Medicina e ricerca

Prevenzione dell’influenza: perché dobbiamo proteggere di più e meglio la nostra popolazione

di Paolo Bonanni *

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24 Esclusivo per Sanità24

La stagione influenzale 2023/24, ancora in corso, ha già battuto molti record. Si è trattato della più pesante in termini di numero di casi fino a metà febbraio tra quelle registrate dall’istituzione del sistema di sorveglianza Influnet nel 2004/05. Inoltre, la circolazione prevalente del virus tipo A H1N1 - imparentato con il virus pandemico del 2009 - ha determinato una quota rilevante di casi gravi, con numerose ospedalizzazioni e morti, anche in soggetti giovani.
Pur se non abbiamo ancora i dati ufficiali, le coperture con i vaccini anti-influenzali nella popolazione target sopra i 60 anni e nei gruppi a rischio hanno verosimilmente mantenuto i livelli dello scorso anno. L’obiettivo minimo del 75% di copertura appare però ancora lontano. Purtroppo, la stanchezza nei confronti della pandemia da COVID-19, inspiegabilmente traslata sui vaccini COVID, ma anche sui vaccini dell’adulto in generale, ha fatto credere a molti che, terminata ufficialmente la pandemia, fossimo esenti da rischi gravi. Non ha certamente aiutato una comunicazione tutta mirata a tranquillizzare sulla mancanza di emergenze, che si è di fatto tramutata in un messaggio di scarsa importanza della prevenzione vaccinale COVID (e non solo), anche nei gruppi a rischio. Il risultato, sotto gli occhi di tutti, di poco più di 2 milioni e 100mila dosi di vaccini COVID utilizzate, con una copertura negli ultra 60enni di circa il 10% stride enormemente con i dati di Paesi che ci stavano a distanza per prima e seconda dose (Francia e Germania), per non parlare del Regno Unito, dove le coperture per vaccini COVID di questa stagione viaggiano su livelli del 70% per i soggetti sopra i 65 anni.
Di converso, per guardare in prospettiva gli aspetti positivi sulla vaccinazione anti-influenzale ereditati dalla presente stagione, va rimarcato il fatto come, dopo anni di semplice elencazione dei vaccini disponibili e indicati in diverse popolazioni, la Circolare del Ministero della Salute dello scorso aprile abbia per la prima volta espressamente raccomandato in via preferenziale i vaccini ‘potenziati’ (adiuvati e ad alto dosaggio) per la popolazione anziana. Questo riconoscimento della necessità di un uso più appropriato dei vaccini anti-influenzali (‘a ciascuno il suo’) corona un decennio di sottolineature fondate su dati scientificamente consistenti sul tema da parte del mondo della sanità pubblica. E trova la conferma della sua bontà nella quasi contemporanea analoga presa di posizione della sanità americana, che ad agosto 2023, ha pure per la prima volte emanato raccomandazioni preferenziali per i vaccini ‘potenziati’ nella popolazione di età più avanzata, sulla scia di quanto da tempo riconosciuto in Paesi quali Regno Unito, Australia e Austria.
Oggi è tempo di un primo bilancio su come le Regioni abbiano applicato nella stagione vaccinale iniziata lo scorso autunno tali indicazioni, e per consolidare la raccomandazione di una vaccinazione preferenziale con vaccini adiuvati o ad alto dosaggio nella popolazione ≥60 anni, target dell’offerta attiva e gratuita del vaccino anti-influenzale. Inoltre, è fondamentale pensare a iniziative di chiamata attiva della popolazione per fascia di età, soprattutto imparando ed estendendo esperienze già messe in atto con successo.
Di tutto questo si è discusso tra esperti, rappresentanti della prevenzione delle diverse Regioni, del Ministero e dell’Istituto Superiore di Sanità, riuniti a Roma per la quinta edizione del FluDay, divenuto ormai un appuntamento tradizionale, utile a tracciare la strada per la prevenzione dell’influenza nell’immediato futuro.

* Dipartimento di Scienze della Salute – Università degli Studi di Firenze


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