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Violenza operatori sanitari/ Fiaccolata in ricordo di Barbara Capovani e per sostenere e rilanciare la psichiatria

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24 Esclusivo per Sanità24

Saranno decine in tutta Italia le manifestazioni di psichiatri, altri professionisti della salute mentale, medici ed operatori sanitari, che domani, 3 maggio dalle 20, riempiranno le piazze italiane per ricordare Barbara Capovani, la psichiatra di Pisa barbaramente uccisa da un soggetto gravemente problematico – ex-paziente a lei affidato dalla Magistratura – che, all’uscita dal lavoro, l’ha aggredita con una violenza imprevedibile e dagli esiti purtroppo drammatici. Le manifestazioni, indette con il sostegno degli Ordini provinciali dei medici e della Società italiana di Psichiatria (Sip), con il supporto di altre società professionali e scientifiche, mirano a sensibilizzare la popolazione tutta e le Istituzioni sul tema della violenza nei luoghi di lavoro della sanità: ospedali, ambulatori, pronti soccorso, strutture residenziali e, più in generale, gli ambienti dediti alla cura ed alla riabilitazione di chi soffre, in particolare di disturbi mentali. Al momento le città coinvolte sono: Milano, Torino, Bologna, Cagliari, Palermo, Roma, Teramo, Ragusa, Napoli, Genova, Bari, Perugia, Catania, Siracusa, Bolzano, L'Aquila, San benedetto del Trento, Messina ma in questi giorni di festa molte altre si sono aggiunte.
«L’omicidio di Barbara, della nostra collega Barbara, ci ha aperto definitivamente gli occhi di fronte ad una condizione drammatica che ognuno di noi vive quotidianamente in prima linea e ad ogni livello nei contesti di cura – spiega Emi Bondi, presidente della Società italiana di Psichiatria e componente del ricostituito Tavolo tecnico sulla salute mentale coordinato dal professor Alberto Siracusano del Policlinico Tor Vergata –. È necessario che tutti si rendano finalmente conto come, non solo nei Dipartimenti di Salute mentale, ma anche in altri luoghi sanitari, che i compiti di cura vengano spesso travolti da richieste di controllo sociale che non possono riguardare medici ed operatori sanitari. Le nostre strutture, così come quelle della sanità in genere, sono diventate luoghi di pericolo e di angoscia. Sempre più frequentemente, infatti, i colleghi che lavorano nei Pronti soccorso sono esposti ad aggressioni ed intimidazione ad opera di soggetti che abbiamo difficoltà a definire pazienti, come pure di familiari che esigono risposte immediate e/o rifiutano le indicazioni fornite dai curanti. Questo stato di cose è una condizione non più accettabile e la mancanza di soluzioni a tali problemi non più rimandabile. La drammatica vicenda di Barbara, a Pisa, resterà scolpita nei cuori degli psichiatri e del personale della salute mentale con tutto lo sgomento e la rabbia che episodi simili sanno suscitare in ognuno di noi. Ci auguriamo che le Istituzioni, dopo anni di oblio, si rendano finalmente conto che questa ondata di protesta non si può più fermare e che le richieste di aiuto dei professionisti della psichiatria devono trovare adeguate risposte».
La Psichiatria - ricordano dalla Sip - è la disciplina da anni più esposta a tagli di risorse, soprattutto umane (le più importanti in questo ambito) e a ridimensionamento delle strutture necessarie per dare una risposta attiva e utile ai pazienti affetti da disturbi mentali. Peraltro, l’incremento degli invii ai Servizi psichiatrici degli autori di reato sta spostando i problemi delle carceri e delle strutture che hanno sostituito gli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) - le cosiddette Rems - sulle altre strutture della Psichiatria costringendola – senza difese – a occuparsi di chi non può stare alle regole di una normale convivenza quando queste regole ha già dimostrato di trasgredirle ampiamente. Dalla legge di riforma degli Opg non esistono ancora, poi, Servizi e percorsi terapeutico-riabilitativi differenziati in grado di garantire cura ma anche rispetto delle pene che derivano dal riconoscimento di reati particolarmente gravi compiuti da soggetti violenti. Per garantire tutto questo servono finanziamenti proporzionati agli impegni che i Servizi si devono assumere e nuovo personale adeguatamente formato; la psichiatria è divenuta, purtroppo, l’ultima branca della medicina nel nostro Paese per inadeguatezza di finanziamenti (meno del 3% del Fondo Sanitario, mentre solo in Francia si supera il 9%).
Tutto questo non può che avere conseguenze drammatiche che - alle estreme conseguenze - si manifestano con episodi quali quelli accaduti un po' dovunque e generano, per livello di gravità, l’omicidio di Pisa.
Dopo l’entrata in vigore della legge, gli Opg sono stati chiusi rapidamente, ma non è stato ancora dato seguito alla riforma, con autori di reato che rimangono liberi per mesi in attesa del posto in Rems e vengono, nel contempo, affidati alla "vigilanza" di strutture sanitarie - come i Centri di Salute mentale - che non posseggono capacità di controllo della violenza e sono esposti costantemente al rischio. Sono centinaia le segnalazioni di fatti violenti ogni giorno, ma migliaia sono quelli non denunciati per palese impossibilità di intervento e di risposta anche da parte degli organi addetti quali magistratura, polizia e carabinieri.
In questa dimensione del problema, la mancanza di medici specialisti e di infermieri specializzati in salute mentale, nonché la crisi progressiva dell’assistenza psichiatrica dovuta all’insufficienza dei luoghi di cura, crea un contesto invivibile nonostante il personale in servizio, da anni sottovalutato, stia dando il massimo possibile.


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