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Rapporto Agenas: nel 2025 in Italia mancheranno 3.632 medici di medicina generale

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Nel 2025 in Italia mancheranno 3.632 medici di medicina generale. Il picco di assenze si registrerà nel Lazio con un passivo di 584 camici bianchi, seguito da Sicilia (-542), Campania (-398) e Puglia (-383). A calcolarlo è l’Agenas, che ha pubblicato sul proprio sito un approfondimento sui medici di medicina generale. Più indietro, sottolinea Fimmg che ha rilanciato il report, ci sono Toscana (-253), Piemonte (-200), Emilia Romagna (-194), Veneto (-156), Lombardia (-135), Abruzzo (-127), Sardegna (-112), Liguria (-93), Umbria (-76), Friuli Venezia Giulia (-65), Calabria (-52), Marche (-42), Basilicata (-36). In attivo nel 2025 ci saranno solo due regioni, Valle d’Aosta (+9) e la Provincia autonoma di Trento (+7). Più in generale, in media a livello nazionale ogni medico di medicina generale ha 1.237 pazienti. Il contratto prevede, salvo eccezioni, che ciascun medico assista al massimo 1.500 pazienti. Nel 2020 nell’Unione europea il maggior numero di MMG è stato registrato in Francia (94.000), seguita dalla Germania (85.000), mentre il Portogallo (medici abilitati all'esercizio della professione) e l'Irlanda hanno riportato il maggior numero di MMG per 10.000 abitanti (rispettivamente 29,2 e 18,8 per 10.000 abitanti). L’Italia nel 2021 è a quota 6,81 per i medici di base e 1,2 per i pediatri “generici” per 10.000 abitanti, ma va considerato che nel numero di medici generici Eurostat considera anche i medici di continuità assistenziale, mentre per i pediatri considera anche quelli che in altri Stati non sono necessariamente a carico del bilancio pubblico. La percentuale di MMG è stata la più alta in Irlanda (54%), Portogallo (53% dei medici autorizzati erano medici generici) e Paesi Bassi (46%).
In Italia dal 2019 al 2021 il numero assoluto dei MMG si è ridotto di 2.178 unità e quello dei PLS di 386 unità. Il dato più interessante è quello sull'anzianità di servizio. Nel 2021, su 40.250 MMG, la quota con oltre 27 anni di anzianità è pari a 30.303 (il 75%). Le regioni con il maggior numero di assistiti per MMG sono: P.A. di Bolzano (1.494), Lombardia (1.450) e Calabria (1.423) mentre in coda ci sono Sicilia (1.034), Molise (1.030) e Umbria (1.020). Va, però, tenuto presente che nella Provincia Autonoma di Bolzano il contratto di convenzione con il SSN dei medici di base stabilisce quale massimale di scelte 2.000 assistiti.

"L’approfondimento che Agenas ha dedicato alla medicina generale - commenta Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg - è un utile strumento di politica sanitaria e auspichiamo che possa essere lo strumento che ci aspettavamo per un’azione legislativa e contrattuale per realizzare quel cambio di passo sull’assistenza territoriale del quale il nostro Paese ha bisogno". "Nel nostro Paese – continua il leader della Fimmg – si assistite ad una desertificazione della medicina territoriale, con un forte sbilanciamento di investimenti verso la specialistica che ha limitato gravemente il diritto alle cure dei cittadini, indotti negli anni a rinunciare alla prossimità dell’assistenza e a rivolgersi sempre più spesso al secondo livello, pubblico o privato che sia. La nostra speranza è che questo autorevole rapporto di Agenas diventi il punto di partenza di una programmazione che metta in condizione il territorio di tornare attrattivo, attraverso un necessario reinvestimento di risorse umane ed economiche, per rispondere in modo efficace alle esigenze di salute dei cittadini. Riteniamo, infine, questa integrazione di particolare rilevanza anche sui modelli in discussione per lo sviluppo di una sanità territoriale che sembra oggi guardi troppo a modelli esterofili, quasi affermando la primarietà dei modelli portoghesi o di altri paesi europei. Questi modelli - conclude Scotti - solo per la differenza di risorse umane in campo, mai potranno essere efficaci nel nostro paese con gli attuali numeri e con quelli che peggioreranno nei prossimi anni; forse bisognerebbe cominciare a confrontarsi, e come FIMMG siamo disponibili, su un modello italiano che, con i numeri giusti e le giuste programmazioni, ha sempre dimostrato di essere una eccellenza che ancora per tanti aspetti resiste, nonostante l'aumento di carichi di lavoro e la scarsità degli investimenti su personale e strumenti".


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