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Malaria, Rezza (Iss): «Sofia, caso criptico di sfortunata eccezionalità. Risposte dai vetrini, ma non sarà facile»

di Lucilla Vazza

La storia della piccola Sofia è definitivamente il giallo di questa fine estate. Ieri, dall’istituto di medicina legale di Verona, l’autopsia sul corpicino ha confermato che a uccidere la bimba trentina è stata la malaria. Elemento che fino a quel momento era probabile ma non certo. Il nodo resta sempre lo stesso: come è avvenuto il contagio? Negli ultimi giorni le ipotesi si sono accatastate, ma le prove ancora non ci sono.

Raggiungiamo telefonicamente Gianni Rezza, epidemiologo e soprattutto direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, che al termine di una importante riunione tecnica ci fa il punto della situazione.

Cosa sappiamo del caso Sofia?
Al momento, dagli elementi in nostro possesso, dobbiamo parlare di caso “criptico”di malaria. Con questo termine tecnico intendiamo un caso autoctono, cioè sviluppato in Italia, ma con modalità sconosciute. Di certo sappiamo che il plasmodium falciparum che ha colpito la bambina non può essere trasportato dalle nostre zanzare.

Per capire cos’è successo dobbiamo procedere per esclusione. È compatibile con i tempi che il contagio sia potuto avvenire in corsia a Trento. Ma è improbabile che il contagio sia partito dalle sorelline africane. O meglio, dai bagagli provenienti dall’Africa potrebbe essere stata trasportata una zanzara già infetta in partenza che poi ha colpito la bimba, ma è improbabile che una zanzara abbia prima punto le sorelline e poi si sia diretta da Sofia. Non coincidono, da quello che sappiamo finora, i cicli di vita del plasmodium che è un parassita e ha una sua tempistica di sviluppo. Una sfumatura significativa, anche se un po’ difficile da capire.

Solo l’analisi dei ceppi, ossia lo studio del genoma del plasmodium che ha colpito Sofia potrà portare le risposte che cerchiamo. Ma non sarà immediato.

Quali sono i prossimi passaggi?
Stiamo ancora raccogliendo i materiali biologici. Perché non tutti i reperti sono utili alla nostra ricerca. Non tutti portano le risposte. La zanzara che porta il plasmodium falciparum non è autoctona. Quindi si potrebbe trattare anche di un caso di malaria da aeroporto, cioè di zanzara portata non solo con i bagagli, ma anche in altro modo con gli aerei. Ed è un’ipotesi che ci può stare. Il falciparum è presente soprattutto in Africa, registriamo alcuni casi di questo tipo di malaria ogni anno, ma per le sue caratteristiche genetiche non si trasmette con le nostre zanzare e dunque il contagio non si propaga.

Insomma Sofia è stata particolarmente sfortunata...
Assolutamente sì. È un caso di sfortunata eccezionalità. Ma continueremo a cercare ogni possibile risposta da ogni possibile traccia.


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