Aziende e regioni

L'eccellenza del Ssn e quelle 12 "vergogne" su cui correre ai ripari

di Stefano Simonetti

S
24 Esclusivo per Sanità24

Il Servizio sanitario nazionale italiano è ritenuto uno dei migliori del mondo. Nonostante i tagli finanziari del passato e i grandi problemi congiunturali, si deve riconoscere che dopo due anni di stato di emergenza la Sanità pubblica è riuscita a sopravvivere soprattutto grazie alla dedizione e professionalità dei suoi 700.000 lavoratrici e lavoratori. Gli innumerevoli stress test cui è stato sottoposto il Ssn hanno evidenziato molte criticità nei confronti delle quali si deve assolutamente intervenire: dal drammatico sottofinanziamento delle aziende sanitarie alla carenza ormai quasi irrecuperabile del personale sanitario di alcuni profili e discipline. Sono stati molti – giustamente esaltati dai media – gli episodi di serietà professionale, senso del dovere e abnegazione che hanno messo in atto gli operatori. In un contesto di quasi assoluta eccellenza nessuno può tuttavia ignorare che i problemi sono molti e le criticità che la Sanità deve superare appaiono urgenti e oramai ineludibili.
Un noto giornalista italiano ha pubblicato mesi fa un libro nel quale ha individuato sette cose di cui vergognarsi come italiani. Prendendo spunto da quella idea, vorrei individuare alcuni eventi o tematiche che, nel contesto di generale tenuta e apprezzamento del Servizio sanitario, hanno inflitto o stanno continuando ad infliggere duri colpi a un sistema che – si ripete – è di assoluta eccellenza e nella stragrande maggioranza dei casi è positivo. Si tratta di situazioni e episodi isolati, atteggiamenti devianti della politica a tutti i livelli ovvero ancora di patologie istituzionali che ci portiamo dietro da anni. Alcuni sono da addebitare ai singoli individui, altri sono di una matrice collettiva in cui le responsabilità sono ben più estese. Provo a elencare questa dozzina di "cose" per cui ci dobbiamo vergognare, anche se la vergogna dovrebbe essere tutta da addebitare ai protagonisti che, in tutti i casi citati, sono ben identificabili.
1. IL RINNOVO DEI CONTRATTI COLLETTIVI DI LAVORO
I tre contratti collettivi del personale della Sanità, ancora da rinnovare, sono già scaduti da più di due mesi e se per il comparto c’è una ipotesi di quasi imminente chiusura, per le due aree dirigenziali non esiste nemmeno una bozza di Atto di indirizzo del Comitato di settore. I lavoratori della Sanità sono in pratica in ritardo di una intera tornata contrattuale.
2. LE RETRIBUZIONI DI INFERMIERI E MEDICI
È assai agevole reperire le statistiche relative ai livelli salariali del personale sanitario nei paesi UE e rilevare come i nostri medici e infermieri sono tra i peggio pagati, quantomeno nei paesi più avanzati dell’Unione. Non ci si deve, allora, stupire se, come rilevato dalla Cimo, il 72% dei medici vuole fuggire dal Ssn oppure che la Regione Valle d’Aosta ha introdotto con una sua legge una “indennità di “attrattività” per incentivare l’arrivo e contestualmente evitare la fuga di queste professionalità oltre il confine. Ma c’è anche l’esempio nel nord della Lombardia dove ormai tanti infermieri vanno a lavorare in Svizzera dove sono pagati il doppio.
3. LA PRESENZA FEMMINILE NEI VERTICI DELLA SANITÀ PUBBLICA
Sotto questo aspetto parlano i numeri nella loro asettica oggettività:
• su 21 presidenti di Regione 1 sola è donna
• su 21 assessori alla Sanità 4 sole sono donne
• su 223 Direttori generali nelle aziende ed enti del Ssn solo 48 sono donne (il 21,5%), nonostante nell’elenco nazionale su 1.287 idonei alla carica le donne siano 327 pari al 25,4%
•su 6.639 direttori di struttura complessa sanitaria solo il 14/15% sono donne.
4. LE SANATORIE DEI PRECARI
