In parlamento

Vaccini, l'emendamento che aggira l'obbligo spariglia i Cinquestelle e scatena le polemiche

di Barbara Gobbi

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24 Esclusivo per Sanità24

L'addio all'obbligo vaccinale a scuola passerà (forse) per il venire meno delle richieste di certificato ai fini dell'ammissione. A prevederlo è il nuovo articolo 7-bis - introdotto dall'emendamento 7.0.1 targato Lega-M5S-Lega (Maria Cristina Cantù, Pierpaolo Sileri e Sonia Fregolent) al disegno di legge 770 all'esame del Senato - che riporta in pista le polemiche sui vaccini. Polemiche puntualmente ravvivate alla vigilia di ogni tornata elettorale (in questo caso il voto europeo di maggio). E pare l'uovo di colombo: con l'entrata in vigore della nuova legge - quella sull'«obbligo flessibile» coniato dalla ministra della Salute Giulia Grillo - le famiglie non saranno più tenute a presentare le certificazioni di avvenuta vaccinazione per vedere ammessi ad asili nido e scuole materne i loro bambini. In pratica, non saranno più controllate. Come dire: l'obbligo si assottiglia, sfuma, svanisce, affidato com'è alla scelta dei genitori.

L'ennesimo tentativo di sbaragliare la legge Lorenzin che nel luglio 2017 aveva reintrodotto l'obbligo per 10 profilassi vaccinali, a partire dall'emergenza morbillo, arriva dopo la finta-boutade del vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini che neanche un mese fa aveva sollecitato la collega di Governo a un decreto che prorogasse almeno quest'anno l'autocertificazione per restare in classe. Allora gli era stato risposto "picche" anche da Lungotevere Ripa. Confidando, appunto, sull'azione parlamentare. Che puntualmente oggi fa il suo corso: Cantù, Sileri e Fregolent sono rispettivamente vicepresidente, presidente e membro della Igiene e Sanità del Senato. Pezzi da novanta, verrebbe da dire. Con la licenza di mandare a casa il cuore della legge in vigore.
Secca la risposta del sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi: ha assicurato che non ci sarà alcun «passo indietro sulla volontà di una legge di buon senso che garantisca il diritto all'istruzione e il diritto alla salute di tutti, con particolare tutela dei bambini immunodepressi che non possono vaccinarsi e che non possono essere messi a rischio».

I Cinquestelle «contro». E la levata di scudi è arrivata anche da colleghi di partito. Parole di pietra sono arrivate a stretto giro da Giorgio Trizzino, membro della commissione Sanità del Senato: «Non sarò mai complice per una morte che potrebbe essere evitata grazie all'utilizzo dei vaccini! Mentre di nuovo un neonato è morto di pertosse, un ennesimo tentativo di stravolgimento del disegno di legge sui vaccini all'esame in Senato, provoca disorientamento e indignazione», ha tuonato il parlamentare M5S. «Mi spiace constatare - ha proseguito - che da parte di autorevoli voci di parlamentari amici e medici, vengano assunte posizioni così in contrasto con indiscutibili indicazioni scientifiche alle quali è solo doveroso attenersi, senza possibili spazi di dissenso. Assurde posizioni ideologiche potrebbero causare morti evitabili e questo la nostra coscienza non può permetterlo. Sono da sempre rispettoso di ogni confronto che si svolga dentro i canoni della democrazia, come è giusto che sia. Ma affermo ancora una volta e con tutta la mia forza che il libero pensiero che anima ogni confronto democratico deve trovare nelle evidenze scientifiche un muro insormontabile». E quanto al superamento dell'obbligo - prosegue il medico e deputato siciliano - non è affatto manifestazione di libertà ma il suo esatto contrario. A queste riflessioni invito gli autori dell'emendamento e più in generale chiunque abbia a cuore la salute pubblica. Con gli strumenti di cui dispongo e forte dei convincimenti esposti, farò di tutto affinché l'emendamento, che cancella l'obbligo della certificazione vaccinali per l'iscrizione e l'ingresso nelle scuole venga ritirato. Mi batterò perché venga contrastato qualunque altro atto contrario alla logica dell'evidenza e nocivo alla salute dei bambini». Quella di Trizzino non è, in Parlamento, la classica "voce nel deserto": Pieno appoggio è arrivato da Elena Fattori: «L'Organizzazione mondiale della Sanità - ha affermato - ha incluso l'esitazione vaccinale tra i pericoli per la salute mondiale del 2019 e nel nostro Paese si piangono ancora morti per malattie che non dovrebbero essere più in circolazione. Per questo occorre dare messaggi univoci e chiari e fondati sulle ragioni della medicina e della scienza. La salute dei bimbi e soprattutto dei più deboli non può essere sacrificata a logiche di equilibri politici e ad ambizioni elettorali».

