Dal governo

Pubblico impiego, accordo fatto per il rinnovo dei contratti: aumento non inferiore a 85 euro medi al mese

di Ro. M.

Accordo fatto fra governo e sindacati sul rinnovo del contratto del pubblico impiego. E' stato firmato dai leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo dopo una trattativa di oltre sette ore con il ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia. L'intesa che sblocca la contrattazione nel pubblico impiego prevede un incremento contrattuale “non inferiore a 85 euro mensili medi”. È quanto si legge nella bozza dell'accordo quadro appena firmato da sindacati e Governo. Resta quindi confermata la formula che già compariva nelle bozze del pomeriggio.

La sigla arriva dopo una no stop a Palazzo Vidoni per chiudere il rinnovo del contratto del pubblico impiego fermo ormai da 7 anni.

«Dopo sette anni #lavoltabuona per i dipendenti pubblici. Riconoscere il merito, scommettere sulla qualità dei servizi #passodopopasso». Così Matteo Renzi, su
twitter, commenta l'intesa raggiunta tra governo e sindacati per il rinnovo del contratto del pubblico impiego.

Il protocollo sui contratti pubblici varrà per tutti i comparti pubblici. Il governo avrebbe quindi accolto la richiesta dei sindacati che chiedevano la modifica delle regole anche per il comparto della scuola.

Sono state ore decisive per le sorti di oltre 3,2 milioni di dipendenti pubblici che hanno visto il loro contratto bloccato da sette anni. L'ultimo rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione risale al 2009.

Queste le principali tappe dalla sentenza della Consulta dello scorso anno che ha rimesso in discussione il tema del rinnovo: - 24 giugno 2015: la Corte Costituzionale stabilisce che il blocco dei contratti del pubblico impiego e' illegittimo e incostituzionale.
- 29 luglio 2015: la sentenza della Consulta entra in vigore.
- 28 novembre 2015: si tiene la manifestazione unitaria a Roma delle categorie di Cgil, Cisl e Uil per chiedere l'avvio della trattativa sul rinnovo.
- 5 aprile 2016: viene siglato l'accordo quadro sulla riduzione dei comparti della P.a. da 11 a 4: restano funzioni centrali, funzioni locali, sanita' e conoscenza (istruzione, ricerca e scuola).
- 26 luglio 2016: primo incontro tra Madia e sindacati. Il governo si impegna all'avvio della trattativa per il rinnovo del contratto entro settembre e alla stesura del Testo Unico del Pubblico Impiego (la delega scade a febbraio) che e' il veicolo normativo per la modifica della legge Brunetta. Partono quindi una serie di confronti tecnici all'Aran.
- 24 novembre 2016: nuovo tavolo a Palazzo Vidoni tra Madia e sindacati. Cgil, Cisl e Uil chiedono a livello economico un aumento non inferiore a 85 euro, cosi' come la specifica che il comparto della scuola rientri nel perimetro dell'accordo. Ragione per cui si chiede il superamento degli atti unilaterali. Ovvero le previsioni della legge Brunetta e della Buona scuola, riportando tutto nella contrattazione. La trattativa si arena sul nodo del salario e del superamento della legge Brunetta e il tavolo viene sospeso.
- 25 novembre 2016: arriva la sentenza della Corte Costituzionale che boccia parzialmente la riforma Madia della pubblica amministrazione complicando la partita dei contratti.


Unione dei consumatori: «Dal 2010 persi 4mila euro lordi pro capite
Il settore ha perso potere d’acquisto negli anni. In termini nominali, calcola l'Unione nazionale dei Consumatori, senza cioè tener conto dell'aumento del costo della vita, la retribuzione lorda è infatti passata, in media, da 34.662 del 2010 a 33.763 del 2015, con una riduzione di 899 euro. Ma considerando l'erosione dovuta all''inflazione (1,5% nel 2010, 2,8% nel 2011, 3% nel 2012 e 1,2% nel 2013, 0,2% nel 2014 e 0,1% nel 2015), allora la perdita in termini reali supera per i consumatori i 4000 euro, attestandosi a 4.049 euro.
I più danneggiati, dice ancora la nota, sono i dipendenti delle amministrazioni locali. Se dal 2010 al 2015 si è passati in termini correnti da 36.205 a 34.854, con una riduzione secca di 1.351 euro, considerando l'andamento dei prezzi la perdita sale a 4.641 euro. Un record. Per le Amministrazioni centrali, invece, la perdita reale, comprensiva dell'impatto inflazionistico di questi anni, arriva a -3.591 a fronte di un -1351 a livello nominale. Ridimensionate di 853 euro procapite inoltre anche le buste paga dei lavoratori degli Enti di previdenza che negli ultimi 5 anni avevano visto passare le retribuzioni lorde procapite da una media di 43.267 nel 2010 a una di 46.346 euro nel 2015 (+3079).
E' dunque evidente, conclude Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori, commentando l'offerta media che il governo ha messo sul tavolo del confronto con i sindacati, «che un incremento medio di 85 euro per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego è insufficiente per far recuperare ai lavoratori quanto hanno realmente perso in questi anni».

Brunetta (Forza Italia): «Fondi della manovra e promesse di Renzi non coincidono»
Critiche da Forza Italia: «Renzi continua a promettere un aumento di 85 euro mensili - dichiara Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia - sui contratti del pubblico impiego. Passa la palla ai sindacati e dice che saranno loro a decidere se chiudere la partita oppure no. Ma le cifre millantante dal presidente del Consiglio non corrispondono ai numeri (e alle disposizioni) presenti all'interno del disegno di legge di bilancio approvato dalla Camera lo scorso lunedi'. La manovra istituisce infatti un fondo unico indistinto, con una serie di finalita' a cui assegnare le risorse stanziate, da dividere in un momento successivo con un decreto del Presidente del consiglio. Per il 2017, sono a disposizione 1.9 miliardi di euro, comprensivi dei 300 milioni stanziati dalla legge di stabilita' 2016, da utilizzare per il rinnovo dei contratti e per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, disponendo altresi', con riferimento specifico alle forze dell'ordine, l'alternativita' tra le risorse per il rinnovo delle carriere e quelle per il bonus 80 euro anche per il 2017. Una vera e propria 'lista della spesa' che non specifica gli importi, mal celando il gioco delle tre carte che il governo continua a portare avanti. Le ultime notizie relative alla trattativa in corso, riferiscono di uno spacchettamento del fondo che stanzia 850 milioni di euro per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, e circa 850-900 milioni per le forze dell'ordine, di cui 480 milioni per la proroga degli 80 euro, 100/170 milioni per le assunzioni e 40 milioni per la Forestale, oltre a 250 milioni per il riordino delle carriere. Numeri che non coprono le esigenze del comparto, ne' tantomeno gli 85 euro promessi, su cui Renzi continua ad insistere. Per coprire la cifra annunciata, occorrerebbero almeno 1.2 miliardi per il solo rinnovo dei contratti. In altre parole: solo bugie da campagna elettorale».


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