In parlamento

Schillaci: governance Ssn da attuare con un nuovo Piano sanitario nazionale. Poi: l’autonomia differenziata non mette in discussione il diritto alla salute

di B. Gob.

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24 Esclusivo per Sanità24

L’annuncio ufficiale di un prossimo Piano sanitario nazionale come “strumento di governance condivisa con le Regioni”, basato sulla valutazione dei fabbisogni grazie a dati interoperabili, e il placet all’autonomia differenziata del collega Calderoli. Il ministro Schillaci in risposta al Question Time in Senato ha segnato due importanti pietre miliari nel suo mandato, non risparmiando bordate all’opposizione sul definanziamento degli anni scorsi in sanità, fatta eccezione per l’emergenza pandemica, e sul mancato rispetto dei Lea così come sulla disattenzione nei confronti del personale sanitario. Per cui, ha ribadito, «siamo impegnati a superare il tetto di spesa».
Il Piano sanitario nazionale come superamento del Patto per la salute. «Il ministero della Salute è impegnato in via prioritaria a restituire ai cittadini un equo accesso alle cure e una uniforme fruizione in tutto il territorio nazionale dei Lea da parte di tutti i cittadini della nazione, cosa che negli anni passati non è sempre stata pienamente garantita - ha premesso Schillaci - . Questo obiettivo strategico viene conseguito rinforzando il nostro sistema dal punto di vista della dotazione finanziaria ma anche dal punto di vista del rapporto tra Stato e Regioni. Per questo adotteremo un modello di programmazione sanitaria - ha precisato - centrato sullo strumento del Piano sanitario nazionale che testimonia la volontà di passare da una governance pattizia - e in questo caso lo stumento è stato il Patto per la salute - a una reale governance condivisa in cui Stato e Regioni si prendono responsabilità davvero condivise verso tutti i cittadini».
Il Piano sanitario nazionale - su cui rumors prevederebbero un arco temporale a fine 2025 per la piena approvazione - «non è un esercizio di stile e intende segnare un cambio di passo nelle relazioni tra livello centrale e regionale», ha voluto sottolineare Schillaci e il cambiamento «è reso possibile anche dalla capacità di utilizzare dati sempre più integrabili grazie all’investimento tecnologico dell’ecosistema dei dati sanitari. Questo permetterà di comprendere il bisogno di salute con un modello nazionale di classificazione e stratificazione dei bisogni, un relativo fabbisogno finanziario e di valutare le reali performance dei sistemi regionali potendo così garantire il rispetto dei Lea».
Autonomia differenziata “rema a favore” delle Regioni. Nella visione di Schillaci «l’autonomia differenziata non mette in discussione l’unitarietà del diritto alla tutela della salute così come declinato attraverso i Livelli essenziali di assistenza ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione di servizi sanitari nel rispetto dei Lea, secondo le condizioni previste dall’articolo 116 della Costituzione». Poi, i tecnicismi: «Secondo quanto prevede l’articolo 1 dello schema di disegno di legge in materia di autonomia differenziata nella versione del 2 febbraio 2023 - ha proseguito - i Lea in sanità costituiscono una soglia costituzionalmente necessaria e il nucleo invalicabile per rendere effettivi tali diritti e per erogare le prestazioni sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari tra Stato e autonomie territoriali e per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni inerenti i diritti civili e sociali». Schillaci ha aggiunto che il ministero della Salute «è pienamente impegnato sia nell’implementazione e nell’aggiornamento delle prestazioni incluse nei Lea, sia nell’aggiornamento dei relativi strumenti di governance».


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