In parlamento

Vaccini a scuola, trattative in corso tra Pd e Forza Italia: fiducia più lontana, forse al voto giovedì

di Barbara Gobbi

Il via libera dell’Aula del Senato al Ddl 2856 di conversione del decreto legge 73, che introduce l’obbligo vaccinale a scuola per bambini e ragazzi tra 0 e 16 anni - e che è in scadenza il 6 agosto - dovrà attendere. Il dibattito serrato di oggi pomeriggio a Palazzo Madama - malgrado siano state respinte le questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni - ha di fatto reso più remota l’ipotesi della fiducia, che pure ieri sera era stata autorizzata dal Governo in Cdm. Al momento, fervono le trattative tra i senatori Pd e i forzisti e - come rileva la relatrice del provvedimento in commissione Igiene e Sanità, Patrizia Manassero - «fino all’ultimo regnerà l’incertezza». Contro l’ipotesi fiducia si sono intanto pronunciati sia il presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani - «Sarebbe un insulto al Paese, si è aperto un dibattito importante e l’Aula deve approfondire» - sia la presidente della XII, Emilia De Biasi. «Auspico - ha spiegato - che dato il tema così delicato, ci sia in Aula un dibattito approfondito e all’insegna della libera espressione, così da arrivare a un consenso il più ampio possibile».
Se si dovesse optare in questo senso, l’Aula si troverebbe a esaminare i circa 300 tra emendamenti e subemendamenti presentati, con probabile voto finale giovedì.
Decisivo sarà anche il lavoro della Commissione Bilancio: mercoledì mattina darà il parere sugli emendamenti, a partire dalle vaccinazioni per operatori sanitari, socio-sanitari e scolastici: non un obbligo in senso stretto - del resto non sono previste sanzioni, come ha rilevato la relatrice alla Bilancio, Magda Zanoni (Pd) - ma una raccomandazione alla regioni di «promuovere» l’adesione alla profilassi vaccinale. Ma, dice l’emendamento, «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Il che non sarebbe possibile, come ha subito rilevato la Ragioneria generale con un secco parere negativo. Una modifica che però in tanti chiedono e che richiederà una nuova formulazione.

Come cambia il decreto. “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, di malattie infettive e di controversie in materia di somministrazione di farmaci”. Questo il nuovo titolo del provvedimento, che ha recepito la differenziazione nell’approccio all’obbligo: il mancato adempimento comporterà infatti per i bambini fino a sei anni l’impossibilità di essere iscritti a nidi e scuole materne, pubblici e privati. Mentre nella fascia d’età successiva, fino ai sedici anni, il non rispetto dell’obbligo comporterà per le famiglie multe variabili da 500 euro e 3.500 euro, in base all’ampiezza e quindi alla gravità della “disubbidienza”.
Rispetto al testo originario del decreto legge, fortemente voluto dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, i vaccini obbligatori per l’obbligo a scuola si riducono da dodici a dieci. Una modifica introdotta in commissione Igiene e Sanità del Senato dalla relatrice Manassero, che durante l’illustrazione in Aula del provvedimento ha motivato la rimodulazione del numero delle profilassi con l’esigenza di accogliere, almeno in parte, le istanze avanzate in sede di audizione. Nel complesso, la nuova legge elenca 14 vaccinazioni. Tra le dieci per cui scatta l’obbligo tout court, compaiono le “tradizionali” anti difterica; anti tetanica; anti epatite B; anti pertosse; anti Haemophilus influenzae tipo b; anti morbillo; anti rosolia; anti-parotite; anti varicella. Per quattro, sempre obbligatorie e gratuite tra zero e sedici anni - e cioè le profilassi contro morbillo, rosolia, parotite e varicella - si prevede la verifica dei livelli di copertura raggiunti, a tre anni dall’entrata in vigore della legge, a cura della commissione nazionale per l’attuazione dei Livelli essenziali di assistenza. Per una o più di queste quattro vaccinazioni, sarà eventualmente il ministero della Salute, con decreto da adottare sentiti il Consiglio superiore di sanità e la Conferenza Stato-Regioni, a disporre l’eventuale cessazione dell’obbligo. Obbligo che nel testo votato dalla XII e dall’Aula viene meno, invece, per anti meningococco B e C, anti pneumococco e anti-rotavirus. Per queste profilassi le Regioni dovranno garantire l’offerta «attiva e gratuita», sulla base delle indicazioni del Calendario vaccinale relativo all’anno di nascita del bambino. Le indicazioni operative arriveranno dal ministero entro 10 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto.
Altra modifica importante, la semplificazione del “passaggio di informazioni” tra scuole e Asl, per la chiamata dei bambini alla vaccinazione. «A decorrere dall’anno scolastico 2019/2020 - si legge nel nuovo articolo 3bis - i dirigenti scolastici delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione ed i responsabili dei servizi educativi per l'infanzia, dei centri di formazione professionale regionale e delle scuole private non paritarie sono tenuti a trasmettere alle aziende sanitarie locali territorialmente competenti, entro il 1° marzo, l'elenco degli iscritti per l'anno scolastico successivo di età compresa tra zero e sedici anni.
2. Le aziende sanitarie locali territorialmente competenti provvedono a restituire, entro il 1° giugno, gli elenchi di cui al comma 1, completandoli con l'indicazione dei soggetti che risultano non in regola con gli obblighi vaccinali, che non ricadono nelle condizioni di esonero, omissione o differimento delle vaccinazioni in relazione a quanto previsto dall'articolo 1, commi 2 e 3, e che non abbiano presentato formale richiesta di vaccinazione all'azienda sanitaria locale competente».


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