Dal governo
Meloni: al lavoro per garantire diritto alla salute a tutti. Obiettivo è sostenibilità in un quadro complesso. Schillaci: priorità liste d'attesa e operatori sanitari. La richiesta alle Regioni: entro l'anno stop ai gettonisti. Fedriga: Serve un nuovo Patto
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
«Il Governo sta lavorando per garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, siamo su questo assolutamente aperti a qualsiasi tavolo di confronto per studiare quali siano, nelle condizioni in cui siamo chiamati a operare, le modalità per raggiungere quell'obiettivo». Si nasconde nelle pieghe della prima frase che nel suo intervento al Festival "L'Italia delle Regioni" la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dedica al capitolo Sanità, il dramma di una coperta cortissima che secondo parte degli analisti ma anche per una voce trasversale degli stessi governatori rischia di far tracollare il Ssn. A mettere in luce un tema cruciale era stato subito prima il presidente Massimiliano Fedriga, che chiede un nuovo Patto per la salute: «Nessun altro bene collettivo o infrastruttura cui è dedicato il Festival ha valore fondamentale come la salute. I divari non possono essere attribuiti esclusivamente alla capacità amministrativa dei singoli Enti. Occorre grande senso di responsabilità per condividere le necessità e pervenire alla riscrittura di un Patto per la Salute. Occorre investire su una sanità più vicina al cittadino, costruendo le prestazioni sul paziente, incrementando la prevenzione, intervenendo, dunque, sul rafforzamento dell'assistenza domiciliare, della telemedicina e dell'assistenza da remoto».
Una sfida che porta con sé grandi ambizioni ma una dote scarsissima in termini di denari. Per questo il Governo punta alla "manutenzione". «Penso che per ognuno di noi l'obiettivo principale sia la sostenibilità del sistema sanitario, ben sapendo che ci muoviamo in un contesto molto complesso e voi lo conoscere perfino meglio di me», prosegue la premier rivolta ai presidenti. Un contesto «caratterizzato da elementi che rendono questa materia sempre più difficile da affrontare, come l'allungamento della vita media, la diffusione di patologie legate all'invecchiamento e molto costose, l'aumento dell'incidenza di malattie croniche invalidanti e la diffusione di tecnologie mediche sempre più avanzate e costose così come molto costosi sono i farmaci innovativi», ricorda Meloni. Che richiama quindi l'esigenza di «gestire con attenzione e con capacità di coesione e chiaramente parto dal presupposto che un Ssn efficiente ed efficace sia l'obiettivo di tutti. Penso che sarebbe miope concentrare la discussione solamente sull'aumento delle risorse - avverte -: dobbiamo avere un approccio diverso, più profondo, e provare a confrontarci tutti con coraggio, lealtà e verità anche sul come le risorse vengono spese, perché non basta spendere di più per risolvere i problemi se poi ad esempio quelle risorse venissero usate in modo inefficiente. Allora la sfida più difficile da affrontare, tutti insieme, risiede in questo. Sono e siamo pronti a fare questo lavoro molto importante e difficile e sono certa che avremo al nostro fianco avremo le Regioni e le Province autonome», tende la mano la presidente del Consiglio. Per poi ricordare che il definanziamento del Ssn parte da lontano: «Abbiamo appena approvato la Nadef e stiamo scrivendo la legge di Bilancio, ovviamente i margini sono limitati anche per l'eredità che si raccoglie da una politica i cui orizzonte erano troppo brevi e che a volte ha preferito scelte più facili a quelle più ragionate ma non vogliamo rinunciare a occuparci di salute, partendo dal potenziamento delle risorse per il personale sanitario e per abbattere le liste d'attesa. Bisogna lavorare passo dopo passo, cadenzando gli interventi in un orizzonte di legislatura: le priorità sono molte e le risorse sono poche. Le priorità di questa legge di Bilancio sono il sostegno ai redditi, la sanità e le famiglie».
