In parlamento

L’intervista/ Zaffini: «Edilizia sanitaria, 1,2 miliardi transitano dall’ex art 20 al Piano complementare al Pnrr». Poi: dalla Salute supporto a ogni Regione e poi cambieremo le norme

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Non è la sanità del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Piano nazionale complementare (Pnc) a essere ’saccheggiata’ di 1,2 miliardi spostati sul capitolo edilizia ex articolo 20 - come denunciato dalle Regioni e messo in evidenza dalla Corte dei conti nella Memoria sul Dl 19 del 2 marzo 2024 (decreto Pnrr-quater) depositata alla Camera - ma avverrà esattamente il processo inverso: quello stesso importo transiterà nel Piano nazionale complementare ’a valere’ sui circa 10 miliardi ancora in sospeso nella progettazione degli interventi regionali previsti dalla lontanissima legge 67 del 1988. Il presidente dellaX Commissione Affari sociali, Sanità e Lavoro del Senato Franco Zaffini ribalta la prospettiva dando una lettura ’a sorpresa’ del decreto Pnrr-quater. Una misura che, assicura, fa salvi i processi già intrapresi dalle singole Regioni (anche pre accordi di programma) e che in ogni caso preluderebbe a una necessaria revisione delle farraginose ’norme di tiraggio’ delle risorse ex articolo 20.
Senatore, malgrado gli attacchi di Regioni e opposizioni e le osservazioni dei magistrati contabili, la premier Meloni ha appena garantito in Aula alla Camera che le risorse messe dal Pnrr per la sanità restano identiche…
Infatti. Spiace dover constatare per l’ennesima volta che in una materia così complessa e delicata come la Sanità si continui a diffondere allarmismo e fake news da parte di chi ha responsabilità istituzionali importanti come il coordinatore degli assessori alla sanità Donini. Da parte nostra, non possiamo che raccontare la verità. Che è ben altra.
Cioè?
Mossa proprio da un dossier della Corte dei conti, la X Commissione del Senato, che presiedo, ha avviato un’indagine conoscitiva sull’articolo 20 e sulle modalità di tiraggio delle risorse. La magistratura contabile aveva a suo tempo messo in evidenza come in oltre 30 anni, su oltre 35 miliardi di risorse impegnate sull’articolo 20 della legge 67/1988 ne fosse stato impegnato all’epoca neanche il 25%. Da qui la nostra indagine, che ha prodotto un documento finale: vi si dice molto chiaramente come sia necessario modificare le regole di accesso alle risorse ex articolo 20, proprio a beneficio delle Regioni che non riescono a utilizzare quei fondi.
Però guardando all’ultima relazione della Corte dei conti sul decreto Pnrr-quater, emergerebbero criticità relative al rischio di far transitare risorse dal Piano nazionale complementare al fondo “ex articolo 20”
Le cose stanno esattamente all’opposto: una parte delle risorse inutilizzate viene immessa nel circuito del Piano nazionale complementare, dove ovviamente seguirà le regole Pnc. Tradotto: parte dei fondi inutilizzati dalle Regioni fuori programmazione e fuori accordi di programma è resa disponibile, sempre alle Regioni, per effettuare la messa a norma e quindi per stare dentro la Milestone del Pnrr.
Quindi il processo sarebbe inverso rispetto a quanto appena segnalato dalla Corte dei conti?
Esattamente, in modo da rendere parte dei fondi più facilmente spendibile e rispettare le scadenze
Si spostano 1,2 miliardi: qual è il meccanismo, quindi?
Basta leggere il decreto Pnrr-quater che acquisisce nel Pnc una parte minima delle risorse non utilizzate: sono 1,2 miliardi appunto, a fronte dei quasi 10 miliardi ex articolo 20 ancora oggi fermi. E in ogni caso anche questa cifra rientra nel capitolo edilizia sanitaria, anzi se l’articolo 20 copre le nuove realizzazioni e acquisizioni, questi 1,2 mld vanno a coprire le manutenzioni. Lo ripeto: parte delle risorse ex articolo 20 che le Regioni non hanno speso e che quindi sta fuori, ormai da tanti anni, dalla programmazione regionale viene resa disponibile nel Pnc e quindi con regole Pnrr. Questo per agevolare le Regioni nello spenderli, questi soldi, con regole molto più agili e snelle e soprattutto per interventi dedicati alla ‘messa a norma’ antincendio e antisismica e mantenendo gli obiettivi del Piano. Tengo a sottolineare poi che contrariamente a quanto dichiarato dall’assessore Donini, quello che è già ’cantierato’ e programmato non si tocca.
Se questo transito di risorse è vantaggioso, perché le Regioni si sono schierate anche trasversalmente ’contro’?
Perché fanno politica. I provvedimenti vengono scritti erga omnes: alcune Regioni hanno programmato la spesa ma non hanno materialmente sottoscritto l’accordo di programma. Per queste Regioni va detto che non ci sarà nessuna sottrazione, nessuna riprogrammazione né riformulazioni. Il ministero andrà a valutare caso per caso: laddove c’è da anni assenza di spesa e di programmazione, le risorse vengono riprogrammate per consentire un esborso più snello e facile. In tutti i casi in cui le Regioni si siano già mosse - come è per l’Umbria che circa un mese fa ha deliberato l’utilizzo di 80 mln ex articolo 20 - la delibera in attesa di accordo di programma viene ’salvata’.
E quindi cosa non viene ’salvato’?
Tutto il resto e cioè quello che proprio la Corte dei conti denunciava anni fa tanto che la mia commissione parlamentare ha avviato un’indagine conoscitiva approvando una risoluzione all’unanimità.
Intanto le osservazioni di Regioni e Corte dei conti sono quasi sovrapponibili

Il Lazio ora ha guardato bene le evidenze e spero si renda conto di come stanno le cose, l’Umbria si sta muovendo. In ogni caso sarà istituito un tavolo presso il ministero della Salute che valuterà Regione per Regione e darà supporto anche rispetto a quest’ultimo provvedimento. Le risorse ci sono: si tratta solo di capire come spenderle: se con le misure previste dalla normativa ex art 20, farraginosa a dir poco, oppure spenderle - limitatamente a questo 1,2 mld - con le regole del Piano complementare
Non sarebbe stato meglio cambiare i meccanismi ex articolo 20?
Di sicuro questo va fatto ed è quanto abbiamo chiesto al Governo a chiusura dell’indagine conoscitiva: modificare le norme di tiraggio delle risorse ex articolo 20 perché se con le attuali regole le Regioni più capaci come Emilia Romagna, Lombardia e Veneto hanno le strutture per riuscire a stare dentro quel quadro normativo e regolamentare, le altre sono lasciate a se stesse. L’idea è di fornire intanto un supporto progettuale e amministrativo alle amministrazioni che non ce la fanno e poi modificare le norme che oggi prevedono accordi di programma ripetuti in successione, con relativo Dpcm, a ogni modifica. Insomma una complessità ormai inaccettabile.
Sì ma le regole chi le cambia?
Il Parlamento e il Governo, proprio a partire dall’indagine della mia commissione. Dopo un anno di audizioni e dopo il drammatico incendio all’ospedale di Tivoli, chiedevamo di rendere disponibili in tempi rapidi risorse per la messa a norma e anche una riarticolazione dei fondi ex articolo 20: di fatto il Governo non sta che attuando quanto indicato dal Parlamento.


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