Lavoro e professione

La proposta di Fiaso e degli Ordini: stabilizzare i 53.677 precari per compensare il gap di personale

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Stabilizzare gli oltre 53mila tra medici, infermieri e altro personale sanitario che è stato reclutato nella fase dell'emergenza Covid, modificando la legge Madia, per andare a colmare il gap di professionisti sanitari nel Ssn. Questa la soluzione proposta dalla Fiaso, la Federazione nazionale delle aziende sanitarie e ospedaliere, che insieme alla Federazione degli ordini dei medici e agli Ordini delle singole professioni illustra i suoi numeri proprio nel giorno in cui il ministro della Salute Roberto Speranza annuncia l'aumento strutturale del Fondo sanitario nazionale nel Documento programmatico di bilancio, con un Fsn che arriverà a 128 miliardi nel 2024.
Il documento contiene due ipotesi di emendamento all’articolo 20 del Dlgs 75/2017: la prima prevede che possa essere assunto a tempo indeterminato chi abbia maturato, al 31 dicembre 2022, alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio sanitario nazionale, almeno dodici mesi di servizio; la seconda, invece, coinvolge chi abbia maturato, al 31 dicembre 2024, alle dipendenze dell’azienda o dell’ente del Servizio sanitario nazionale, almeno trentasei mesi di servizio.
«L'investimento più importante per impattare sui nostri sistemi sanitari non è quello strutturale, pure se importante - spiega il presidente Fiaso Giovanni Migliore - ma quello sulle risorse umane e allora dobbiamo partire da quello che è successo in quest'ultimo periodo. I professionisti reclutati - come certificato dalla Corte dei conti - in base al Dl 17 marzo 2020 sono stati 66.029, di cui circa 20mila medici, 23mila infermieri e 22mila altri tra operatori sociosanitari e altri. Da questa platea vanno sottratti i medici specializzandi, gli abilitati e non specializzati e i pensionati, che sono 3.159: quindi sono 53.677 i destinatari della misura che proponiamo al Governo. Assumendoli stabilmente, andremmo a colmare il deficit tra quanti sono destinati alla quiescenza e quanti si stanno formando, un numero con il segno "meno" davanti visto che con la sola formazione non andremmo comunque a compensare le uscite pensionistiche. Mentre il numero dei precari si sovrappone in maniera quasi coincidente con il fabbisogno medico, infermieristico o di altro personale rispettivamente nel prossimo anno, nei prossimi due anni e nei prossimi tre. Il Pnrr potrà cambiare il volto della nostra sanità solo se saremo in grado di formare adeguatamente nuove leve e impiegare il personale che è stato reclutato con l'emergenza Covid. Senza personale, non metteremo in sicurezza la sanità pubblica e non vinceremo le sfide del nostro Ssn», ha concluso Migliore.
A rilanciare con una proposta ancora più ampia è il presidente della Federazione dei medici, Filippo Anelli: «Chiediamo un confronto con il Governo, da avviare tramite la Consulta delle professioni sanitarie per arrivare all'obiettivo di una giusta programmazione, di togliere il blocco del fondo per il personale e di guardare al territorio oltre che all'ospedale, chiedendo alle Regioni di pubblicare al più presto il bando per la medicina generale in stand-by rispetto alla data di febbraio 2021. Quindi - ha detto Anelli - pur dando intanto una risposta a chi durante la pandemia si è impegnato e che ringraziamo - vanno messi al bando gli interventi-spot e va dato spazio a misure strutturali e di ampio respiro sul personale sanitario». Idem per la Fnopi, Federazione nazionale delle professioni infermieristiche, il cui vice presidente Cosimo Cicia chiede «una programmazione esatta anche guardando alle criticità emerse sul territorio, in particolare per gli infermieri di famiglia e di comunità e ai fabbisogni nelle Rsa». David Lazzari (Ordine psicologi), ricorda: «La nostra presenza è scemata fino a 5mila dipendenti nel Ssn di cui 2mila andranno in pensione al 2024 - ha detto - ed è evidente che questo numero è insufficiente per una presa in carico complessiva del paziente, senza contare che i professionisti sanitari impegnati nella pandemia non hanno potuto ricevere da noi il sostegno adeguato. Il personale va valorizzato come una risorsa e solo una programmazione adeguata consentirà di non andare né in carenza né in eccesso».


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