Lavoro e professione

Regolamento standard, Rossi (Omceo Milano) scrive a Lorenzin: «Cure palliative a rischio»

Il presidente dell'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Milano, Roberto Carlo Rossi, ha inviato una lettera al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dove si esprime grande preoccupazione per l'assenza, nel Dm 70/2015 sui nuovi standard ospedalieri, delle cure palliative tra i servizi che devono essere garantiti in ospedale. Se il servizio diventa discrezionale, soprattutto in tempi di contenimento dei costi da parte delle strutture ospedaliere - è la preoccupazione dell'Ordine - si rischia di mettere in discussione il principio della continuità assistenziale così come previsto dalla legge 38/2010 e dalle successive modalità attuative, che ha portato l'Italia a dotarsi di una rete nazionale per le cure palliative e per la terapia del dolore, indicata anche come modello nel corso del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.

Ogni giorno mille pazienti lombardi in cura
A Milano e Provincia - ricorda l'Omceo Milano - sono più di mille le persone che in media ogni giorno beneficiano dei trattamenti palliativi, ovvero di quelle prestazioni finalizzate al controllo e, se possibile, all'eliminazione del dolore, quando non sia possibile eliminare le patologie che lo generano, che assicurano l'appropriatezza delle cure in tutti i diversi momenti e luoghi dove vengono prestate: dall'ospedale con gli ambulatori e le consulenze intraospedaliere, fino al domicilio del paziente e agli hospice (ospedalieri e territoriali). In particolare, le cure palliative effettuate nelle aziende ospedaliere e negli Irccs di Milano e Provincia costituiscono un importante anello di congiunzione che non può venire a mancare, anche se purtroppo risulta ancora difficile il conteggio delle prestazioni intraospedaliere effettuate in regime ambulatoriale e consulenziale per assenza di specifica e univoca codifica.

La rete per le cure palliative - prosegue l'Omceo Milano - potrebbe essere messa a rischio proprio nella città dove esse sono nate in Italia, alla fine degli anni ’70. La “dimenticanza” ministeriale apre un varco a un rischio reale: che oltre 15mila nuovi malati inguaribili e i loro famigliari della “Milano metropolitana” non possano più ricevere o vedano ridursi ogni anno l'adeguata assistenza specialistica garantita in larga parte proprio da équipe ospedaliere. Nella Provincia di Milano sono 9 le aziende ospedaliere e gli Istituti di ricerca a carattere scientifico, pubblici e privati, che potrebbero dover ridurre o cancellare l'attività delle loro équipe specialistiche di cure palliative, create in oltre 10 anni di attività in applicazione dell'innovativa programmazione regionale della Lombardia che aveva anticipato quanto sancito nel 2010 dalla legge 38. Oltre all'attività di palliazione intraospedaliera (ambulatori e consulenze) potrebbe essere progressivamente smantellata l'assistenza specialistica territoriale di cure palliative che porta gratuitamente le equipe ospedaliere, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, a casa dei malati, in stretta integrazione con il medico od il pediatra di famiglia e con i volontari delle numerose associazioni. Ciò con buona pace degli importanti e positivi risultati del Progetto regionale pluriennale di “Ospedalizzazione domiciliare di Cure palliativa”, avviato nel 2008 e conclusosi nel 2013. Inoltre non è chiaro che cosa ne sarà dei 7 Hospice Ospedalieri che con i loro circa 100 posti letto offrono da anni un elevato standard assistenziale e di umanizzazione ai malati in fase evolutiva a causa di una patologia inguaribile che non possono essere assistiti a casa. Il presidente di Omceo Milano, in conclusione, auspica «una soluzione che possa emendare questa criticità, andando verso l'esplicita inclusione delle cure palliative nei suddetti standard ospedalieri, valorizzandone tutti gli specifici setting di cura».


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