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Covid/ Kluge (Oms Europa), tenere alta la guardia su nuove varianti ma al momento non è la Cina a preoccupare

di Red. San.

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«Nell'ultimo anno, molti paesi della nostra regione hanno notevolmente ridotto la loro capacità di sorveglianza per Covid-19. Nelle prime 5 settimane del 2022, hanno riguardato 1,2 milioni di casi le informazioni sulle varianti presentate come parte dei dati di sorveglianza settimanale all'Oms e all'Ecdc. Ma nelle ultime cinque settimane dell'anno che si è appena concluso il monitoraggio si è ristretto a circa 90.000 casi». Il monito a tenere alta la guardia sul monitoraggio del Covid-19 arriva dal direttore dell'Oms Europa Hans Henri P. Kluge. «Lodiamo i Paesi europei che hanno mantenuto una forte sorveglianza genomica, tra cui Danimarca, Francia, Germania e Regno Unito - aggiunge nell'indicare subito dopo la necessità di intercettare nuove possibili varianti-. In effetti, i dati recenti di alcuni di questi paesi stanno iniziando a indicare la crescente presenza del nuovo virus ricombinante XBB.1.5 che si è già diffuso rapidamente negli Stati Uniti. I casi di questa variante nella nostra regione vengono rilevati in numero piccolo ma crescente e stiamo lavorando per valutarne il potenziale impatto».
L'allerta sulle nuove varianti al momento non include la Cina che pure ha vissuto un exploit di casi: «L'attuale aumento in Cina - ha aggiunto Kluge facendo on line il punto sulla pandemia - non dovrebbe avere un impatto significativo sulla situazione epidemiologica di Covid-19 nella regione europea». Da qui l'invito ai Paesi europei a prendere misure "proporzionate e non discriminatorie" nei confronti dei viaggiatori provenienti dalla Cina. Secondo Kluge, insomma, l'impennata di casi cinesi resterebbe senza conseguenze serie in Europa perché le varianti che circolano sono già presenti nel Vecchio Continente.
Ma dopo tre lunghi anni di emergenza - con molti paesi alle prese con sistemi sanitari sovraccarichi, carenze di medicinali essenziali e una forza lavoro sanitaria esausta - «non possiamo permetterci ulteriori pressioni sui nostri sistemi sanitari», avvisa ancora il capo dell'Oms Europa. «Una tale minaccia potrebbe provenire da una nuova variante di preoccupazione, ovunque e in qualsiasi momento, anche qui in Europa e in Asia centrale. Sulla base delle lezioni apprese, dobbiamo essere in grado di anticipare, rilevare e rispondere in tempo. Questo vale non solo per Sars-CoV-2, ma per qualsiasi minaccia emergente per la salute».
Scienza, sorveglianza, responsabilità: queste le tre parole-chiave in cui Kluge ha scelto di racchiudere il suo messaggio a inizio 2023. «I paesi di tutta Europa e dell'Asia centrale devono raddoppiare i loro sforzi per attuare strategie di comprovata efficacia ed evitare di essere compiacenti. Ciò significa reinvestire urgentemente e impegnarsi nuovamente per una maggiore sorveglianza virologica e genomica, compresa la sorveglianza delle acque reflue, se possibile», ha affermato. E ancora «ciò significa investire e salvaguardare il personale sanitario la cui situazione precaria in molti luoghi potrebbe compromettere l'effettiva erogazione dei servizi sanitari. Ciò significa continuare i cinque stabilizzatori della pandemia che si sono dimostrati così efficaci: aumento della diffusione del vaccino nella popolazione generale; somministrare ulteriori dosi di vaccino ai gruppi prioritari; promuovere l'uso della maschera all'interno e nei trasporti pubblici; ventilazione di spazi affollati e pubblici come scuole, bar e ristoranti, uffici open space e trasporti pubblici; fornire terapie precoci e appropriate ai pazienti a rischio di malattia grave».
Senza contare, è la chiosa, che «come abbiamo visto, queste misure possono anche ridurre l'impatto di altre infezioni respiratorie, in particolare l'influenza, con cui i nostri servizi sanitari stanno lottando in questo momento».



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