Dal governo
Integrazione tra primo e secondo pilastro della Sanità. La proposta Confindustria-Confcommercio per un welfare che cambia
di Lucilla Vazza
La sostenibilità futura della sanità pubblica passa attraverso decisioni che vanno prese oggi. Per questo, in maniera eccezionale, Confindustria e Confcommercio hanno deciso di lavorare insieme a una proposta di riforma del sistema sanitario che integri la sanità pubblica (il cosiddetto primo pilastro) con quella complementare (secondo pilastro). E come spiegato nella presentazione della proposta che si è svolta oggi a Roma, l’obiettivo è uno sviluppo in direzione universalistica del secondo pilastro che non andrebbe a smantellare il Ssn, tutt’altro, poiché sarebbe sinergico e in grado di fornire anche risorse economiche nuove. Per funzionare, la riforma va accompagnata da incentivi fiscali: «per le aziende che versano quote per la sanità complementare, a beneficio del proprio personale, vanno previsti sgravi Irap proporzionalmente a quanto versato ed esonero contributivo totale sulle quote», come si legge nella proposta. Oggi tutto il welfare sanitario vale l’11,5% del Pil e dà lavoro direttamente e indirettamente a oltre 2 milioni e mezzo di cittadini. Con un potenziale di crescita che significa ancora più ricchezza per il paese e lavoro per imprese e operatori. Perfino negli anni più duri della crisi, la sanità ha creato nell’Europa a 15 ben 1,6 milioni di posti di lavoro. Le prospettive del peso della sanità in Italia e non solo è di crescita, uno sviluppo esponenziale come fotografato anche dai dati Ocse. In questo contesto la sanità integrativa oggi assiste in Italia oltre 4,5 milioni di cittadini. Quella italiana è la spesa pubblica tra le più basse del mondo occidentale a fronte di una spesa out of pocket privata tra le più elevate. La spesa che oggi i cittadini sostengono di tasca propria è di 32 miliardi di euro stimati, la più alta al mondo con 530 euro pro capite all'anno, ma grazie allo sviluppo del secondo pilastro diventerebbe spesa intermediata dai fondi in maniera strutturale. In questo modo si potrà favorire: un recupero di gettito sulla spesa sanitaria non tracciata; una maggiore efficienza del sistema sanitario nazionale; un'educazione del cittadino alla spesa sanitaria; un ingresso di risorse private verso il sistema sanitario; un'Anagrafe dei fondi e un flusso di informazioni importante sulla spesa e sulle esigenze sanitarie; vantaggi economici complessivi a saldo positivo.
Sangalli (Confcommercio): tempi maturi per un cambiamento concreto
Ha spiegato il numero uno di Confcommercio, Carlo Sangalli: «Abbiamo deciso di avviare un cammino comune con Confindustria per offrire al Governo e al Paese una proposta di riforma complessiva che, oltre ad efficientare la spesa pubblica, includa una progressiva revisione delle agevolazioni fiscali per la spesa privata, che potrà diventare più trasparente anche con il ruolo di “cerniera” dei fondi sanitari». Sono insomma maturi i tempi per dare alla sanità integrativa «un ruolo importante, che va valorizzato e sostenuto, che va compreso e sussidiato, attraverso quel meccanismo fondamentale di sussidiarietà orizzontale previsto dalla nostra costituzione», ha precisato Sangalli nel suo intervento di apertura.
