Imprese e mercato
Biotecnologie/ Greco (Assobiotec): «Il settore triplicherà nel 2028, abbiamo bisogno di competenze, risorse e regole certe». Urso, strategia per far diventare l'Italia Paese leader agendo su norme e semplificazione
di Barbara Gobbi
24 Esclusivo per Sanità24
«La salute occupa circa il 75% degli utilizzi delle biotecnologie e se il 50% dei farmaci oggi sono biotecnologici, lo saranno ancora di più domani. Quindi se volete avere un futuro nel mondo della salute sicuramente vi troverete ad avere a che fare con le biotecnologie». Parla soprattutto rivolto ai giovani che riempiono l'Auditorium della Conciliazione di Roma Fabrizio Greco, presidente di Assobiotec, l'Associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie che in chiusura della Biotech Week 2023 ha organizzato "Meet the future: le nuove frontiere del biotech". Un evento dove si sono alternati talk dedicati ai temi della formazione, della ricerca, dello sviluppo delle startup, davanti a una platea di oltre 800 persone fra studenti, giovani imprenditori, ricercatori e imprese del settore.
«L'altro settore che sta crescendo molto rapidamente è quello dell'agricoltura - ha proseguito - dobbiamo produrre di più con minor consumo di risorse naturali e da questo punto di vista le biotecnologie ci consentono di ottenere ad esempio colture resistenti alla siccità o a sviluppare produzioni più ampie con minore spazio. Poi c'è l'industria, dove sempre più si potrà produrre con materie prime rinnovabili o di scarto applicando l'economia circolare. Il tutto in un contesto di approccio OneHealth.
«Il settore nel suo complesso - ha dichiarato Greco - triplicherà entro il 2028 ed è un'opportunità davvero importante. Stiamo parlando di un ambito globale su cui sono in prima linea Stati Uniti e Cina e su cui l'Italia deve fare in modo innanzitutto, come sistema Paese, di avere tanti giovani formati affinché possano farsi venire quelle idee che un domani possano diventare qualcosa di concreto per tutti. C'è da fare. Il passo successivo sarà fare ricerca e voglio ricordare che noi investiamo in ricerca appena il 3% del Pil, quindi avremo bisogno anche di partnership pubblico-privato. Dobbiamo potenziare il trasferimento tecnologico, così come ci indica anche il Pnrr, per poi cominciare a fare impresa. C'è bisogno di competenze manageriali ma anche di risorse, servono economie di scala per arrivare sempre più vicino al consumatore o al paziente. Che deve poter accedere, perché solo se giungeranno al destinatario finale queste invenzioni avranno trovato il percorso finale che avevamo in mente. Questo percorso richiede competenze, tempo, risorse economiche e quindi abbiamo bisogno di un contesto di regole chiare e semplici».
Parole che hanno trovato "sponda" nelle parole dell'ospite di punta, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che in un videomessaggio ha fotografato la realtà complessa di un settore definito "strategico" per il Governo e per l'Italia ma ancora "indietro" quanto a numeri rispetto ai big internazionali. Troppi lacci e lacciuoli ci tengono lontani dalle performance dei grandi Paesi del mondo, ha detto in sintesi il ministro: nodi che diversi "tavoli" e un lavoro di squadra mirano a sciogliere. «I numeri dell'Italia sono positivi ma denotano ancora ritardi rispetto ai grandi big mondiali con cui abbiamo il dovere di confrontarci: 751 imprese italiane a fronte delle 1.375 francesi e 1.200 spagnole; investimenti privati ricerca e biotech pari a meno di un quinto di quelli francesi e tedeschi; un mercato di venture capital nel comparto asfittico tanto che valeva appena 177 milioni nel 2021 a fronte di 4,8 miliardi nel Regno Unito e di circa 2 miliardi di Francia e Germania. Siamo ancora molto lontani. Vogliamo che l'Italia diventi Paese leader per le biotecnologie e per realizzare questa visione saranno tre gli ambiti di intervento della strategia che stiamo sviluppando con Assobiotec - ha dichiarato -: competenze, formazione e ricerca. L'obiettivo è portare alla nascita e allo sviluppo di nuove imprese innovative, rendere le soluzioni biotecnologiche accessibili ai cittadini e alle imprese in modo ampio e rapido, creando le condizioni normative ed economiche affinché possano esprimere il loro valore economico e sociale ed essere così riconosciute come un elemento di creazione di sviluppo».
