Dal governo
Bevere (Agenas): «Ecco le prossime sfide del Programma Esiti»
di Roberto Turno
Il Pne come leva per costruire la Sanità del prossimo futuro. È l’ambizioso obiettivo che ci racconta il direttore generale di Agenas, Francesco Bevere, in questa lunga chiacchierata. Vediamo come e perché. E quali saranno i prossimi step del Programma nazionale esiti. Con una sfida essenziale da vincere: l’organizzazione dei sistemi di cura.
Dottor Bevere, la sfida del Pne per Agenas va avanti e si arric chisce. Ma cos’è a questo punto il Pne?
Il Programma nazionale Esiti rappresenta un sistema dinamico e incrementale di valutazione delle performance del nostro sistema sanitario. Un programma che è andato via via consolidandosi e che ha ormai acquisito un ampio consenso da parte di quanti operano in sanità. Un consenso che deriva dalle modalità, scientificamente solide e ampiamente condivise, adottate per la scelta degli indicatori, per la loro rappresentazione e per l’attenzione costante alla qualità dei dati utilizzati.
Detto questo, qual è il check dello stato di salute del Ssn che ci consegna il Pne?
L’analisi dei risultati ha consentito di verificare lo stato del Ssn nel suo complesso e ha evidenziato la rilevante variabilità nella qualità dell’assistenza che tuttora esiste “tra e dentro” le Regioni. Ma le Sdo 2015 hanno mostrato un ulteriore miglioramento degli indicatori per i maggiori settori assistenziali: ortopedia, ostetricia e ginecologia, cardiologia e cardio-chirurgia, chirurgia generale. E anche la capacità di alcune regioni del Sud di intervenire efficacemente su molte di queste aree, avvicinandosi ai risultati ottenuti da quelle con migliori performance assistenziali.
Come dire: il Ssn “tiene”, nonostante tutto.
In effetti, è possibile affermare che il sistema sanitario italiano ha saputo reggere anche in una situazione di crisi economica permanente, e che è possibile ridurre il gap esistente fra le diverse realtà regionali. Il quadro che emerge, voglio dire, è quello di una sostanziale tenuta del Ssn, che ha saputo mantenere i buoni risultati per la maggior parte dei settori clinici, con miglioramenti aggiuntivi per settori tradizionalmente critici, come le fratture dell’anziano e i parti cesarei.
Cosa è cambiato nell’ultima versione del Pne?
La versione 2016 del Pne è una notevole evoluzione rispetto a quelle precedenti e mette le basi per quelle che saranno le prossime sfide del nostro sistema di valutazione delle performance dei servizi sanitari regionali. Infatti, sono già presenti alcuni dei temi che dovranno essere approfonditi ed estesi nei prossimi anni, dall’allargamento del panel di indicatori, all’ apertura del Pne a rappresentazioni indirizzate ai cittadini, e non solo ai professionisti. Anche se non sono ancora sufficientemente rappresentati livelli assistenziali esterni al contesto ospedaliero. In questo senso, sarà fondamentale la disponibilità sempre maggiore di dati, la loro qualità e la diffusione omogenea sul territorio.
Quali saranno dunque i prossimi step?
I filoni principali saranno tre. Anzitutto l’aumento degli indicatori a copertura di settori clinici non considerati o ad integrazione di aree scarsamente rappresentate. Lo potremo fare anche grazie alla nuova scheda di dimissione ospedaliera per la costruzione di indicatori con una migliore definizione e capacità di analisi.
Il secondo passo in avanti?
Sarà lo sviluppo di indicatori per il monitoraggio e l’analisi del grado di integrazione e di continuità dell’assistenza. L’enfasi crescente che viene data a modelli assistenziali fondati sull’integrazione multidisciplinare e multi-professionale richiede infatti il superamento della logica di assistenza per silos verticali.
Con quale obiettivo?
Con l’obiettivo di assicurare un’assistenza centrata su queste figure. Una delle maggiori sfide del prossimo futuro è pertanto quella di sviluppare indicatori in grado di rappresentare correttamente e di valutare l’effettiva capacità del sistema di assicurare che le diverse componenti assistenziali agiscano sinergicamente e sincronicamente. E che vi sia una reale continuità dell’assistenza nel tempo e fra diversi livelli assistenziali.