A partire dalla legge Mariotti di riforma ospedaliera – cioè negli ultimi 50 anni – il legislatore è intervenuto per almeno una dozzina di volte a sanare le situazioni dei precari della Sanità che, in un paio di occasioni, hanno toccato picchi inverosimili (70.000 nel 1985 e 53.000 nel 2021). Le sanatorie – o stabilizzazioni che dir si voglia – sono sempre a rischio di incostituzionalità ma, soprattutto, costituiscono un inequivocabile segnale di incapacità del sistema sanitario di reclutare correttamente e regolarmente le risorse umane necessarie ad erogare e garantire l’assistenza sanitaria. Se poi tale incapacità derivi dalla complessità e inefficacia sostanziale di norme concorsuali obsolete e inutilmente burocratiche, dai bandi che vanno deserti o da atteggiamenti utilitaristici dettati dai cronici problemi finanziari da parte delle Regioni e delle Direzioni aziendali, non cambia molto i termini della problematica.
5. I TEMPI DI ADOZIONE DEI DECRETI ATTUATIVI
Benchè la legge Madia del 2015 avesse promesso di eliminare tutta la normazione di secondo livello prevedendo che le leggi fossero “autoattuative”, la situazione non è affatto migliorata, anzi si potrebbe dire che è ancora peggiore sia per i tempi che per la qualità delle norme. Alcuni esempi:
• Decreto del MISE sulle coperture assicurative dei medici previsto dalla legge Gelli del 2017: ancora non è in Gazzetta dopo cinque anni;
• Dpcm che disciplina l'apprendistato nel pubblico impiego ai sensi dell’art. 47, comma 6 del D.lgs. 81/2015 : ancora non è in Gazzetta dopo sette anni;
• Istituzione dell'Osservatorio sulle violenze sui sanitari: entrato in vigore con 15 mesi di ritardo;
• Dm sulla indennità per i lavoratori somministrati della sanità: entrato in vigore con 7 mesi di ritardo.
Se i primi due atti sono oggettivamente complessi – ma, in ogni caso, il ritardo è tale da non essere scusabile – gli altri due erano semplici e lineari e dovevano essere adottati in tempo.
6. I RAPPORTI TRA LO STATO E LE REGIONI
In soli dieci anni (dal 2010 al 2020) il Governo ha impugnato 536 leggi regionali che si riteneva avessero invaso la competenza dello Stato centrale e in 66 casi la materia contestata era afferente alla Sanità. Il dato testimonia da solo quanti problemi ha generato la riforma (imperfetta) del Titolo V della Costituzione e non passa settimana che la Corte costituzionale non intervenga a dirimere il conflitto (l’ultima è la sentenza n. 36 del 18 febbraio 2022).
7. GLI ESTENSORI DELLE NORME
Una caratteristica evidente che si riscontra nella normativa degli ultimi anni è la decadenza della tecnica legislativa, la contorsione e, a volte, l’assoluta incomprensibilità delle disposizioni legislative; per non parlare dei frequenti errori, imprecisioni e improprietà nei quali incorrono gli estensori delle norme che riguardano la Sanità. Sabino Cassese sulla questione ha invocato un lockdown di sei mesi per gli autori di nefandezze burocratiche ai limiti dell’illeggibilità.
8. LA GIURISPRUDENZA
Costituisce un dato di fatto che la giurisprudenza relativa al personale del Ssn è copiosa e molto discordante. È ovvio che le scelte dei magistrati sono sempre da rispettare ma, a volte, sono sconcertanti per la loro fantasia, per come di differenziano tra loro ma anche per una ridondanza evitabile. I latini dicevano tot capita tot sententiae ma quello che si è visto in relazione all'obbligo di vaccinazione supera ogni immaginazione: in decine di pronunce si riscontrano scelte completamente diverse in tema di giurisdizione ma anche nel merito. La palma della singolarità va, però, ad una recente pronuncia di un TAR che, per affermare la competenza del Giudice ordinario, ha adottato una sentenza in forma semplificata – le cosiddette “sentenze brevi” – con la quale il TAR, per declinare la sua competenza, ha avuto necessità di 31 pagine di motivazione: e meno male che si trattava di una “sentenza breve”.
9. LA BOCCIATURA DELL'EMENDAMENTO CHE PREVEDEVA IL RISTORO ALLE FAMIGLIE DEI MEDICI DECEDUTI PER IL COVID
