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Schillaci: la violenza interessa una donna su tre, sul lavoro il 60% delle aggressioni a operatrici sanitarie

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"Nel mondo la violenza contro le donne interessa una donna su 3" ed è così anche in Italia, dove "i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici" e la pandemia di Covid ha ulteriormente aggravato le dimensioni del fenomeno. Lo ha sottolineato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo alla presentazione di 'Network', Rete interistituzionale contro ogni forma di violenza, oggi al Policlinico Tor Vergata di Roma in occasione della Giornata internazionale della donna. "La violenza contro le donne rappresenta 'un problema di salute di proporzioni globali enormi', come riportato anche dall'Organizzazione mondiale della sanità, e che coinvolge anche i minori, sia quando la subiscono che quando vi assistono", ha premesso il ministro. "Secondo i dati relativi agli accessi in pronto soccorso con diagnosi di violenza, rilevati dal Sistema Emur" per il monitoraggio dell'assistenza in emergenza-urgenza, ha riferito, "negli anni si è registrato un numero crescente di accessi di donne con diagnosi di violenza: da circa 3.300 nel 2014 a oltre 7.600 nel 2019. E in seguito, malgrado l'impatto dell'emergenza pandemica sull'accessibilità ai servizi ospedalieri, compresi quelli di emergenza-urgenza, l'incidenza degli accessi di donne con diagnosi di violenza ha continuato a crescere, passando da 9,1 per 10mila accessi totali nel 2020 e a 9,3 nel 2021". "La pandemia, e le misure adottate per fronteggiarla, hanno determinato un aumento dei casi di violenza - ha rilevato Schillaci - rendendo ancora più urgente l'adozione di un approccio multidisciplinare per contrastare questa emergenza cronica".

Donne colpite anche sul posto di lavoro. "Come emerge dal nuovo dossier Donne dell’Inail - sottolinea ancora Schillaci - che analizza i dati ancora provvisori del biennio 2021-2022, e quelli annuali consolidati del quinquennio 2017-2021, il 3% di tutti gli infortuni femminili avvenuti in occasione di lavoro, e riconosciuti dall’Inail, riguarda aggressioni o violenze e tra le lavoratrici aggredite, oltre il 60% svolge professioni sanitarie e assistenziali. Nell’ambito della sanità, quella degli infermieri è la categoria più colpita ed il 75% delle aggressioni riguarda donne". "Sono veramente preoccupato per quello che sta accadendo - prosegue - e la frequenza crescente di queste aggressioni richiede di essere affrontata tempestivamente". "Dai dati forniti dall’Inail si evince che nel triennio i sono stati denunciati e riconosciuti 4.821 infortuni legati ad episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari e socio-sanitari", ricorda Schillaci ribadendo le iniziative attuate al ministero per fermare gli episodi di violenza contro medici e sanitari. "Purtroppo spesso gli episodi di violenza, ingiustificabili, si legano a criticità del servizio sanitario - riconosce Schillaci - in primis i lunghi tempi di attesa e la carenza di medici e soprattutto infermieri. Siamo consapevoli della necessità di colmare questo gap e di accelerare la riorganizzazione della sanità pubblica che sia meno incentrata sull’ospedale e con una assistenza territoriale più forte. E in questa direzione stiamo lavorando anche attraverso gli investimenti del Pnrr". Per il ministro, "il servizio sanitario italiano, e il senso di umanità ed i valori di solidarietà altruismo sui quali si fonda possono rappresentare un faro da seguire, nella nostra nazione e nel mondo".

E' proprio nell'ambito di questa necessità di contrasto alla violenza sulle donne che rientrano "le attività formative avviate negli ultimi anni dal ministero della Salute, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità - ha ricordato il ministro - rivolte agli operatori sanitari e socio-sanitari, al fine di consentire di intercettare i casi di violenza e, quindi, di attuare un più tempestivo e puntuale servizio alla persona vittima di violenza di genere. Anche la Fnomceo", Federazione nazionale degli Ordini dei medici, "proprio qualche giorno fa ha annunciato l'avvio di un corso di formazione per aiutare i medici a riconoscere i segni della violenza domestica". "Una formazione professionale adeguata, continua e capillare - ha rimarcato Schillaci - costituisce uno degli strumenti fondamentali di prevenzione della violenza in quanto, oltre a favorire l'applicazione di corretti protocolli tecnico-scientifici e comunicativo-relazionali, facilita lo scambio di buone prassi, concorre alla costruzione di reti interdisciplinari, garantisce equità di cura e contribuisce a diffondere la cultura della non violenza". Cultura che è urgente diffondere anche in sanità, ha insistito il ministro. Perché "quando parliamo di violenza sulle donne - ha precisato - non posso non pensare alle tante donne impegnate nelle professioni sanitarie e sociosanitarie che subiscono aggressioni verbali e fisiche".

Il nascente network contro ogni forma di violenza promosso dal Policlinico Tor Vergata, coinvolge due Procure della Regione Lazio, Velletri e Tivoli in sinergia con Asl Roma 6 e Asl Roma 5 ed il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza - Regione Lazio . "L’obiettivo - spiega una nota del Policlinico Tor Vergata - è quello di offrire un’occasione concreta di rafforzamento della comunità, favorendo la collaborazione tra soggetti ed individuando azioni di ampio respiro che possano interpretare le esigenze e le vocazioni del territorio, oltre che sperimentare politiche innovative in campo sociale, culturale e anche ambientale". Il progetto prevede "l’istituzione di un tavolo di lavoro per la condivisione e l'aggiornamento dei protocolli esistenti, il migliorare della formazione professionale e nelle scuole".


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