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De Polis (Ivass), spesa sanitaria pubblica e privata a 168 mld nel 2021, con esborso famiglie al 22%. Non autosufficienza al 2,8% del Pil nel 2070, coinvolgere più le compagnie e fissare standard qualità

di Radiocor Plus

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24 Esclusivo per Sanità24

Complessivamente nel 2021 l’intera spesa sanitaria pubblica e privata italiana ammontava a 168 miliardi, pari al 9,5% del Pil. Fino al 2019 la spesa sanitaria pubblica in relazione al Pil presenta un andamento costante nel tempo in relazione, oscillando intorno al 6,5%, mentre nel 2020 si assiste a un incremento anche in conseguenza della pandemia, con un valore pari a 123 miliardi, pari al 7,5% rispetto al Pil. Nel 2021 la spesa si è assestata a 127 miliardi, con un rapporto rispetto al Pil in calo al 7,1%. A fare il punto è la relazione presentata dal Segretario generale dell’Istituto per la Vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) Stefano De Polis durante l'audizione in commissione Affari sociali del Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e di assistenza sanitaria. Oltre alla spesa pubblica - ha ricordato De Polis - va considerata anche la spesa sanitaria privata, composta da 4,5 miliardi di spesa sanitaria intermediata da fondi, mutue e imprese di assicurazione e da 36 miliardi di spesa diretta delle famiglie (out-of-pocket). La spesa diretta delle famiglie è "particolarmente elevata in Italia", si legge nella Relazione, pari al 22% del totale. Complessivamente, nel 2021 l’intera spesa sanitaria pubblica e privata italiana ammontava a 168 miliardi, pari al 9,5% del Pil.
Dalle proiezioni della Ragioneria dello Stato emerge inoltre che il rapporto fra spesa a carico dello Stato per la presa in carico degli anziani (Long Term Care) e Pil passerà dall’1,9% del 2020 al 2,8% del 2070. A queste spese vanno sommate quelle sostenute direttamente dalle famiglie, che nel 2021 sono state stimate pari a 23 miliardi, sommando i costi dei soggiorni nelle Rsa, dell’assistenza domiciliare da parte dei familiari o dei caregiver professionali. Per far fronte ai bisogni presenti e futuri delle persone anziane non autosufficienti può essere opportuno coinvolgere maggiormente il settore assicurativo». Così il Segretario generale dell'Istituto per la Vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) Stefano De Polis nella Relazione presentata in audizione alla commissione Affari sociali del Senato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle forme integrative di previdenza e di assistenza sanitaria. Le polizze Long Term Care - si legge nella Relazione - sono ancora poco diffuse nel nostro Paese. Questi contratti, in presenza di un’ampia platea di assicurati, a fronte di premi pagati durante la vita lavorativa sono in grado di garantire l’erogazione di una rendita assicurativa o la prestazione di servizi socio/sanitari a favore dei soggetti non autosufficienti. Per lo sviluppo del comparto Long Term Care "sarebbe utile pervenire a una definizione condivisa e unica di non autosufficienza o di parziale non autosufficienza" e "se la prestazione assicurativa consiste nell’erogazione diretta di servizi assistenziali e sanitari è importante poi stabilire adeguati e verificabili standard di qualità", si legge nella Relazione di De Polis. Le proposte: nuove modalità di cooperazione pubblico-privato, una rimodulazione delle agevolazioni fiscali e "l’auspicabile coinvolgimento del terzo settore". Elementi che secondo De Polis "possono portare a definire prestazioni assicurative economicamente sostenibili e attraenti per platee di fruitori sempre più ampie e, circostanza da non sottovalutare, attente alla qualità dei servizi e delle relazioni umane".


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