Medicina e ricerca

SiMot: sviluppato a Bari un innovativo test antigenico per rilevare i tumori in 20 minuti

di Luisa Torsi*

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L’Università di Bari, insieme all’Università di Brescia, sta attualmente sviluppando un innovativo test antigenico per la rilevazione dei tumori.
La ricerca, guidata con Eleonora Macchia, Gaetano Scamarcio dell’Università di Bari e da Fabrizio Torricelli dell’Università di Brescia, ha sviluppato un test in grado di fornire risultati in circa 20 minuti.
Il dispositivo è attualmente in fase di validazione presso l’Istituto Tumori di Bari, sotto la supervisione del reparto di ginecologia oncologica diretto dal Prof. Gennaro Cormio. La ricerca nasce nel Centro di Innovazione Regionale Single Molecule Digital Assay, dove ci impegniamo nell’applicazione delle nuove tecnologie per le analisi biochimiche per la diagnosi di patologie oncologiche ed infettive utilizzando metodi all’avanguardia sia molecolari, per la rivelazione di acidi nucleici (DNA, RNA), sia antigenici/immunometrici per la rivelazione di proteine (antigeni, anticorpi). Affrontiamo la sfida dell’invasività nelle analisi tradizionali.
Il nostro obiettivo è sviluppare tecnologie abilitanti point-of-care (POC) ad alte prestazioni, con un limite di rilevabilità (LOD) alla singola molecola e con una percentuale molto bassa di falsi-positivi e falsi-negativi (< 1 – 5 %). Queste tecnologie saranno capaci di rivelare sia marcatori molecolari che proteine in fluidi periferici come plasma, siero, urina, ma anche saliva, offrendo un approccio meno invasivo e più accurato.
Il nuovo test antigenico è uno strumento economico e rapido che potrebbe portare a terapie più tempestive ed efficaci. I dati, raccolti dal dispositivo grazie a una cartuccia usa e getta, saranno processati con un algoritmo di intelligenza artificiale con una incidenza di falsi positivi e negativi inferiore all’1-5%, garantendo le stesse prestazioni dei test molecolari attualmente in uso nei laboratori. La sperimentazione in corso per la validazione della piattaforma SiMoT permetterà di validare le prestazioni analitiche del dispositivo che, poi, potrà essere utilizzato per verificare la presenza di marcatori dei tumori ginecologici nei campioni biologici delle pazienti.
La ricerca è stata finanziata dal dipartimento Salute e da quello di Economia di Regione Puglia che, così, pone le premesse per un distretto industriale biomedico interessante che potrebbe avviarsi con la costituzione di un’azienda pugliese di produzione di SiMot, se il ministero della Salute validerà i risultati della sperimentazione.Tale sperimentazione potrebbe permettere di ottenere la validazione ministeriale e di passare alle fasi seguenti per i successivi cinque anni e consentirà di effettuare test ad un costo inferiore a 10 €.
Tale tecnologia potrebbe avere importanti ricadute non solo in campo biomedicale, ma anche nell’ambito dell’agricoltura di precisione e nei sistemi agricoli sostenibili, nonché per il monitoraggio della salute degli animali. Miriamo a fornire soluzioni avanzate e performanti, che vanno dalla diagnosi e il monitoraggio della salute a una varietà di settori.

* Docente di Chimica presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro


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