Terzo filone?
Lo sviluppo di indicatori per la valutazione dell’assistenza territoriale. Questo settore di attività è in parte contenuto e descritto nei punti precedenti, ma riveste un’importanza strategica specifica poiché, in applicazione a quanto stabilito dalla legge di Stabilità dello scorso anno, si prevede che anche le aziende territoriali debbano essere soggette a monitoraggio per verificare l’eventuale necessità di inserimenti in Piani di riqualificazione ed efficientamento nel caso in cui si manifestino criticità sul piano economico-finanziario o su quello assistenziale.
La trasparenza, l’accesso reale e continuo ai dati per i cittadini è non solo utile, ma indispensabile. E doveroso. In questo senso non è che il Ssn sia tra i primi della classe.
La comunicazione e la trasparenza sono elementi indispensabili e devono diventare fatti “costitutivi” del diritto alla salute. Il piano di sviluppo strategico del Pne, tra l’altro, si inserisce in un quadro più ampio che riguarda la realizzazione del Portale della trasparenza, coordinato dalla Regione Veneto e di cui Agenas è l’ente attuatore. Un quadro che prevede una maggiore capacità di rappresentazione e descrizione dei nostri servizi sanitari, sia per misurarci con il contesto sanitario europeo di maggiore e crescente migrazione dei cittadini europei per motivi sanitari, sia per rendere il più possibile visibile e quindi valutabile cosa è in grado di fare il Ssn, con che grado di qualità ed efficienza vengono assistite le persone. E naturalmente se siano rispettati i principi cardine della nostra sanità: l’equità, la solidarietà e l’universalità delle cure. Con un’attenzione all’informazione destinata alle persone, siano esse affette o meno da malattia.
Propositi impeccabili, ci mancherebbe. Che vedremo alla prova dei fatti, naturalmente. Intanto qual è la carta d’identità vera del Piano nazionale Esiti oggi, e cosa vuole diventare da grande?
Uno strumento di analisi e valutazione a 360 gradi, estendendo le valutazioni ai modelli assistenziali integrati e alla continuità assistenziale, ampliando i confini della valutazione alle attività erogate dal territorio, includendo fra i suoi interlocutori i cittadini. Fornendo, questo è lo spirito, elementi conoscitivi e operativi per la costruzione e la programmazione della sanità del prossimo futuro.
Cosa è cambiato in questi anni per la verifica dei servizi sanitari?
È cambiato l’approccio sostanziale. Con la valutazione non tanto o non solo dei volumi di attività in quanto tali, ma del “come” le prestazioni vengono eseguite. E questo pone l’accento sulla qualità. E sull’organizzazione.
Già, l’organizzazione: un vero problema da Roma in giù...
Nella maggior parte dei casi gli esiti delle cure dipendono dall’organizzazione. Per questo il Pne non guarda tanto all’aspetto scientifico, ma all’efficienza e all’efficacia dell’intervento legato all’organizzazione. Spronando tutti a intervenire sulle proprie criticità.
Direttore, la sostenibilità e le diseguaglianze sono le vere grandi sfide dell’oggi e sempre più del domani per il Ssn. C’è tanto da fare per il sistema.
Sicuramente la recessione non s’è completata e la situazione economica non è brillante, ma non solo in Italia. Il Ssn ha tre grandi obiettivi: tenere il sistema sostenibile, ridurre le diseguaglianze, garantire la qualità delle cure e insieme l’accesso e l’efficienza organizzativa. Io credo che in questi anni, nonostante tutto, abbiamo “tenuto” fortemente rispetto ad altri Paesi europei. E l’Agenas ha cercato di fare la sua parte, grazie agli interventi e al costante rapporto con la ministra Lorenzin e col ministero della Salute. E anche con Anac e con le stesse Regioni.
Sostenibilità significa non sprecare, utilizzare sempre e costantemente al meglio le risorse a disposizione...
Esatto: un sistema per essere sostenibile deve essere in grado di gestire la sua programmazione. E di farlo non annualmente, ma con una capacità di guardare avanti almeno di 8-10 anni. Il Pne vuole, può e, anzi, deve fare la sua parte.
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