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Hiv: in Toscana circa 6mila pazienti in cura, circa 300 casi ogni anno

di Sara Lavorini

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24 Esclusivo per Sanità24

In Toscana attualmente sono circa 6mila le persone Hiv positive, seguite dagli 11 reparti di malattie infettive, ai quali va aggiunto il centro di riferimento dell'Ospedale Meyer di Firenze per i casi pediatrici e il Centro Mts di Firenze.
Le nuove diagnosi di infezione negli ultimi anni si sono attestate intorno a 300 l'anno con qualche oscillazione: nel 2017 ultimi dati disponibili, sono state 263 con un' incidenza per 100mila abitanti del 6,3, che pone la regione al 5° posto a livello nazionale.
I dati elaborati dall' Agenzia regionale di Sanità confermano che in Toscana oltre un quarto delle nuove diagnosi sono over 50 e tra questi, il 53,4% sono eterosessuali. La medesima percentuale (53,4%) esprime il numero di nuovi pazienti Late presenter (< 350 CD4), mentre il 20,9% delle segnalazioni coincidono con la notifica di Aids.

«Oltre il 90% sono in terapia e oltre il 90% di questi sono in soppressione virologica (dati estratti da alcuni dei centri maggiori) - dichiara Massimo A. Di Pietro
coordinatore Malattie infettive azienda Usl Toscana-Centro -, i casi prevalenti di Aids sono 1.659 (aggiornamento al 2015). Per il secondo anno consecutivo non sono stati registrati casi pediatrici e la trasmissione sessuale supera il 90%: Eterosex 48,5% (M 26,8 – F 22,6); Msm (Men who have sex with men) 43,8%; Idu (Injective Drug User) 6,7%, dato in controtendenza rispetto gli anni precedenti. Nei centri maggiori la percentuale di Msm e Idu pesano maggiormente, ad esempio a Firenze raggiungono rispettivamente il 50,1% e 8,9%. Dal punto di vista della prevenzione, è da segnalare che, oltre agli interventi "istituzionali" coordinati a livello della Regione Toscana, nelle scuole intervengono in modo diffuso in molte realtà locali anche associazioni di volontari. Sempre più sponsorizzata in numerose città l'offerta di test rapidi in occasioni di eventi quali ad esempio le weeking test, alcune associazioni hanno ormai una attività stabile e programmata di offerta "community based" dei test con percorsi strutturati di invio e presa in carico dei casi "reattivi"».

Oltre 37 milioni di persone vivono nel mondo con l'infezione da Hiv. In molti paesi la proporzione di pazienti che ha accesso alla terapia antiretrovirale, in grado di controllare la replicazione del virus oscilla tra il 50 e il 60%. Ma in Italia lo scenario è decisamente migliore: oltre il 90% dei pazienti che accede alle cure è "undetectable", ossia in grado di controllare completamente la replicazione virale. Abbiamo tuttavia necessità di opzioni terapeutiche semplici, ben tollerate, con un'efficacia terapeutica superiore al 90%, per favorire l'aderenza alla terapia e mantenere il successo virologico nel tempo. Entro l'autunno saranno disponibili in Italia due nuove opzioni terapeutiche in Str (single tablet regimen), presentate durante l'11esima edizione del Congresso Icar, Italian Conference on Aids and Antiviral Researc: la prima prevede l'utilizzo dibictegravir, inibitore dell'integrasi di seconda generazione, mentre la seconda di doravirina, inibitore non nucleosidico della trascrittasi inversa di ultima generazione.

«Abbiamo necessità - spiega Antonella Castagna, professore associato Malattie Infettive, Università Vita Salute San Raffaele Milano - di nuove opzioni terapeutiche per prevenire e combattere il fenomeno della resistenza, fenomeno fortunatamente molto limitato in Italia ma che affligge già i paesi a risorse terapeutiche limitate. Per i pazienti italiani Hte (highly treatment experienced), con limitate opzioni terapeutiche (si stima il 3-5% dei pazienti che ha accesso alle cure) si è in attesa di due nuovi farmaci, entrambi capaci di ostacolare l'ingresso del virus nella cellula con meccanismo d'azione innovativo. Fostemsavir è un farmaco antivirale, somministrabile per via orale, che agisce impedendo il legame tra il virus Hiv e il recettore CD4 presente sulle cellule. Esistono già trials molto solidi - spiega Antonella Castagna - in cui sono stati inseriti anche pazienti italiani, che dimostrano l'efficacia e la sicurezza del farmaco nella terapia dei pazienti complessi».

L'altra opzione terapeutica, già registrata negli Stati Uniti, e in fase di valutazione in Europa, è rappresentata da ibalizumab, il primo anticorpo monoclonale contro l'infezione da Hiv. Questo viene somministrato per via endovenosa ogni 14 giorni; i primi pazienti italiani lo stanno utilizzando da alcune settimane grazie al supporto di Aifa.


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