In sede di conversione del decreto 221/2020 era stato presentato un subemendamento per riconoscere un indennizzo alle famiglie dei medici deceduti per il COVID. La Commissione Bilancio del Senato ha bocciato la proposta per mancata copertura finanziaria, scatenando una reazione sdegnata da parte di tutti. La notizia invero è stata riportata molto male dai media perché non si tratta dell’intera categoria ma solo dei medici liberi professionisti senza copertura INAIL e sui numeri e sull’importo dell’indennizzo sono state dette tante inesattezze. Ma aldilà di ciò, resta la vergogna di aver negato una ventina di milioni a fronte di miliardi e miliardi di sopravvenienze passive che lo Stato ha dovuto sostenere. Sembra però che il Governo abbia intenzione di risolvere la questione.
10. IL FENOMENO DELLE VIOLENZE CONTRO I SANITARI
Sembra quasi che dopo l’entrata in vigore della legge 113/2020 la situazione sia peggiorata. È certo che l’emergenza sanitaria ha esasperato la gente nei rapporti con il personale sanitario ma gli episodi di violenza e di aggressioni verbali hanno ormai superato i limiti della tolleranza. La legge del 2020 ha molti difetti e da parte loro i CCNL potrebbero fare qualcosa. Per dire come il “Sistema” ha a cuore la questione basterebbe segnalare che l’Osservatorio nazionale sulle violenze è stato formalmente istituito solo ora con 15 mesi di ritardo e, comunque, non è ancora funzionante.
11. LA IVG NELLA REGIONE MOLISE
Dal 2022 nella intera Regione Molise è praticamente impossibile attuare una legge dello Stato visto che l’unico (!!!) ginecologo non obiettore è andato in pensione dopo essere stato trattenuto ricorrendo ad ogni possibile norma e dopo che i concorsi banditi dalla ASREM sono andati deserti. Il caso del Molise è una follia assoluta ma è sotto gli occhi di tutti che a livello generale le percentuali di obiettori in certe parti di Italia raggiungono picchi inauditi e non degni di un paese civile.
12. L’ELUSIONE DELL’OBBLIGO VACCINALE E SIMILI
L’enorme e contrastato dibattito intorno all’obbligo vaccinale dei sanitari è noto a tutti; ma, all’interno di centinaia di casi di truffa, corruzione e simulazioni, alcuni singoli episodi hanno messo in mostra situazioni veramente aldilà del limite della decenza, soprattutto quando (come nei primi tre casi), si tratta di professionisti con obblighi deontologici particolari:
•i due fratelli farmacisti in provincia di Monza che rilasciavano referti falsi dei tamponi effettuati ed erano già sospesi dall’Ordine;
• il dentista di Biella che si è presentato alla vaccinazione con il braccio di silicone;
• l’infermiera di Palermo che svuotava la siringa facendo un vaccinazione simulata per far ottenere comunque il certificato;
• i genitori di Modena che hanno negato il consenso ad un intervento indispensabile per il figlio pretendendo che il sangue fosse raccolto da donatori non vaccinati;
• le decine e decine di truffe che hanno generato green pass falsi utilizzando tutte le più avanzate tecnologie e informatiche.
Infine, per non farci mancare nulla, si sento di citare altri tre episodi che non riguardano la Sanità ma che – da cittadino – mi hanno fatto vergognare e preoccupare per la pessima deriva verso la quale si sta avviando la società civile. Mi riferisco alla percentuale di votanti nelle elezioni suppletive del collegio di Roma Centro che ha toccato il vergognoso limite dell’11%, alla follia dell’annullamento delle nomine del CSM da parte del Consiglio di Stato, sintomo evidente della grave crisi interna della Magistratura e, per chiudere, al fatto che in pieno dibattito sulla ormai necessaria presenza di una donna al Quirinale i partiti – tutti, senza esclusioni - hanno avuto la coerenza di indicare tra i grandi elettori 5 donne su 58 delegati regionali.


© RIPRODUZIONE RISERVATA