Lavoro e professione

La Microbiologia clinica e il futuro: vecchie e nuove sfide da affrontare

di Pierangelo Clerici *

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24 Esclusivo per Sanità24

La Microbiologia clinica è giunta alla ribalta della cronaca dal 2020 con l’esplodere della pandemia da Sars-CoV2 (Covid) anche se la disciplina e i suoi professionisti sono da sempre impegnati nella lotta alla diagnosi delle infezioni e quindi a generare quelle indicazioni che risultano fondamentali per il clinico nel trattamento delle patologie infettive.
L’evoluzione delle tecnologie diagnostiche che, è innegabile, hanno avuto una accelerazione importante con la pandemia, consente ora di essere più rapidi ed efficaci nella diagnosi ed è per questo che oggi si parla spesso di fast microbiology come applicazione di diagnostiche rapide che consentono in poche ore di definire quale agente eziologico è responsabile di un’infezione e di quali farmaci siano efficaci nel trattamento della malattia. Tutto questo però ci pone davanti a sfide importanti che intervenendo su problemi storici, come ad esempio l’antimicrobico resistenza o il controllo delle infezioni nel paziente immunocompromesso, avvantaggerebbero non solo i pazienti e i clinici, ma anche le istituzioni nel prendere decisioni importanti sul versante della prevenzione e della terapia.
Pensiamo ai sistemi di sorveglianza epidemiologica che si basano sulla rilevazione dei microrganismi circolanti; le modalità d’approccio al problema oggi non si basano più esclusivamente sull’isolamento del battere o sulla rilevazione del virus responsabile dell’episodio infettivo, ma si attuano definendo con metodiche di biologia molecolare le caratteristiche del genoma dei microrganismi consentendo di avere certezza sulle caratteristiche di patogenicità e virulenza dei medesimi.
Quando parliamo di sequenziamento genico parliamo della possibilità di evidenziare per singolo microrganismo eventuali geni di resistenza ai farmaci o di individuare precocemente mutazioni che ne modificano le caratteristiche di aggressività compresa la possibilità di eludere azioni di prevenzione come le vaccinazioni.
Le mutazioni sono espressioni biologiche naturali, come abbiamo imparato con il Sars-Cov-2. Fino a poco tempo fa, identificare e definire le differenze tra microrganismi appartenenti alla stessa specie richiedeva giorni, ma ora grazie alle nuove tecnologie, sono sufficienti solo poche ore. È fondamentale ricordare che l’interpretazione dei risultati che si ottengono con le nuove tecnologie a disposizione devono essere analizzati criticamente e validati da chi ha un’esperienza reale e questo compito, quando si parla di microrganismi siano essi batteri o virus o miceti o parassiti, è solo del microbiologo clinico che per formazione accademica e curriculare può interpretare tutte le variabili insite nel risultato ottenuto. L’eventuale aiuto dell’Intelligenza Artificiale, che ormai preme alle porte, dovrà essere sempre mediato dall’intelligenza naturale che ciascun professionista potrà personalmente mettere a disposizione.
Appare evidente che qualsiasi diagnosi di microrganismo responsabile di infezione, anche la più banale se mai di banale ne ce fosse qualcuna, non può essere delegata ad altri se non sotto la stretta governance del microbiologo.
Non possiamo dimenticare che in una visione One Health del sistema salute il ruolo del microbiologo clinico è determinante nell’affiancare altre figure di professionisti che si occupano delle problematiche connesse agli animali e all’ambiente ed è per questo che dobbiamo essere sempre presenti nei tavoli istituzionali in cui si affrontano questi problemi per l’assunzione di decisioni operative.
Questi temi saranno oggetto di confronto e discussione in occasione del 51° Congresso nazionale dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani che si terrà a Rimini dall’8 all’11 marzo dove si tratteranno molteplici temi di Microbiologia clinica che consentiranno di trasferire le esperienze dei numerosi e qualificati relatori nella pratica quotidiana dei Laboratori di Microbiologia.

* Presidente Amcli Ets


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