Dal governo

Nuove tariffe Lea, la Conferenza Stato-Regioni decreta lo slittamento al 1° gennaio 2025 malgrado le osservazioni della RGS. Cicchetti: Salvi gli screening neonatali come per la Sma

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

Il decreto cherinvia ulteriormente l’operatività dei tariffari Lea su assistenza specialistica e protesi e ausili è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni. I nuovi nomenclatori entreranno dunque in vigore non già il 1° aprile come stabilito da ultimo (per entrambi) a fine 2023, ma dal 1° gennaio 2025.
Le indicazioni inascoltate della RGS. Una proroga sofferta, a cui il ministro Schillaci è arrivato (v. il decreto allegato) dopo aver valutato una serie di alternative e a cui Governo e Regioni hanno poi proceduto malgrado le indicazioni contenute in una articolata nota (del 26 marzo) giunta dalla Ragioneria Generale dello Stato. Che aveva proposto di “consentire l’entrata in vigore del decreto a far data dal 1 aprile 2024 e di costituire al medesimo tempo un gruppo di lavoro che proceda alla definizione quanto prima delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e della protesica, che necessitano di revisione”. Insomma, la richiesta della Rgs guidata da Biagio Simonetta sarebbe stata intanto di partire e poi di procedere con aggiustamenti in corsa. Anche perché negli anni e fino al 31 dicembre 2023, malgrado le proroghe ripetute, le Regioni hanno incassato - fa i conti la Rgs - oltre 3,4 miliardi di euro per l’aggiornamento di quelle tariffe legate al Dpcm del 12 gennaio 2017 (i “nuovi Lea”), che “in mancanza di provvedimenti attuativi sono stati comunque utilizzati dalla regioni per coprire altre occorrenze della spesa e soprattutto inefficienze/squilibri dei loro servizi sanitari. Forse è questo il principale motivo per la richiesta di proroga da parte regionale”, è l’osservazione. Da cui discende la richiesta al ministero della Salute in occasione del riparto 2024 e successivi di “rendere indisponibili le risorse preordinate all’entrata in vigore delle nuove tariffe e quelle per l’aggiornamento dei Lea, pari a 631 milioni per il 2024 e 781 mln a decorrere dal 2025 fino all’effettivo utilizzo delle risorse per le finalità indicate dalle norme”. Questo per “salvaguardare gli obiettivi assistenziali previsti ed evitare di coprire inefficienze regionali”. La Rgs ribadisce infatti che “i finanziamenti preordinati per l’erogazione dei Lea vanno preservati da altri utilizzi che determinano maggiore spesa pubblica non in linea con la programmazione sanitaria nazionale”.
Fin qui, le bacchettate alle Regioni. Ma la Rgs ne ha anche per la rete delle strutture private accreditate, che hanno lamentato l’impossibilità di operare a fronte di tariffari inadeguati. “Si ricorda a ogni buon fine che le tariffe oggi in vigore sono state adottate con Dm 18/10/2012, basate quindi su valutazioni ormai datate. Non si comprendono pertanto le problematiche legate ad un aggiornamento tariffario basato su dati molto recenti, con aggiornamenti apportati dal ministero della Salute a tutto l’anno 2022, dopo un ampio confronto sia con le regioni, che hanno peraltro espresso intesa sul provvedimento, sia con le associazioni di categoria interessate (sia mediche che degli erogatori di prestazioni”.
E poi la Rgs prosegue: “In merito ai processi di efficientamento dei laboratori analisi, ancora da attuare, al fine di salvaguardare la corretta gestione delle risorse nell’erogazione efficiente delle prestazioni assistenziali, si rammentano le conseguenze previste dalla normativa vigente nell’ambito del sistema premiale sul settore sanitario nelle regioni in ritardo su tale processo”.
In definitiva, secondo la nota della Ragioneria “le differenze nell’erogazione di prestazioni tra le regioni, con l’ulteriore posticipo proposto, consoliderebbero le disparità assistenziali che attualmente si registrano nei territori regionali”. Osservazioni su cui la Conferenza Stato-Regioni del 29 marzo è comunque andata oltre, scegliendo di procrastinare di ben ulteriori 8 mesi l’operatività delle tariffe.

Cicchetti: Lo screening Sma è salvo. «Il rinvio dell’entrata in vigore dei nuovi tariffari non comporta alcun ritardo per l’avvio degli screening neonatali per malattie come la Sma - tiene intanto a precisare in un comunicato ufficiale il direttore generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, Americo Cicchetti -. Il provvedimento è infatti isorisorse, ovvero non prevede maggiori oneri per lo Stato. Dalla legge di bilancio 2019 sono state incrementate le risorse alle Regioni destinate agli screening neonatali. Alcune Regioni hanno da tempo li hanno avviati, altre invece no ed è importante che garantiscano questo servizio. Il ministero della Salute è al fianco dei pazienti e pronto a supportare quelle Regioni che ancora oggi non hanno avviato gli screening pur esistendo la copertura finanziaria».


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