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Sanità e migranti, indagine Inmp-Istat: «Con la crisi economica in cattiva salute il 20% in più»

di Rosanna Magnano

I migranti stranieri arrivano in Italia condizioni di salute migliori rispetto ai cittadini italiani ma con il tempo si verifica una sorta di assimilazione verso il basso e il vantaggio iniziale si perde per strada tra crisi economica, minore prevenzione, discriminazione sul lavoro e salute mentale in discesa. Se nel 2005, gli stranieri presentavano uno stato di salute migliore, nel 2013 le differenze si sono ridotte e addirittura annullate per quanto riguarda la salute fisica, ed è aumentata la quota di persone che dichiarano cattiva salute mentale, soprattutto tra le donne. E chi risiede in Italia da oltre 10 anni ha una probabilità superiore del 20% di dichiarare cattiva salute percepita rispetto a chi è appena arrivato. Migliora l’accesso agli screening per le donne ma le straniere restano indietro, soprattutto le africane. Più esposti a obesità i maschi dell’Est Europa. Poca prevenzione per gli asiatici. Sono i dati diffusi dall’Istituto nazionale salute migrazioni e povertà (Inmp) e Istat al Convegno “Epidemiologia della salute della popolazione immigrata in Italia: evidenze dalle indagini multiscopo Istat”.

«Attraverso i dati dell'indagine multiscopo Istat- spiega Concetta Mirisola, direttore generale dell'Inmp - sulle condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari della popolazione è stato effettuato un confronto tra le edizioni 2005 e 2012/2013 per valutare lo stato di salute fisico e mentale percepito della popolazione immigrata in periodo caratterizzato dalla crisi economica globale, che ha colpito in modo particolare le fasce di popolazione più deprivate, tra le quali gli immigrati».

Migliora la prevenzione al femminile ma pochi pap-test e mammografie tra le donne africane
Nel 2013 il ricorso alla prevenzione femminile (pap test e mammografia) è più elevato tra le donne italiane rispetto alle straniere, ma le distanze diminuiscono rispetto al 2005. Per il pap test si è osservato un forte incremento della copertura per le straniere al Nord e al Centro, e un incremento modesto nel Mezzogiorno (inferiore alle italiane). Ne derivano differenze territoriali fra italiane e straniere in generale diminuzione, ma non nel Mezzogiorno, dove invece si ampliano. Debole la prevenzione tra le donne di provenienza africana (il 68,9% proviene da paesi Nord Africani).

Sovrappeso e obesità: in Italia si ingrassa, più esposti i maschi dell’Est
Gli stranieri maschi sono più esposti al rischio di sovrappeso e obesità, soprattutto se provengono dall’Est Europa e di fatto la permanenza in Italia non aiuta, anzi. Secondo i dati dell'Oms ogni anno circa 2,8 milioni di decessi nel mondo sono attribuibili all'obesità e al sovrappeso. Questo fattore di rischio per la salute ha raggiunto complessivamente la prevalenza del 40% nella popolazione italiana, valore analogo a quello che si osserva tra gli immigrati. Secondo le stime Istat disponibili dall'indagine “Condizione e integrazione dei cittadini stranieri” (2011-12), i cittadini stranieri tra i 18 e i 64 anni in sovrappeso sono il 30,9% e il 7,8% è obeso. Le prevalenze sono mediamente più alte tra gli uomini tra i quali sono in sovrappeso/obesi quasi la metà degli stranieri (48,3%), diversamente dalle donne (30,4%).

Prevalenze superiori alla media si osservano soprattutto tra gli uomini dei Paesi dell'Est Europa; tra le donne, prevalenze più alte tra marocchine, indiane, moldave e albanesi. L'avanzare dell'età, soprattutto per le donne, e la permanenza in Italia sembrano fattori associati alla condizione di sovrappeso/obesità tra gli immigrati. La permanenza in Italia determina un rischio superiore specialmente tra gli immigrati più giovani (18-35 anni di età). Il rischio è più elevato tra chi si trova in condizioni socio-economiche più svantaggiate, mentre è più basso per gli stranieri che vivono in famiglia con italiani.

Quel circolo vizioso tra crisi economica, discriminazioni e salute mentale
Con la crisi economica, le discriminazioni nei confronti dei lavoratori stranieri aumentano, e si ricorre più spesso a precariato e lavoro nero. Le conseguenze si pagano in minori tutele e reti di protezione sociale, problemi di salute mentale, ansia e depressione fino a situazioni di isolamento sociale: tra i lavoratori stranieri che riferivano discriminazione sul lavoro si ha infatti una maggiore probabilità di peggior salute mentale percepita di circa il 25% più elevata. E lo stato di salute mentale è influenzato dalla durata della permanenza in Italia: peggiora tra gli immigrati in Italia da almeno 5 anni.

Visite mediche preventive: asiatici penalizzati
L’abitudine di effettuare visite mediche a scopo preventivo è meno diffusa tra gli stranieri. Dall'indagine Istat 201112 emerge che il 10,5% della popolazione straniera residente in età 18-64 anni effettua viste mediche in assenza di disturbi o sintomi (mediamente in un mese), con prevalenza più bassa che fra gli italiani (15%). Prevalenze pressoché doppie tra le donne (13,9%) rispetto agli uomini (6,7%). Scarso accesso per i migranti asiatici: prevalenze mediamente più basse per filippini (8,2%), indiani (6,8%) e cinesi (3,6%). Più prevenzione tra chi ha un titolo di studio più elevato e tra chi vive nelle aree metropolitane del Nord-Est rispetto a quelli che vivono in quelle del Nord-Ovest.

Il nodo vaccini
Nel 2012-2013 la copertura vaccinale anti-*influenzale tra gli immigrati a rischio di complicanze (anziani e individui affetti da determinate patologie croniche) è risultata pari al 16,9%, inferiore rispetto al 40,2% stimato tra i cittadini Italiani. Le differenze
demografiche, socio-economiche e nel livello generale di utilizzo dei servizi sanitari sono alla base del gap per la maggior parte degli immigrati di lunga permanenza (in Italia da 10 o più anni). Al contrario, questa differenza, seppure ridotta, continua ad apparire significativa per gli immigrati recenti e gli immigrati Africani di lunga permanenza. «I risultati suggeriscono - spiega l’analisi - che la copertura vaccinale antiinfluenzale in questi due sottogruppi sia influenzata da altre barriere informali, quali quelle culturali e linguistiche, che dovrebbero essere indagate approfonditamente per promuovere efficaci strategie di accesso alla vaccinazione».

Il cono d’ambra degli immigrati irregolari
Nonostante la parcellizzazione dei dati sui migranti irregolari, appare chiara una maggiore vulnerabilità della salute, sia per la maggiore esposizione a povertà ed esclusione sociale, sia per la ritrosia ad avvicinare i servizi sanitari indotta dal timore legato allo status giuridico delle persone. «Per superare tali ostacoli - spiegano Inmp e Istat - occorrono da un lato l'attivazione di iniziative che possano facilitare l'accesso all'assistenza sanitaria e dall'altro maggiori strumenti di misura epidemiologici. Il nostro Paese offre ampie tutele giuridiche alla salute degli irregolari; tuttavia l'applicazione effettiva di tali diritti non è sempre realmente assicurata in modo omogeneo».


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