In parlamento

Aggiornamento Def: raffica di audizioni tra Mef, Bankitalia,Istat, Corte dei Conti e Upb. Ssn grande assente: sulla salute trattative in corso nel Governo

di Barbara Gobbi

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Il dilemma resta, a guardare la carrellata di audizioni sulla Nota di aggiornamento al Def , che si sono susseguite in mattinata di fronte alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. In cui brillano per assenza, va detto subito, le parole “salute” e “sanità”. Solo un riferimento a trattative in corso: «È avviato un dialogo con le forze di Governo, Pd, Mdp, Alternativa popolare e altri gruppi, volto a definire ipotesi di intervento su investimenti, lavoro, lotta alla povertà e salute», ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in audizione sulla “Nadef”.

Base di partenza, l’integrazione alla “Nota” consegnata da Padoan - su richiesta del presidente della commissione Bilancio del Senato Giorgio Tonini - in cui il titolare del Mef ha fornito «ulteriori dettagli» sui possibili ambiti di intervento della manovra di bilancio 2018-2020. Con la premessa che il Ddl di Bilancio dev’essere ancora approvato dal Consiglio dei ministri. Investimenti pubblici e misure di incentivazione agli investimenti privati in beni strumentali e immateriali e di sostegno alla ricerca scientifica e tecnologica, sono tra gli interventi che dovrebbero sostenere l’innalzamento della crescita del Pil preventivata dal Governo nella Nadef 2017. E ancora: nella prossima manovra - ha precisato Padoan - il Governo ipotizza di stanziare 600 milioni di euro per la coesione sociale, «che comprendono fra le altre misure maggiori risorse per il reddito di inclusione». La tabella allegata al documento portato da Padoan riporta anche lo stanziamento di 2,6 miliardi per le “politiche invariate”. E «tra tali risorse - si precisa nel documento - rientrano quelle da destinare al rinnovo contrattuale del pubblico impiego».
E i tagli? deriverebbero soprattutto dalla leva spending review delle amministrazioni centrali, introdotta dal Dpcm di fine maggio.
Nel complesso, dalla maggiore entità dei risparmi di spesa nel 2018 il Governo attende «un impatto negativo sul Pil di circa un decimo di punto percentuale, nel prossimo anno, e più ridotto nei due anni successivi».
In sintesi, le coperture della prossima manovra arriveranno oltre che dagli spazi di deficit anche da 3,5 miliardi di tagli di spesa, compreso il miliardo l’anno a carico dei ministeri con la nuova spending review, e per 5,1 miliardi da nuove entrate, rappresentate da «misure allo studio che mirano a ridurre l’evasione di alcune imposte, in particolare le indirette».

La Nota di aggiornamento e l’integrazione portata da Padoan nel complesso sono state “vistate” dall’Istat: in audizione, il presidente Giorgio Alleva ha spiegato che «La previsione effettuata con il modello macro-econometrico dell’Istitito, MeMo-it, conferma per il 2017 il quadro previsivo indicato» e quindi le stime del Governo. Un warning particolare è dedicato però all’«elevata propensione all’evasione fiscale e contributiva: in media nel 2012-2014 si osserva un gap di 107,7 miliardi, di cui 97 di mancate entrate tributarie e 10,7 di contributi». Solo dal 2015, su questo fronte, le stime mostrerebbero «qualche segnale di miglioramento».

Per il vice direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, «la significativa riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il Pil nel medio termine è alla nostra portata; lo mostrano tanto le nostre analisi quanto quelle del Governo». Però «avanzi primari più contenuti - ha aggiunto il vice Dg - possono dare benefici temporanei alla crescita, ma di norma si accompagnano a una più lenta riduzione del debito; espongono quindi più a lungo il Paese alla volatilità dei mercati; rischiano di compromettere la crescita futura».

Da Corte dei conti e Upb, i moniti più decisi: alle affermazioni del ministro Padoan secondo cui «la ripresa sta guadagnando in robustezza, l’economia internazionale continuerà a fornire un impulso positivo, ci sarà un ulteriore rafforzamento della crescita già dal terzo trimestre» e «possiamo prevedere un ulteriore e progressivo miglioramento anche dell’occupazione», in un contesto di ripresa che «beneficia anche delle migliori condizioni del credito», il presidente della Corte dei conti, Arturo Martucci ha risposto chiedendo di sfruttare al massimo le chance offerte dalla congiuntura. «Quella che si sta aprendo - ha avvisato Martucci - sarà una fase straordinariamente favorevole per la correzione del debito, nonostante la risalita dei tassi incorporata nelle previsioni». Poi, l’invito a valorizzare la qualità della spesa: «A partire dalla prossima manovra che sarà contenuta nel disegno di legge di Bilancio - ha spiegato Martucci in audizione - occorrerà dare il segnale che si intende procedere con decisione verso più solide condizioni di crescita concentrando gli sforzi per migliorare la qualità della spesa». La Corte auspica, pertanto, che siano portate «a compimento le riforme avviate e affrontando le ragioni della bassa crescita del Pil potenziale in Italia» e sottolinea al riguardo «l'importanza di utilizzare i margini di manovra disponibili, realizzando interventi selettivi e non frammentati, in grado di riparare anche alle distorsioni accumulate durante il periodo della crisi». Ma la Corte mette in guardia anche sugli esiti nefasti del periodo di crisi: «In termini generali - si legge nel testo dell’audizione - le pressioni e l’urgenza generate dalla crisi economica hanno inevitabilmente spinto verso una modifica delle priorità: prima il raggiungimento dei target quantitativi relativi ai saldi di finanza pubblica e poi gli altri obiettivi». Con la conseguenza di un «sacrificio di interi comparti (...) e le difficoltà crescenti nell’offerta dei servizi alla collettività che, in alcuni settori, mostrano una riduzione significativa della qualità delle prestazioni».

Non fa sconti l’Ufficio parlamentare di Bilancio: l’Upb intravede «forti rischi» di deviazione dagli obiettivi di finanza pubblica per il 2017, ma esprime dubbi anche per gli anni successivi. Lo ha detto il presidente Giuseppe Pisauro nel corso della sua audizione: «Il rispetto delle regole di bilancio nell’anno in corso e nel prossimo dipenderà dall’evoluzione, presumibilmente più flessibile, della loro interpretazione a livello Ue. Infatti, applicando rigidamente gli obiettivi richiesti dalla cosiddetta matrice, il rispetto della regola sul saldo strutturale e quella sulla spesa appaiono a forte rischio di deviazione significativa nel 2017. Per il 2018 con un aggiustamento richiesto dello 0,3% strutturale si avrebbe il sostanziale rispetto delle regole in termini annuali, mentre in termini biennali permarrebbero dei rischi di deviazione anche significativa. Infine, il sentiero programmatico del debito in rapporto al Pil, nonostante la riduzione a partire da quest’anno, non sarebbe sufficiente ad assicurare il rispetto della relativa regola numerica entro il 2020», ha spiegato Pisauro. «Il quadro programmatico del Governo - ha detto in sintesi - si attesta su un lato univocamente ottimistico. Pur considerando gli elementi di miglioramento evidenziatisi recentemente nell’economia italiana, il loro carattere strutturale resta da verificare e sembra, dunque, poco prudenziale incorporarne l'impatto nelle ipotesi di crescita di medio periodo».


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