Dal governo
Incontro Schillaci-Regioni/ Il ministro: tavolo ristretto anche con Agenas, nessuna intenzione di definanziare il Ssn ma salute da ridisegnare. Fedriga: poste le basi per nuovo Patto Salute
di Red. San.
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«Quella di oggi è stata una riunione importante, di condivisione con le Regioni. I problemi della sanità italiana sono ormai abbastanza chiari» e «non c'è alcuna volontà di definanziare la sanità pubblica». Lo ha affermato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, al termine dell'incontro al ministero con le Regioni. «Procederemo ora rapidamente a istituire un tavolo ristretto per affrontare le criticità» della sanità pubblica. Un tavolo di cui faranno parte le Regioni, il ministero e l'Agenas. Le criticità da affrontare sono varie, dalla mancanza di una medicina del territorio, ha rilevato il ministro, alle diseguaglianze tra le regioni alla carenza del personale. I problemi oggi «sono la mancanza di una medicina del territorio, le diseguaglianze tra le Regioni, la carenza del personale soprattutto per alcune figure mediche e la necessità di avere più fondi ma anche di usarli bene, perché deve essere chiaro che il Sistema sanitario nazionale deve essere sostenibile per dare una risposta gratuita a tutti i cittadini come dichiara la nostra Costituzione. Su questo credo dunque - ha aggiunto - che oltre al lato economico sia importante innovare e avere una visione diversa della sanità per renderla più attuale rispetto a quello che ci chiedono oggi i pazienti e l'innovazione tecnologica».
Riguardo al tema del finanziamento del Ssn, Schillaci ha affermato che «l'aumento del Fondo sanitario nazionale è una richiesta che arriva da tutte le parti e devo dire che noi quest'anno abbiamo aumentato il fondo rispetto a quanto era stato deliberato dai governi precedenti. Quindi credo che non ci sia nessun interesse e nessuna voglia di definanziare il Ssn. Credo altrettanto però che sia fondamentale che i fondi aggiuntivi vadano a premiare gli operatori sanitari e su questo ci sarà tutto il mio impegno».
Quanto all'autonomia differenziata, «esiste dal 2001 e già le Regioni hanno di fatto sulla sanità pieno potere operativo, per cui credo sia importante e lo rivendico - ha detto inoltre Schillaci al termine dell'incontro - che il ministero abbia un ruolo di controllo per aiutare le Regioni che sono più in difficoltà e per fare sì che i modelli regionali migliori possano essere esportati in altre Regioni».
Secondo il ministro «in Italia la salute va ridisegnata e va vista a 360 gradi: bisogna fare in modo che i pronto soccorso siano decongestionati, che gli ospedali abbiano un numero di letti adeguato, che finalmente ci sia una medicina del territorio, che ci sia una medicina a distanza, che ci sia un modo diverso di lavoro per i medici di medicina generale e che le farmacie possano avere un ruolo crescente». Nella sanità oggi, ha concluso, «le luci sono gli operatori sanitari e le ombre sono dovute a un sistema che è un po' ingolfato e in cui va superata la diseguaglianza dell'offerta sanitaria pubblica tra regione e regione e tra città e piccoli centri».
Dal lato delle Regioni, l'incontro al vertice si è concluso con l'annuncio del presidente Massimiliano Fedriga che sarebbero state «poste le basi per nuovo Patto Salute». Fedriga spiega che «con spirito di leale collaborazione istituzionale la Conferenza delle Regioni lavora insieme al Governo a un nuovo Patto Salute. Vogliamo insieme, attraverso un tavolo di confronto, dare una nuova programmazione e modernizzare il settore nei prossimi anni. Superata con successo la pandemia, ora va rafforzato il valore universale del sistema sanitario e in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Lavoriamo quindi al rilancio della sanità e al suo potenziamento territoriale. Gli investimenti in salute hanno un impatto positivo sullo sviluppo dell’economia e il Pnrr è un’occasione unica per riorganizzare e modernizzare il nostro sistema sanitario. Ma la scadenza 2026 è un termine che dobbiamo tenere in considerazione nella programmazione e rimodulazione degli interventi, ad esempio quelli relativi all’edilizia sanitaria. Serve un’assistenza integrata tra servizi territoriali, ospedalieri, sociali, digitali, in modo da erogare un'assistenza con sempre migliori tempi di accesso e di qualità delle prestazioni. Per raggiungere questi obiettivi - precisa il leader dei presidenti di Regione - servono maggiori risorse e un investimento sul personale anche con nuove assunzioni. Nella contingenza riconosciamo lo sforzo del Governo, ma proponiamo tempi diversi e una nuova programmazione finanziaria, che sia in linea con la spesa sanitaria dei principali partner europei. I prossimi tre anni del nuovo Patto Salute dovranno servire a dare prospettive e maggior equilibrio ai bilanci sanitari regionali. È inoltre prioritario valorizzare il ruolo del medico e delle professioni sanitarie, introducendo nuovi modelli organizzativi che diano piena e concreta attuazione alla riforma della medicina territoriale. Il problema della carenza del personale sanitario è sempre più centrale e strategico, e il nuovo Patto Salute servirà anche a superare tetti e limitazioni nell’acquisizione di personale, consentendo il superamento delle attuali criticità».