Da tempo infatti si discute su come intervenire nel capitolo della sanità integrativa. E in questo senso, ha spiegato ancora il leader dei commercianti va valorizzato « quanto di buono e di utile hanno finora hanno saputo realizzare i corpi sociali, in modo autonomo e spesso da battistrada. Sarebbe davvero ingiusto relegare le nostre attività e le nostre iniziative solo come a un nuovo ambito da vigilare». Per questo, l’invito alla politica e alle istituzioni è diretto: «siamo pronti a fare la nostra parte per contribuire ad un confronto serio e aperto sulla prospettiva di integrazione dei due pilastri, dentro un nuovo scenario da disegnare con il Governo su obiettivi di sostenibilità complessiva e di medio lungo periodo»
Per Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria , «L'importanza di questa riforma è evidente se si considera che il welfare sanitario, e la connessa filiera imprenditoriale di produzione e commercializzazione di beni e servizi, rappresenta un settore economico dal potenziale di crescita enorme che vale l'11,5% del Pil con oltre 2,5 milioni tra addetti diretti ed indiretti. Efficientarne le componenti è quindi precondizione per un impulso forte ad una crescita, anche economica, del settore». In un momento in cui «la spesa per la sanità pubblica decresce , mentre la domanda di assistenza cresce, il tema della sostenibilità chiede idee innovative e percorribili», ha sostenuto Panucci «Senza sottovalutare il tema delle risorse che con un’integrazione virtuosa tra i due pilastri si potrebbero sprigionare a beneficio dei cittadini stessi». «Il progressivo indebitamento per la spesa sanitaria personale o la rinuncia alle cure mettono a rischio il principio dell'universalismo. La nostra proposta - ha indicato Panucci - ha una serie di vantaggi per cittadini, lavoratori e imprese attraverso un sistema di agevolazione fiscale rinnovato. È una proposta non a costo zero ma che potrebbe essere vantaggiosa per l'Erario perché farebbe emergere una spesa sotterranea, aumentando il gettito».
Sacconi (Ap-Ncd): «Politica più lenta dei corpi intermedi. Però serve authority vigilante sui fondi»
Nel dibattito sono intervenuti diversi esponenti politici. Per l’ex “superministro” del Welfare, Maurizio Sacconi «Si è già perso tempo. I corpi sociali intermedi hanno una funzione trainante nei cambiamenti, laddove la politica resta ferma. Ha mancato di coraggio». Il modello del futuro è il welfare personalizzato, cavallo di battaglia dell’ex ministro già ai tempi della presentazione del Libro Bianco. «Bisogna puntare al benessere delle persone senza il cinismo dei numeri. E per farlo va sviluppata la sanità integrativa ma in modo rinnovato: bisogna avere una “visione”. E la stoccata va ai poteri locali «che spesso sono incapaci di fare la cosa giusta». «È il momento di superare, ha detto ancora Sacconi, la visione statica del Ssn, vanno messi in discussione alcuni tabù. Oggi rispetto a vent’anni fa, abbiamo gli strumenti per capire dove ci sono le inefficienze, che restano soprattutto nella gestione degli ospedali. Solo così si possono liberare le risorse per l’innovazione. La politica locale spesso è stata vigliacca».
In questa direzione di rottura dei tabù colloca anche il bisogno, l’impulso a prendere il meglio dal secondo pilastro: «Pensare a fondi in grado di accompagnare la persona nelle varie fasi della vita. Un modello complementare può fare molto per i cittadini. Ma occorre avere il coraggio di una più attenta regolazione». E sul capitolo della deducibilità fiscale vera “condicio sine qua non” contenuta nella proposta «Dobbiamo sostenere la proposta di oggi, ma bisogna dire le cose come stanno: c’è ancora troppo sommerso, è necessaria la trasparenza in ogni fase. Per questo serve una vigilanza tecnica». La trasparenza è essenziale per alimentare la fiducia dei cittadini verso uno strumento considerato da sempre un appannaggio dei ceti più ricchi «È necessario pensare a un’authority (per esempio, la Covip). Ci sono molti cambiamenti da fare, rivedere il sistema delle deducibilità. Bisogna passare dall’individuale al collettivo. Ma non si può fare senza avere chiaro dove si vuole arrivare. Un sistema universalistico senza compartecipazione non è più pensabile. Ma il cambiamento va fatto in modo innovativo. Con un pubblico che può mettersi in competizione con il privato, ma con nuove forme di regolazione».
Mandelli (FI), valorizzare integrativa per ammodernare sistema
«L'invecchiamento della popolazione, il problema dell'autosufficienza e i progressi nell'ambito dell'innovazione tecnica e farmaceutica suggeriscono la necessità di un profondo ammodernamento del nostro servizio sanitario nazionale, anche attraverso una crescente integrazione tra il primo e il secondo pilastro, ossia la sanità complementare». Lo ha detto il senatore e capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio, Andrea Mandelli. «Il servizio sanitario universalistico è un imprescindibile ammortizzatore sociale, ma ha dei limiti che vanno corretti e in questo il secondo pilastro ha un ruolo fondamentale», ha concluso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA