-2015 abbiamo portato a casa 14 progetti Horizon 2020, i più complessi e difficili. E ne abbiamo appena sottomesso uno in cui l’Iss e io per primo siamo i coordinatori di una grande iniziativa sui servizi sanitari, la prima finanziata dalla Commissione europea.

Come si inserisce la partnership con i privati?
La stiamo perseguendo. Già da commissario avevo promosso il Codice di etica che disciplini i conflitti di interesse. Stiamo mettendo a punto un regolamento, dopodiché saremo in grado di collaborare su larga scala con gli investitori privati, nel senso che scorporeremo nettamente le funzioni dell’Istituto destinata ai controlli e agli aspetti di carattere ispettivo dalle funzioni di ricerca. Le prime non dovranno mai essere oggetto di finanziamento privato, mentre la ricerca, come ci chiedono l’Europa e la Corte dei conti, dovrà essere in grado di attrarre anche le collaborazioni dei privati.

In tutto questo, ci sono le compatibilità finanziarie per assumere e stabilizzare i precari?
I nostri precari sono oltre 500, alcuni di loro lavorano con noi da 10-20 anni. Fin da commissario, mi sono impegnato a non mandare a casa nessuno, perché tutti i nostri precari sono risorse preziose e necessarie alla mission Iss. E in questo senso stiamo facendo del nostro meglio, ma Parlamento e Governo devono fare la loro parte. Poiché nel pubblico si entra per concorso, serve una legge che ci aiuti ad accelerare, altrimenti la stabilizzazione sarà tra molti anni. Il Mef non ci autorizza a fare le assunzioni se questi finanziamenti non vengono stabilizzati: per questo stiamo censendo tutte le nostre attività per le Regioni, così che le Finanze possano certificare i fondi stabili su cui possiamo cominciare a indire i concorsi.

In tutto ciò la riforma degli enti vigilati dal ministero dov’è finita?
Più che altro il decreto legge servirebbe ad armonizzare i rapporti tra Aifa, Agenas e Iss. Le relazioni tra noi sono già ottimali e stiamo cercando di non sovrapporci, anche se un Dl di riordino degli enti vigilati dal ministero chiarirebbe ulteriormente ruoli e funzioni, tanto più alla luce della riforma costituzionale.

Può tracciare un identikit delle vostre risorse?
Il fondo di funzionamento dello Stato all’Iss è di 120 milioni di euro, e altrettanti ne acquisiamo in progettualità. I dipendenti sono 2.500 in tutto. Siamo in attivo... Ovvio che il fenomeno precari ci obbliga ad essere sempre solvibili. La Corte dei conti ha certificato che per il 96% dipendiamo dallo Stato e questo non va bene, perciò ci stiamo dando da fare per acquisire altri finanziamenti.

Il Grant office è una delle principali novità del Regolamento
Certamente. Sarà un ufficio centrale che supporterà i ricercatori in modo strutturato nel partecipare ai bandi per acquisire finanziamenti, ma anche nel trasferire le loro scoperte brevettandole ai fini propri e dell’Iss per quanto riguarda lo sfruttamento commerciale. Quindi, prevediamo un rapporto stretto anche con il privato.

Resta l’impressione che “non basti mai” e che non siate ancora entrati nel futuro...
Da sempre il problema dell’Italia è fare sistema e questo periodo storico non aiuta. L’Italia è l’ultimo grande Paese che ha un servizio sanitario nazionale. I Ssn sono attaccati dalla complessità: la Pubblica amministrazione dove c’è un servizio sanitario pubblico deve reagire a cambiamenti epocali e complessi e molto spesso non ce la fa. Paesi come la Grecia o il Portogallo o da ultimo la Gran Bretagna, che si sta avviando su questa strada per scelta politica, una volta entrati in crisi hanno dovuto o voluto smantellare il loro Ssn per motivi economici. Qui in Italia pare che ci sia tutta l’intenzione di mantenerlo, ma a fronte di una grande frammentazione di punti di vista. L’Iss dovrebbe dare proprio questo contributo: sistematizzare e mettere a servizio di tutto il Paese delle soluzioni. Poi, ci vorrà la volontà politica delle istituzioni: da parte della ministra mi pare che questa volontà ci sia. Speriamo che anche il Governo tutto comprenda che la sanità e la ricerca sono risorse e non voci di costo.

Questi ritardi endemici nella ricerca, in particolare, sono responsabilità dello Stato
Sono d’accordo. E sulla sanità è velleitario per chiunque pensare di investire sulla ricerca in Italia senza valorizzare l’Iss che è polo di eccellenze, sia individuali che di gruppo. Noi ce la mettiamo tutta ma da soli non ce la possiamo fare, soprattutto a risolvere i problemi del personale. Intanto puntiamo sulla meritocrazia: daremo il via alla selezione dei direttori di dipartimenti e centri, per la prima volta con una valutazione comparativa e la selezione dei curricula migliori sia dall’interno all’Iss che dall’esterno. Per reggere le sfide abbiamo bisogno di leader scientifici di prim’ordine.

Barbara Gobbi

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