A candidare dopo l'incontro la Regione Toscana per una "conferenza nazionale sulla sanità, per un’analisi della situazione nelle diversi parti d’Italia e per programmare insieme gli interventi necessari in questa delicata fase post pandemica" è il presidente Eugenio Giani. «Durante la pandemia è emersa in maniera chiara la centralità delle questioni sanitarie e quanto importante sia investire sulla sanità pubblica - ricorda -. In tanti hanno ripetuto come, negli investimenti, la sanità dovesse venire prima di ogni altra cosa, ma oggi si ha la percezione invece che la sanità venga relegata a una priorità non corrispondente all’appello che si faceva durante la pandemia». E torma il tema delle risorse: «Chiediamo finanziamenti certi e non solo crediti esigibili come lo sono, ad esempio, i payback - avvisa Giani in un comunicato post incontro con il ministro -: risorse da investire sul personale, per ridurre le liste di attesa sulle prestazioni specialistiche che nei primi mesi dell’anno sono aumentate del 20%, ma anche per popolare di medici e infermieri a sufficienza le settantasette case di comunità che stiamo allestendo con i fondi del Pnrr e gli ospedali di comunità, in modo da farne strutture capaci di rispondere in maniera diffusa alle richieste dei cittadini».
Il presidente della Liguria Giovanni Toti ha riferito dell'istituzione di «un tavolo tecnico con il ministero, con il presidente Fedriga e alcuni altri governatori che lo accompagneranno per cominciare ad analizzare i temi più urgenti, sperando che possano trovare risposte già nella prossima Legge di Stabilità». E quello con il ministro della Salute, ha spiegato, «è stato un incontro proficuo. Alcuni temi sul tavolo sono complessi e non di facile soluzione, altri possono essere risolti rapidamente. Il ministro ha recepito l'esigenza di erogare in tempi stretti alle Regioni i fondi dovuti ma non ancora ristorati per quanto speso durante l'emergenza Covid e per gli enormi aumenti dei costi dell'energia, oltre alla necessità di aumentare il Fondo sanitario nazionale ovvero le spese di salute sul Pil, oggi troppo basse. Dobbiamo poterci muovere rapidamente, con maggiore flessibilità e maggiori risorse, per i medici che producono e lavorano di più. Abbiamo bisogno di ragionare sulle mansioni e trovare personale. Tutte le Regioni hanno evidenziato la necessità di rivedere la medicina territoriale, anche in prospettiva dell'apertura delle Case di comunità e di cambiare tutti i tetti di spesa, che oggi impediscono alla sanità pubblica di performare al meglio con le risorse disponibili. Bisogna intervenire sulle Università per l'apertura del numero chiuso, far fronte alla carenza endemica di alcune professionalità, anche incentivando la vocazione per alcune specialità mediche».
Tranchant infine Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna e presidente del Pd, a margine di un incontro elettorale per le regionali del Molise. «Vengo adesso da una riunione col ministro Schillaci, e con tutti i miei colleghi presidenti, dove abbiamo indicato che avanti così la sanità pubblica non può andare» - ha detto -. Se ci sono delle Regioni con i conti in rosso - ha aggiunto - è un problema nazionale, ma soprattutto è che hanno un'idea molto precisa: stanno tagliando la sanità pubblica. Siamo tornati per la prima volta, dopo anni, al di sotto del 7% nel rapporto tra Pil e spesa pubblica del Paese. Ma il peggio deve ancora venire, l'ho detto al ministro: se non correggete si va al 6,2, tra i peggiori in Europa». Quanto alla situazione specifica dell'Emilia Romagna, «noi siamo risultati primi per i Lea per l'ennesimo anno consecutivo, e la classifica la fa il ministero della Salute, ma anche a casa nostra c'è il problema della sanità pubblica - ha proseguito - . Anche da noi non si trovano più medici, più infermieri, si fa fatica ad avere le risorse per cui alzo il cartellino giallo, perché non diventi rosso, a questa destra che ha un obiettivo preciso: tagliare sul pubblico per favorire la sanità privata».
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