Europa e mondo

«Trasloco» Ema, la guerra tra Milano, Roma e Latina. Rasi: «Decideranno gli Stati membri»

di Ro. M.

È ormai guerra tra Lombardia e Lazio che si candidano entrambe a ospitare la nuova sede dell’Agenzia europea dei medicinali in procinto di lasciare Londra dopo l’esito del referendum sulla Brexit. Le danze di corteggiamento sono iniziate da tempo e i governatori Roberto Maroni e Nicola Zingaretti sono scesi in campo nei giorni scorsi sostenendo di avere tutti i numeri e le carte in regola. Tra i due contendenti, il direttore esecutivo dell’Ema Guido Rasi, si mantiene per il momento equidistante: «Ho letto sulla stampa italiana che è stata avanzata l'ipotesi di candidare come nuova sede dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) anche Roma e Latina, oltre a Milano. La mia posizione rimane invariata: l'Ema al momento opportuno porterà tutti gli elementi utili per la scelta alle istituzioni, ma saranno gli Stati membri a decidere».

Come è noto, dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, l’Ema dovrà traslocare in un'altra delle 27 Nazioni Ue. L'Italia si è candidata nelle scorse settimane con Milano , e Rasi ha già «incontrato il neosindaco Giuseppe Sala», ma anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, in visita a Londra, ha espresso la volontà di mettere in campo un'azione congiunta Regione-Comune per portare a Roma la sede dell'Agenzia europea del farmaco. E lo ha fatto con una proposta-invito contenuta in una lettera indirizzata al sindaco di Roma, Virginia Raggi.

«Come Lei sa nella nostra regione il comparto del farmaceutico e delle scienze della vita - si legge nel testo della lettera - è tra i principali settori produttivi e di sviluppo rappresentando una vera e propria eccellenza in campo internazionale con oltre ventiduemila addetti, trecento imprese, otto miliardi di export, che rappresenta oltre il 38% del sistema Italia. Sarebbe molto importante che le istituzioni migliorino la capacità attrattiva di questo settore valorizzando il ruolo della Capitale del Paese come opportunità di investimento e anche pensando di offrire al contesto internazionale la candidatura di Roma per ospitare l'Agenzia Europea del farmaco Ema».

I concorrenti sfoderano le armi più lucenti ma a fare la differenza saranno anche alcuni parametri «oggettivi», sulla base dei quali verranno valutate le città candidate: dalla capienza alberghiera all'efficienza dei trasporti pubblici, dal livello di sicurezza alla frequenza dei voli dalle altre capitali europee. A questi quattro elementi andranno aggiunte, naturalmente, le valutazioni politiche, e si prenderà anche in considerazione il fatto che il Paese che ospita la città candidata abbia sul proprio territorio altre Agenzia europee di rilievo. L'Italia, per esempio, è già sede dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) di Parma e potrebbe apparire per questo motivo meno candidabile rispetto ad altri Stati membri.

Incerti anche i tempi per la scelta della nuova sede e per il trasferimento dell'Agenzia «non sono ancora prevedibili - dice Rasi - potranno esserlo solo dopo la firma dell'articolo 50 da parte del Regno Unito: da quel momento potremo avanzare delle ipotesi».

Milano dal canto suo già venerdì scorso ha riunito il “Tavolo post-Brexit” a Palazzo Lombardia serrando le file tra rappresentanti delle istituzioni e del sistema economico e industriale per un primo confronto sulle opportunità che si aprono per la città dopo il «sì» degli inglesi all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. L'obiettivo di Milano è quello di riuscire a portare nell'area ex Expo, alcune agenzie Ue che al momento hanno sede a Londra. Prima tra queste appunto l’Ema, ma non solo.

La proposta del Governatore lombardo, Roberto Maroni, contenuta in un documento che sarà analizzato dagli stakeholder e poi sottoscritto lunedì 18 luglio inserisce infatti la candidatura per la sede Ema in un’operazione più complessa. «Fare di Milano e della Lombardia un hub della ricerca e dell'innovazione competitivo a livello mondiale, in cui attrarre start up e investitori internazionali, attraverso 3 iniziative: l'istituzione di una 'free tax area' corrispondente al sito Expo, la collocazione a Milano dell'Agenzia europea per i medicinali e dell'Autorità bancaria europea» Eba.

E Maroni ha già chiesto al Comune di Milano e al Governo di fare squadra. «Chiederò anche al Governo di venire perché dobbiamo costituire una 'cabina di regia' e portare avanti un'azione comune. Solo così possiamo vincere questa grande sfida in Europa», avverte Maroni convinto che ci siano «le condizioni per fare di Milano e della Lombardia le capitali della nuova Europa». Ma per raggiungere questo obiettivo, ribadisce, «occorre il gioco di squadra».

E un punto a favore di Milano lo aveva già segnato il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Mario Melazzini. L'Italia, aveva dichiarato la scorsa settimana «ha tutte le carte in regola per candidarsi ad ospitare l'Agenzia Europea dei Medicinali Ema e «potrebbe consolidare, con l'arrivo dell'Ema, il proprio status di polo europeo delle biotecnologie al servizio della salute». E in quest’ottica, secondo Melazzini, Milano, sarebbe certamente «una candidata credibile e autorevole, dal punto di vista strategico, infrastrutturale e operativo».

Lombardia-Lazio, la battaglia dei primati
Guardando agli ultimi numeri del Report Farmindustria, Milano, Roma e Latina sono le principali province per numero di addetti nella farmaceutica ma la Lombardia con 28mila addetti (di cui 2.900 impegnati in ricerca e sviluppo) e 18mila nell’indotto, è la prima regione farmaceutica e biotech.

E la Lombardia detiene anche il primato degli investimenti in R&S con 400 mln, seguita da Emilia Romagna (300 mln) e Lazio (285), Toscana e Veneto. Per addetti R&S sono le stesse Regioni ad avere il ruolo più importante, con il Lazio al secondo posto.

Latina invece è al top in Italia per valore dell’export farmaceutico con 5,3 mld nel 2015, seguita da Fronsinone (3,3 mld) e Milano (2,8 mld). Il Lazio è infatti la prima Regione sia per incidenza sul totale dell'export manifatturiero (46,9%) sia per valore dell'export (9,1 miliardi, 41,7% del totale farmaceutico), seguito dalla Lombardia con 4,4 miliardi (20,2% del totale).



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