Il no dei medici. Inevitabile la reazione dei medici, da sempre schierati prima per il ripristino e poi per il mantenimento dell'obbligo. La Federazione nazionale Fnomceo esprime «preoccupazione» attraverso il presidente Filippo Anelli. «Non so - commenta - se qualcuno potrà mai prendersi la responsabilità di causare un aumento del numero di morti per morbillo in Italia eliminando totalmente l'obbligo vaccinale. E l'emendamento Lega-M5S per l'eliminazione dell'obbligo delle certificazioni preoccupa fortemente perché potrà portare ad un peggioramento dei livelli vaccinali attuali».

Le Regioni pro vaccini. «Nel Lazio rimarrà l’obbligo di certificazione vaccinale per l’ingresso alle scuole di infanzia e gli asili. Non si può arretrare sulla tutela della salute nei più piccoli. L’emendamento Lega-5Stelle è un grave errore che rischia di compromettere i risultati raggiunti e di disorientare le famiglie. Lo dico da assessore del Lazio Regione leader in Italia nella copertura vaccinale nei bimbi da 0-24 mesi. Su questo tema abbiamo bisogno di una tregua e non di mettere in discussione ogni volta gli importanti risultati raggiunti. Comunque sin da ora dichiaro che nel Lazio, emendamento o non emendamento, l’obbligo si manterrà». Così l'assessore del Lazio Alessio D'Amato garantisce che nulla cambierà. E sulla stessa lunghezza d'onda è il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli.

L'allarme della Fondazione Gimbe. Già il 21 marzo scorso la Fondazione Gimbe aveva chiesto a tutte le forze politiche di interrompere il dibattito sulla rimodulazione dell’obbligo vaccinale, visti i risultati del suo report indipendente “Vaccinazioni in età pediatrica: impatto dell’obbligo sulle coperture vaccinali in Italia”. Analizzando i dati ufficiali del ministero della Salute, Gimbe aveva rilevato gli effetti post legge Lorenzin. In sintesi:
• un netto incremento delle coperture vaccinali: in particolare nella coorte 2014 l’incremento medio è del 2,21% per i vaccini dell’esavalente , del 7,3% per quelli del trivalente e del 7,95% per la varicella;
• se la copertura nazionale risulta ≥95% per i vaccini dell’esavalente, poco al di sotto del 95% per quelli del trivalente e ben al di sotto del 60% per l’anti-varicella, analizzando le coperture delle singole Regioni emerge un quadro molto eterogeneo: infatti la copertura vaccinale media tra le Regioni varia dall’89,2% al 98,4% per l’esavalente, dall’82,2% al 97,5% per il trivalente e dal 3,4% al 91,7% per la varicella;
•non sono ancora disponibili evidenze sul mantenimento delle coperture massime, ove raggiunte.
«Considerato che il report Gimbe è stato inviato individualmente a tutti i parlamentari – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – questo emendamento non può che avere finalità esclusivamente politiche e ignora consapevolmente evidenze scientifiche e dati di copertura vaccinale, subordinando la tutela della salute pubblica a compromessi politici e accordi pre-elettorali. Se è obiettivo della discussione parlamentare – puntualizza il Cartabellotta – pervenire a una politica vaccinale scientificamente valida e socialmente responsabile, bisogna innanzitutto abbandonare l’idea dell’obbligo flessibile: mancano infatti le condizioni per attuare l’obbligo solo dove si verifichino significativi scostamenti dagli obiettivi del Piano nazionale di prevenzione vaccinale». Infatti, se da un lato l’obbligo ha funzionato e le coperture vaccinali non sono ancora ottimali in tutte le Regioni, né stabilizzate in quelle che le hanno raggiunte, dall’altro la brusca transizione ad un modello basato su raccomandazione e persuasione richiede investimenti massivi (e tempi medio-lunghi) di implementazione per informazione e formazione, messa a punto di sanzioni severe per chi diffonde messaggi no-vax e anagrafi vaccinali accurate che permettano di conoscere lo stato di copertura in tempo reale.
«Ecco perché – conclude Cartabellotta – come organizzazione indipendente che da anni si batte per la tutela della salute pubblica e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale tramite l’integrazione delle migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni professionali, manageriali e politiche, non possiamo che rinnovare l’invito alla politica a non strumentalizzare norme e leggi che tutelano la salute delle persone, ignorando opportunisticamente evidenze scientifiche e dati epidemiologici».


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