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Ddl Bilancio/ Manovra da 40 miliardi all'insegna del Covid. Il Fsn arriva a 121,37 mld. Contratti «fast» per la campagna vaccini. Anelli (Fnom): «La coperta resta corta, la vaccinazione va fatta in sicurezza»

di B. Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

Con il via libera della commissione Bilancio della Camera arrivato nella tarda serata del 20 dicembre la manovra accelera sostanzialmente il suo iter, complice l'emergenza pandemica che abbrevia tutto il percorso con il via dell'esame a Montecitorio atteso per martedì 22 dicembre dove è attesa l'apposizione della questione di fiducia da parte del Governo, mentre il voto finale in prima lettura è previsto prima di Natale. Il testo passerà poi al Senato per l'approvazione definitiva prima di Capodanno.
Tra le novità per la parte sanitaria, l'aumento del Fabbisogno nazionale (Fsn) che arriva a 121.370,1 milioni di euro, anche per l’attuazione di quanto previsto dagli articoli da 73 a 76, per specifiche norme riguardanti, rispettivamente, le indennità di esclusività per la dirigenza medica (art. 73) e per la specificità infermieristica (art. 74), il finanziamento anche per il 2021 dei test antigenici rapidi presso Mmg e Pls per decongestionare i canali per la diagnosi della positività al virus Sars-CoV-2 (art. 75) e l’ulteriore aumento del numero dei contratti per i medici specializzandi (art. 76), al netto dell’importo di cui all’articolo 81, trasferito al ministero della salute in virtù della rimodulazione dei tetti della spesa farmaceutica.
A sottolineare una della norme principali ma anche più dibattute è stato a caldo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri: «Tra le novità introdotte dagli emendamenti - ha detto - ci sono le risorse per l'attuazione del piano di vaccinazioni anti Covid: 650 milioni per assumere 3.000 medici e 12.000 infermieri per effettuare la più grande campagna vaccinale di tutti i tempi, a cui potranno partecipare anche i medici specializzandi fin dal primo anno».
Tra le misure "strutturali" spicca inceve l'indennità - pari a 100 milioni di euro da riconoscere nell'ambito della contrattazione collettiva con decorrenza dal 1° gennaio 2021 quale parte del trattamento economico fondamentale - di «tutela del malato e promozione della salute». La prevede l'articolo 74-bis per i dipendenti del Ssn appartenenti alle professioni sanitarie della riabilitazione, della prevenzione, tecnico-sanitarie e di ostetrica, alla professione di assistente sociale nonché agli operatori sociosanitari, «al fine di valorizzare l'apporto delle competenze e dello specifico ruolo», nell'ambito della contrattazione collettiva nazionale del triennio 2019-2021.Alla misura si provvederà a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato.
Ma se le professioni sanitarie plaudono a questo riconoscimento professionale, dalla Fnmceo -così come dagli specializzandi - arriva la bocciatura di una manovra considerata «insufficiente per l’approccio verso la professione medica e la sanità in genere. E con aspetti potenzialmente rischiosi per la salute pubblica». Questo il giudizio del presidente Fnomceo Filippo Anelli, che si unisce alla richiesta di Roberto Speranza per più risorse: «Ci aspettavamo molto di più - spiega il presidente Fnom - visto l’impegno del ministro della Salute, sin qui condiviso anche dal Governo, a considerare la sanità e il suo capitale umano come un terreno di investimento, e non come un costo. Apprezziamo lo sforzo del ministro e siamo, senza se e senza ma, al suo fianco nel chiedere maggiori risorse per la sanità. Non possono essere poche decine di milioni a valorizzare un impegno così importante da parte dei medici che, insieme agli altri professionisti sanitari, hanno tenuto e stanno tenendo in piedi, in questi mesi terribili, il Ssn. Sono 264, ad oggi, i medici che hanno perso la vita. Più di 85mila gli operatori sanitari contagiati, dall’inizio dell’epidemia». A preoccupare i medici sono anche le norme sulle vaccinazioni anti-Covid, che prevedono l'assunzione per 9 mesi di 12mila tra medici e infermieri. «Ribadiamo la piena disponibilità dei Medici e degli Odontoiatri italiani a vaccinare: nelle Asl, negli ospedali, nei loro ambulatori, e in tutte le altre strutture autorizzate – afferma ancora Anelli -. Questo permetterà una distribuzione capillare e sicura del vaccino in ambiente protetto. Ricordiamo che la somministrazione di ogni vaccino richiede la presenza di un medico, cui compete l’anamnesi e la gestione di eventuali eventi avversi. E la richiede tanto più il vaccino anti-Covid, del quale, essendo di nuova autorizzazione, non possiamo ancora prevedere con precisione tutti gli effetti collaterali e reazioni avverse. Come per ogni nuovo farmaco, è necessario uno stretto monitoraggio a livello collettivo e individuale. Va garantita la somministrazione da parte di professionisti preparati, adeguatamente formati, e in luoghi sicuri e autorizzati dalle autorità competenti, quali sono, ad esempio, gli studi medici e odontoiatrici, al fine di individuare con precisione le responsabilità e assicurare le competenze. La vaccinazione è un’attività professionale a tutti gli effetti – conclude Anelli -. Non possiamo chiamare i medici specializzandi, che sono, appunto, medici, ad effettuarla gratuitamente, "ripagandoli" in crediti formativi. Sarebbe un doppio errore: perché non si riconoscerebbe il valore della prestazione professionale; e perché si farebbe passare per attività formativa quella che è un’attività assistenziale».


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