Aziende e regioni

Dai valore alla salute quando non ce l’hai più

di Valeria D. Tozzi *

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24 Esclusivo per Sanità24

L’appello dei 14 scienziati a tutela del Servizio sanitario nazionale (Ssn) ha avuto il grande merito di riportare l’attenzione sulla centralità del sistema sanitario a vocazione universalistica evidenziando il tema delle risorse e del finanziamento. Si tratta di un tono e di un modo che supera il dibattito da talk show che spesso affronta il tema della sanità usando quei fenomeni a maggior impatto politico in termini di consenso. Esiste, infatti, una certa ciclicità con la quale il tema delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie riemerge in questi salotti. Nessuno intende negare la rilevanza della questione, ma le modalità con le quali i temi complessi della sanità vengono trattati dovrebbero far sempre scorgere traiettorie di risposta praticabili, a tutela della motivazione di tutti gli operatori e della fiducia dei cittadini. Spesso ci si accontenta di inchiodare al muro qualche direttore o direttrice generale di azienda pubblica o qualche operatore allo sportello scalfendo sia la prima che la seconda.
Il tema delle risorse pubbliche destinate alla sanità è “la” questione sovraordinata. Come possiamo immaginarci che possa funzionare un sistema sanitario che vede una domanda crescente di servizi sanitari (siamo sempre tra i Paesi più “anziani” del mondo) e una progressiva riduzione delle risorse destinate alla salute collettiva? Ed è in questa prospettiva che assume rilevanza la percentuale della spesa sanitaria pubblica rispetto al Pil del Paese piuttosto che quella manciata di miliardi che incrementalmente si riesce ad allocare sul Ssn. Quella percentuale ci dice quanto un Paese punta non solo sull’erogazione di servizi finanziata da risorse pubbliche ma anche sulla salute quale volano economico (la pandemia ha reso evidente ai più la relazione tra salute e lavoro) e sociale. Quest’ultimo è spesso sottostimato o sottinteso. La salute è un costrutto sociale in ogni sua manifestazione: non solo la relazione tra pazienti e operatori ha un ruolo centrale negli esiti di salute, ma anche la reciprocità nei contesti sociali nasce quando non vi è disparità e competizione nell’accesso ai servizi. Sotto questo punto di vista la nostra Costituzione offre un contributo straordinario all’Art. 32 quado recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività...”.
Quindi, ci serve tutelare il nostro Ssn certamente per garantire l’accesso alle cure da parte dei cittadini, ma anche per sostenere l’economia e il tessuto sociale del Paese. Le configurazioni universalistiche dei sistemi sanitari si distinguono segnatamente per questo rispetto alle altre praticabili. In buona sostanza, aiutano a prevenire che individui e famiglie vivano accanto all’esperienza della malattia quella dell’indebolimento economico a causa delle spese mediche, riducendo l’agitazione sociale e l’ineguaglianza. Inoltre, garantire l’accesso all’assistenza sanitaria promuove stabilità nei circuiti economici del lavoro. Non dimentichiamo le questioni legate alla competitività internazionale: i Paesi con sistemi sanitari robusti possono essere più attraenti per gli investitori e le imprese in cerca di partner produttivi. Infatti, l’accesso all’assistenza sanitaria può essere considerato un vantaggio competitivo, attirando lavoratori qualificati e promuovendo l’innovazione. In più. Sotto il profilo tecnico, proprio le configurazioni universalistiche danno priorità alla prevenzione e all’intervento precoce per migliorare lo stato di salute generale delle popolazioni e mitigare i costi delle cure nel lungo periodo.
Semplici riferimenti solo per sottolineare le interdipendenze tra salute, economia e coesione sociale sulle quali il Ssn interviene contemporaneamente. Interdipendenze a cui si rinuncia ogniqualvolta si taglia il finanziamento del Ssn. Siamo in un momento critico anche per la salute del Ssn che sta facendo emergere non solo alcune “crepe” sulle condizioni di accesso alle cure ma anche il suo contributo alla coesione sociale. E questa non è questione da talk show.

* Direttrice EMMAS (Executive Master in Management delle Aziende Sanitarie e Socio Assistenziali) SDA Bocconi School of Management


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