Sulla stessa lunghezza d'onda il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervistato al Festivale delle Regioni dal direttore del Sole-24Ore Fabio Tamburini. «Le liste d'attesa insieme alla valorizzazione degli operatori sanitari che sono tra i migliori al mondo e che abbiamo tanto osannato durante il Covid sono i due target su cui concentrarsi», afferma. «Il Ssn è un patrimonio che va difeso nell'interesse di tutti ed è per questo che stiamo operando, mettendo al centro i malati e cercando di risolvere il problema annoso e odioso delle liste d'attesa. Poi - aggiunge - bisogna premiare economicamente e con dei percorsi di carriera più agili gli operatori del Ssn e soprattutto finalizzare le risorse a far sì che questi operino per ridurre le liste di attesa. Dobbiamo fare in modo che tutte le prestazioni che sono erogate a carico del Ssn, quindi ospedali pubblici e strutture private convenzionate, siano messe in un unico Recup. E sbloccare i fondi che sono stati dati alle Regioni, pari per quest'anno a 380 milioni premiando i medici che lavorano di più, finalizzando l'extra orario per abbattere le liste d'attesa».Per Schillaci bisogna però agire anche dal punto di vista culturale: «Ci sono troppi esami - ha detto - che potrebbero essere evitati e che vanno a ingolfare il sistema: dobbiamo razionalizzare e far fare alle persone gli esami che servono nel momento in cui servono senza lasciare indietro nessuno. Per questo sarà opportuno appena possibile istituire una entità che governi e controlli i tempi delle liste d'attesa Regione per Regione per poter intervenire tempestivamente laddove una determinata prestazione si allunga».E ancora: «Lancio alle Regioni un appello: dopo la stretta con il Decreto Bollette sui medici "gettonisti" - chiede il ministro - facciamo sì che a fine anno il fenomeno finisca. È assurdo che nello stesso ospedale ci siano persone pagate tre volte di più di chi lavora all'interno delle prestazioni pubbliche. Non può esserci una discriminazione tra gli operatori, è inaccettabile. Una volta che chiuderemo con i "gettonisti", e conto moltissimo sulle Regioni per raggiungere questo obiettivo, i medici torneranno nel sistema sanitario pubblico», aggiunge Schillaci. Poi: «Vero che avere dei medici in più ci avrebbe fatto comodo e si sta lavorando per aumentarli ma più che una carenza generale c'è carenza in alcune specializzazioni. Ciò che va fatto è ridare dignità e attrattività a chi lavora nel Ssn, senza farne i "figli di un Dio minore" vessati e pagati meno di altri». Quanto alla carenza di infermieri, «purtroppo mancano in tutta Europa e in tutto il mondo occidentale e adesso abbiamo necessità per riempire le case di comunità e per farle funzionare di prendere infermieri dall'estero: non esiste nessun'altra possibilità ma allo stesso modo dobbiamo rendere più attrattivo il mestiere altrimenti i nostri giovani non si iscriveranno ai corsi di infermiere e continueremo ad avere problemi di personale», afferma ancora Schillaci.Il tutto nel quadro di un Pnrr che è una «straordinaria opportunità da cogliere e lo stiamo facendo», anche se il ministro non risparmia il colpo di fioretto sui 15,6 miliardi (pochi) messi a suo tempo sulla sanità da un Piano nazionale di ripresa e resilienza che pure era nato proprio in seguito a un'emergenza sanitaria come la pandemia. «Vogliamo ribaltare e ammodernare, aggiornare come ha detto giustamente il Presidente della Repubblica Mattarella, il Servizio sanitario nazionale. Per questo non possiamo non proseguire nella linea del Pnrr che viaggia su due grandi capitoli: il primo è quello della medicina territoriale che è mancata durante il Covid e il secondo è quello della digitalizzazione e della telemedicina». Quanto allo sviluppo delle cure sul territorio, «ci stiamo adoperando - assicura Schillaci - e ringrazio le Regioni per il contributo che stanno dando. Accanto alle infrastrutture da creare abbiamo un problema di personale perché non possiamo costruire cattedrali nel deserto e non riempirle, poi stiamo lavorando anche con i medici di medicina generale. Dall'altra parte - prosegue - nel Pnrr abbiamo un capitolo straordinario che è quello delle digitalizzazione e della telemedicina, che rappresenta la vera rivoluzione che stiamo mettendo in campo e lo strumento migliore per superare le tante inaccettabili disuguaglianze che ancora ci sono nel nostro Ssn. Il Fascicolo sanitario elettronico che abbiamo sbloccato di recente dopo un percorso molto complesso - precisa il ministro - darà a tutti la possibilità di avere una sanità più a portata di mano. Ma oltre ad avere più fondi dobbiamo anche cambiare il paradigma: innanzitutto rendendoci conto che mettere soldi sulla sanità è un investimento e non una spesa e poi dobbiamo usare bene i fondi a disposizione».
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