Medicina e ricerca

Oncologia/ Aiom avvia la campagna "Breast-carcinoma del seno". Nuovo appello: "i test genomici siano inseriti nei Lea"

di Saverio Cinieri *

S
24 Esclusivo per Sanità24

In Italia sono attive e presenti sull’intero territorio nazionale 256 Breast Unit per la gestione multidisciplinare del tumore del seno. Di queste 42, pari al 16%, gestiscono meno di 150 casi l’anno e presentano quindi volumi d’attività inferiori a quelli raccomandati dalle istituzioni sanitarie nazionali. Il 56% delle Unit sono coordinate da un chirurgo-senologo, il 24% da un medico oncologo e il 19% da altri professionisti sanitari. Sono questi alcuni dati che emergono da un censimento dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) che ha lanciato la nuova campagna nazionale "Breast-carcinoma del seno". Prevede un portale web www.breastunit.info nel quale sono contenute le principali informazioni sul carcinoma mammario (prevenzione, diagnosi precoce, screening, sintomi, terapia). Offre inoltre on line tutti i contatti delle singole Breast Unit operanti sul territorio nazionale. Sono previsti una forte attività social e un convegno nazionale per meglio delineare i percorsi delle pazienti e migliorare la loro qualità di vita. Parteciperanno all’evento clinici, associazioni dei pazienti, rappresentanti delle istituzioni. L’intero progetto, reso possibile con il contributo di Novartis, è stato presentato oggi nell’ultima giornata del Congresso nazionale dell’Aiom a Roma. Vogliamo migliorare il livello d’informazione in Italia, aumentare il numero di diagnosi precoci e salvare così più vite. La Breast Unit deve essere l’unico centro che segue una donna in tutto il suo percorso di cura. Solo così siamo in grado di offrire alle pazienti un’assistenza qualificata e multidisciplinare. È anche grazie al ‘lavoro di squadra’ che sono aumentati negli ultimi anni i tassi di sopravvivenza ed è migliorata la qualità di vita delle pazienti con tumore della mammella. La donna viene presa in carico da un team di professionisti e da gruppi di lavoro che studiano il singolo caso, individuano la terapia più idonea, l’eventuale percorso chirurgico e poi le cure successive. Fin dal dicembre del 2014 un’intesa Stato-Regioni ha istituito i Centri di Senologia. Dopo otto anni riscontriamo che queste strutture sono effettivamente presenti in modo capillare sull’intero territorio nazionale. Va però migliorata l’organizzazione di alcune Unit e soprattutto è indispensabile che siano rispettati tutti i parametri previsti. Oltre il numero di casi l’anno è fondamentale che vi sia effettivamente la presenza di tutti e sei i diversi professionisti: radiologo, chirurgo, patologo, oncologo, radioterapista e data manager.
Inoltre dal Congresso Aiom è stato lanciato l’allarme sullo scarso utilizzo dei test genomici per il tumore del seno, per evitare alle donne eleggibili chemioterapie inutili. Questo sta avvenendo nonostante siano stati resi rimborsabili da un decreto del Ministero della Salute nel luglio del 2021. Dopo 14 mesi delle oltre 10mila donne candidabili solo 4.000 hanno eseguito l’esame molecolare. Il 60% delle malate non ricorre a test semplici, poco invasivi e gratuiti che possono limitare fortemente il ricorso a trattamenti oncologici inutili. I test genomici rappresentano un patrimonio importante sia per i malati che per i medici. A fine 2020 è stata approvata la legge che creava un fondo ad hoc per l’acquisti degli esami, a cui ha fatto seguito un decreto attuativo. Come Aiom abbiamo contribuito a scrivere quel provvedimento ed è stata la prima volta che le Istituzioni sanitarie nazionali hanno chiamato la nostra Società Scientifica e avviato questo genere di collaborazione. Sono poi passati molti mesi, nei quali i 21 sistemi sanitari regionali e provinciali presenti in Italia hanno reso effettiva la legge nazionale con altri decreti attuativi e l’avvio delle gare d’acquisto. Dopo tutto questo tempo però riscontriamo ancora ritardi burocratici, problemi organizzativi e più in generale una sottovalutazione delle potenzialità dei test che li rendono di fatto sottoutilizzati. Sugli esami genomici per il carcinoma mammario l’Aiom ha svolto un’indagine interna tra 212 giovani medici. Per sei oncologi su dieci i test andrebbero inseriti nei Livelli Essenziali d'Assistenza (Lea). Quest’ultima può essere una possibile soluzione ad un problema che ci stiamo trascinando da troppo tempo. Sono esami che presentano un alto livello di validazione scientifica e che consentono di individuare i potenziali rischi di sotto o di sovra trattamento. Quindi stabiliscono un’eventuale necessità d’intensificazione terapeutica. La genomica, applicata al carcinoma mammario, ci consente di meglio definire il tessuto tumorale. Possiamo prevedere la probabilità di recidiva di neoplasia in seguito all’intervento chirurgico e la risposta alle terapie. Non sempre è necessaria una chemioterapia dopo questi primi trattamenti e grazie ai test lo stabiliamo con precisione.

* Presidente Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom)


© RIPRODUZIONE RISERVATA