E bisogna, ha proseguito il titolare del Mimit, «accrescere la capacità del sistema-Paese di attrarre gli investimenti in biotecnologie, riconoscendo la necessità tramite semplificazione delle norme e velocità attuativa, di diventare competitivi per l'attrazione di capitali e know-how. Sono sicuro che insieme potremo realizzare quella rivoluzione culturale indispensabile a far fiorire nuove idee e ad aprire nuove strade di crescita improntate alla sostenibilità economica, ambientale e sociale».
La filiera genera un fatturato di 13,6 miliardi di cui il 14% va in ricerca e sviluppo «perché l'innovazione -ha ricordato Urso - non è solo leva di competitività ma è il cuore della vostra attività». E allora «le biotecnologie sono parte essenziale della nuova politica industriale che il Governo ha inaugurato fin dall'inizio della legislatura, restituendo alla Stato il ruolo di stratega». Poi, l'accenno al contesto internazionale drammatico di questi mesi: «Sentiamo il mandato dei cittadini a governare soprattutto in un momento in cui gli equilibri internazionali sono sconvolti, con due guerre alle porte dell'Europa che influenzano la nostra vita per molti aspetti -ha affermato il ministro -. Un quadro geopolitico estremamente difficile che condiziona il nostro sviluppo e le potenzialità delle nostre imprese e dei nostri cittadini. Non tutte le conseguenze del terribile attacco di Hamas a Israele sono prevedibili ma già riscontriamo un aumento del costo dell'energia: il prezzo del gas è schizzato del 30% complice anche l'allarme per il gasdotto sottomarino del Baltico. Diventa allora ancora più importante avere ancora più chiare le azioni da portare avanti in chiave di indipendenza e di autonomia strategica dell'Europa e dell'Italia, specialmente in alcuni settori di cui le biotecnologie fanno parte. In questo primo anno o quasi di governo abbiamo avviato tavoli settoriali per avviare una strategia di politica industriali, come il tavolo dell'automotive, della moda, dell'agroindustria, della chimica e il tavolo farmaceutico-biomedicale inaugurato insieme al ministro Schillaci. Proprio elaborare politiche strategiche e misure focalizzate anche grazie all'approccio collegiale e sinergico tra ministeri, al confronto con l'impresa, il dialogo con i sindacati e le associazioni».
Il tavolo di confronto al Mimit. In particolare le biotecnologie hanno trovato spazio su due tavoli di confronto al Mimit: il farmaceutico e il biomedicale vista la valenza orizzontale del comparto. «Le proposte che Assobiotec ha fatto pervenire sono all'esame degli uffici tecnici, anche in vista della prossima e imminente legge di bilancio», ha annunciato il ministro Urso. Le biotecnologie hanno certamente un ruolo fondamentale nel "Pharma" per gli importanti progressi nella prevenzione, nella diagnosi e nel trattamento delle malattie: la produzione di terapie geniche e cellulari e vaccini è diventata possibile grazie a queste tecnologie, migliorando la qualità e aumentando la speranza di vita. Ma «il contributo delle biotecnologie va ben oltre - ha rilevato Urso - e in considerazione del loro impatto abbiamo pensato di dedicare al settore una specifica strategia che si basa sul confronto continuo anche con la vostra associazione così significativa e rappresentativa. Penso alle ricadute sull'agricoltura di cui siamo industria leader in Europa insieme alla Francia, sulla sicurezza alimentare che è orgoglio del Made in Italy e al supporto per la sostenibilità ambientale dal trattamento delle acque reflue alla produzione di biocarburanti. Secondo le stime Ocse le biotecnologie avranno un peso straordinario nell'economia mondiale: l'80% dei farmaci, il 50% dei prodotti agricoli, il 35% dei prodotti chimici e industriali, incidendo così per il 2,7% del Prodotto interno lordo globale».
«Siamo molto grati al ministro Urso per il suo convinto sostegno al settore biotech - ha dichiarato in chiusura Fabrizio Greco -: oggi per crescere e competere nel panorama internazionale è fondamentale avere una visione condivisa di un ecosistema che favorisca lo sviluppo delle idee innovative e ne consenta la trasformazione in soluzioni per i cittadini. Il percorso a cui il Governo sta lavorando e le dichiarazioni che abbiamo ascoltato sono una risposta importantissima che va in questa direzione. Ci auguriamo dunque che la Strategia nazionale per le biotecnologie possa finalmente rappresentare quella cabina di regia entro la quale far convergere le tante azioni e i diversi attori coinvolti nella creazione dell’eccellenza italiana nell’innovazione biotecnologica».
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