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Payback dispositivi medici/ Nel Dl Enti proposto slittamento al 31 luglio. Freni (Mef): impegno per nuova disciplina a salvaguardia di imprese e Regioni

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Slittamento dal 30 giugno al 31 luglio 2023 dei versamenti delle somme dovute per il payback a carico delle aziende produttrici di dispositivi medici (1.085 milioni di euro, ovvero la metà dello sforamento complessivo) e possibilità di rivedere la gestione della spesa dei dispositivi medici entro il 2026 che consideri le evoluzioni tecnologiche e le innovazioni nel settore. Lo prevedono due emendamenti al Dl Enti proposti dai relatori. La nuova disciplina, prevede l'emendamento, "dovrà promuovere l'attuazione del programma di Health technology assessment (Hta) e nel rispetto degli equilibri programmati di finanza pubblica e in coerenza con il livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale".
Intanto nel rispondere un'interpellanza alla Camera il sottosegretario al Mef Federico Freni ha ribadito l'impegno del Governo per superare la questione. «L'obiettivo non è quello di evitare il contenzioso. L'obiettivo non è quello di comprimere la risposta giurisdizionale delle imprese e, quindi, non è quello, implicitamente, di limitare le prerogative previste comunque dall'articolo 24 della Costituzione. L'obiettivo - ha affermato Freni - è quello di garantire a tutte le imprese che operano in questo settore l'ossigeno di cui hanno bisogno, bilanciando, tuttavia, questa necessità con la salvaguardia dei bilanci regionali, il cui disavanzo sarebbe comunque a carico dello Stato». Freni ha ricordato che «questo è il primo Governo che ha stanziato concretamente oltre un miliardo di euro - anzi, quasi un miliardo e 200 milioni di euro - per contribuire in modo concreto, proprio perché ha interesse nei confronti del Paese reale, alla soluzione del problema del payback sanitario che, come correttamente l'onorevole interpellante ha riportato, risale al decreto-legge n. 78 del 2015. Questo Governo, come detto, è il primo che, con il decreto n. 34 del 2023, ha potuto stanziare, ripeto, quasi un miliardo e 200 milioni per contribuire al contenimento dello sforzo economico chiesto alle amministrazioni regionali e conseguentemente per alleggerire gli oneri su tutte le imprese coinvolte nel payback sanitario».
In quest'ottica, lo scorso 14 giugno - ha ricordato il sottosegretario - si è svolto al Mef alla presenza degli esponenti del ministero della Salute e dei rappresentanti di ABI e SACE, un tavolo in occasione del quale «i relatori del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 51 del 2023 hanno depositato una proposta emendativa di carattere programmatico. Come correttamente detto, nelle more della definizione di una nuova disciplina per la gestione della spesa per i dispositivi medici - quindi, il Governo si impegna a elaborare una nuova disciplina per la gestione dei payback dei dispositivi medici - e nelle more dell'adozione di tale disciplina, che coinvolge, ovviamente, ambiti anche contabili di competenza regionale e che, quindi, dovrà essere emanata di concerto con tutte le regioni interessate, detta proposta emendativa prevede un tavolo di concertazione e la possibilità di modificare la disciplina vigente, di concerto con l'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e d'intesa con la Conferenza-Stato regioni, le singole regioni e i ministeri interessati, proprio nell'ottica di garantire alle imprese quell'ossigeno di cui hanno bisogno».
Poi, la tabella di marcia: «Sempre nella stessa ottica, la proposta emendativa presentata che verrà posta in votazione nella giornata di lunedì nelle Commissioni congiunte I e V - ha annunciato Freni - prevede la proroga dal 30 giugno al 31 luglio del termine per effettuare il versamento alle Regioni da parte delle aziende fornitrici. Ribadisco, da ultimo, che il Governo, anche - direi soprattutto - coinvolgendo le amministrazioni regionali, prime beneficiarie dell'importo versato dalle imprese produttrici di questo settore, intende proseguire con fermezza nel processo di revisione della disciplina del payback sanitario. Ribadisco che si tratta di un processo di revisione di una normativa che questo Governo ha ereditato, di un processo di revisione di una normativa che questo Governo non condivide e di un processo di revisione di una normativa estremamente onerosa per le casse dello Stato e per cui, per la prima volta, questo Governo ha stanziato somme a supporto».


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